Cap. XXVII - AGGUATO NELLA FORESTA parte 2

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La Foresta di Nebbia e il bosco di Silvanus erano i soli esemplari di grande boscaglia risalenti a prima della Ferita; come la sua controparte nella Confraternita Arcana, un alone di mistero aleggiava sopra quest'ultimo: i suoi alberi erano imprigionati in un autunno perenne con il loro fogliame giallastro in ogni periodo dell'anno. A pochi chilometri dal confine orientale, Diana aveva allestito l'accampamento, mandando i suoi migliori esploratori nella selva perché la preda non tentasse una fuga all'ultimo momento; gli uomini di cui disponeva erano ora sufficienti a sopraffarli, tuttavia non le piaceva quel luogo per lo scontro. Il primo dei Daburu ad arrivare fu Raiji, con appena pochi minuti di distacco da Fuijin, che fece la sua apparizione sul dorso della singolare cavalcatura, la quale si dissolse in un nugolo di fumo appena ne scese. I maghi si abbracciarono senza manifestare esteriormente alcuna emozione, prima di raggiungere insieme la persona affidata alla loro protezione; Rain, che si era unito alla Cacciatrice il giorno prima, scambiò solo poche parole con i due, interessato più che altro all'involucro che l'Elementalista aveva portato, pur senza aprirlo ne conosceva il contenuto: la Stele del Nord. Aveva ripensato spesso al momento in cui aveva impugnato quell'arma contro il necromante, avvertendone il gelido potere scorrere tra gli intagli nell'Illymir, una sensazione esaltante guastata dall'impossibilità di sfruttarla appieno. Strappatala dalle mani dell'attuale custode, si lamentò di aver dovuto attendere così a lungo in compagnia di quella Diana; la Krish, gli aveva riservato una sgradevole accoglienza, ostentando fin da subito la propria avversione per i maghi.

Non essendovi stati nelle ultime ore rapporti dai ricognitori su un eventuale mutamento della situazione, alle prime luci dell'alba, lasciarono l'accampamento come fantasmi, avanzando in colonne con gli incantatori a chiudere le fila.

Giunti nei pressi del bivacco nemico, un filo di fumo si alzava dal falò ormai spento, accanto alla sentinella ammantata in una logora coperta; la Cacciatrice non ebbe dubbi che si trattasse di una trappola, ma il fatto che fosse talmente evidente la preoccupò. Ordinò con un cenno di attendere acquattati, mandando solo pochi uomini in avanscoperta; questi aggredita la sentinella scoprirono che si trattava di un ammasso di coperte contenenti le teste mozzate dei compagni. Dei dardi vennero scoccati dalla boscaglia, conficcandosi con precisione nelle gole degli apripista, facendoli stramazzare con un rauco gemito; Diana era stata in grado di individuare i punti da cui erano partiti, ma sicuramente gli arcieri non erano più lì. Stava per ordinare di sparpagliarsi, quando Rain, stanco di restare nelle retrovie e preoccupato che il suo obbiettivo gli sfuggisse, redarguì senza mezzi termini la Demi-Huma pretendendo che attaccasse immediatamente, certo che il solo vantaggio numerico fosse tale da garantire una rapida vittoria. Alle sue accuse di codardia che avevano anche rivelato la loro esatta posizione al nemico, Diana sferrò un colpo alla gola di quel pomposo idiota, facendolo quasi soffocare per mostrare cosa pensasse di lui e del suo atteggiarsi a capo della spedizione. L'avrebbe perfino eliminato se i Daburu non si fossero frapposti. Anche senza proferir parola, il loro messaggio fu chiaro: non le avrebbero consentito di colpirlo una seconda volta.

Adesso che aveva chiarito chi desse gli ordini, la Cacciatrice perse interesse per l'omuncolo steso in terra e divise gli uomini in piccole squadre per aggirare il nemico asserragliatosi nel bosco. I mercenari si mossero con cautela, cercando riparo tra gli alberi caduti che delimitavano l'area, ciononostante un'altra freccia ne raggiunse uno a pochi centimetri dall'occhio. In risposta i compagni fecero scattare le proprie balestre, i cui dardi si persero nella selva con sordi tonfi; i loro bersagli erano evidentemente appostati in vari punti strategici, da cui godevano di un'ottima visuale su più fronti e di conseguenza non li avrebbero sopraffatti senza subire ingenti perdite.

Compreso il motivo della loro esitazione, Raiji si portò in bella vista, incurante del pericolo; in risposta uno strale volò dritto verso il suo petto, venendo però deviato da un'improvvisa raffica di vento, conficcandosi innocuo nel terreno. Impugnata una coppia di Chakram, larghi anelli d'Illymir e acciaio indossati a mo' di ornamenti, l'Elementalista concentrò in essi l'energia dell'aria per scagliarli quindi nella foresta. Le lame guidate dalla volontà del mago tranciarono il sottobosco al loro passaggio prima di tornare innocue nelle sue mani.

Ars Vitae - Volume I: "Lo stregone e la veggente"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora