Cap. XIV - LE CAVERNE DEI TROLL parte 2

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"Anche senza poter distinguere alcunché in quella totale oscurità la veggente sapeva che il complesso sotterraneo dove si trovava si estendeva per chilometri e le voci che le giungevano distorte la convinsero che non fosse sola laggiù. Ben presto una fioca luce filtrò dalla base di un ammasso di detriti attraverso una crepa di medie dimensioni: era una vecchia lanterna malconcia sorretta da una bambina tra gli undici e i dodici anni con abiti laceri e sporchi e una rossa chioma scarmigliata. La seguivano, in fila indiana, altri quattro bambini poco più giovani e altrettanto malconci; la piccola fece loro cenno di proseguire, scrutando nel cunicolo da cui erano arrivati, per incitare, senza mezzi termini, qualcuno rimasto indietro. Un bambino di nove anni, avvolto da bende, uscì per ultimo, trascinando la gamba sinistra; la Sognatrice avvertì immediatamente di chi si trattasse, per quanto fosse difficile identificare il necromante così sicuro di sé, con quel ragazzetto tutt'ossa dallo sguardo smarrito. Quella che doveva essere il capo della scalcinata banda, ormai spazientita, gli rifilò un debole calcio nel di dietro, spronandolo a raggiungere gli altri; a quell'uscita inaspettata Alia soffocò a stento una risata.

Assecondando la propria curiosità, seguì i ragazzini in angusti passaggi, nei quali, nel mondo reale, non sarebbe stata in grado di infilarsi, giungendo così a una vasta grotta di cui le era impossibile scorgere la volta; le lanterne, infatti, erano tutte rivolte verso il basso, dove si trovavano i resti di una Rovina. La veggente ammirò estasiata quella testimonianza dell'Era dei Precursori: l'enorme complesso centrale in pietra, culminante in una gigantesca cupola di metallo scuro, era realizzato secondo complesse regole geometriche e di simmetria, sfidando con le sue ardite forme la gravità; gondole su cavi d'acciaio collegavano i vari edifici tra cui correvano lunghi viali, attorniati da fontane spiraliformi adesso prosciugate e da grandi archi a tutto sesto perfettamente squadrati, ormai ridottisi a costole fratturate. Crepe e crolli erano i segni visibili provocati dalla cataclismatica comparsa della Ferita; l'intera struttura poteva rapidamente diventare una trappola mortale per l'incauto visitatore, ciononostante la maga si chiese cosa avrebbe dato Madame Edea per trovarsi lì ad ammirarla. Individuati i posti più promettenti i ragazzini abbandonarono l'altura per esplorare ciascuno un'area, scavando qua e là in cerca di oggetti di valore; Alia vide il giovane Seth dissotterrare a mani nude un manufatto cilindrico di metallo da cui spuntavano alcuni cavetti di vario colore. La scoperta richiamò l'attenzione dell'intera comitiva; la ragazzina dai capelli rossi con l'aiuto di una piccola lama ne forzò l'apertura, trovando all'interno un prisma che emanava una sottile luce azzurrognola. Il gruppo festeggiò il rinvenimento e perfino la leader scompigliò i capelli del ragazzo per congratularsi con lui. La veggente sorrise per quell'imbarazzo del futuro stregone e le sarebbe piaciuto soffermarsi a gustare quel momento, ma doveva sfruttare al meglio il poco tempo a disposizione per scoprire cosa si celasse in quell'evento del passato di tanto particolare da evocarla laggiù.

Concentratasi sugli echi remoti del sogno, il mondo intorno a lei cominciò a mutare velocemente, ritrovandosi in una sorta di enorme deposito di rottami e macerie. Qui i bambini erano riuniti intorno a un grosso tubo metallico, fonte di tangibile calore; ogni tanto uno sbuffo di vapore veniva emesso dai condotti che confluivano nella camera, sommersa dal rumore di meccanismi in costante movimento. Incuranti di quel sottofondo, erano concentrati nell'ascoltare la loro guida intenta a narrare una storia, che aveva tutta l'aria di una favola della buona notte intrisa di battute alquanto colorite. Solo Seth stava in disparte a trafficare con dei rottami, osservando un manoscritto, ricoperto da numerosi schizzi e diagrammi di sconosciuti macchinari, in una lingua simile a quella del libro oggetto della loro ricerca; nonostante l'apparente disinteresse, di tanto in tanto interrompeva il proprio lavoro per ascoltare con maggiore attenzione, in attesa dei momenti clou del racconto. Quando la narrazione si concluse tra le risa generali, tutti si prepararono a riposare tranne la piccola cantastorie che raggiunse Seth invitandolo, per l'ennesima volta, a disfarsi di quell'inutile ammasso di carte indecifrabili. Il bambino le rispose che un giorno sarebbe stato capace di capirle e allora non avrebbe più dovuto vivere raccattando rimasugli per quel ciccione di Bolo il Mercante. Notato il luccichio nei suoi occhi, Laila sospirò dicendo che restava un sognatore, per aggiungere in tono scherzoso che se mai vi fosse riuscito si aspettava di ricevere una vera casa in cambio della squisita ospitalità offertagli nel suo covo.

Ars Vitae - Volume I: "Lo stregone e la veggente"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora