Cap. XXXIII - GIOCHI DI MASCHERE parte 2

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Dalla collina Demon, nonostante il crepuscolo poteva ancora intravedere delle figure muoversi nell'accampamento sottostante. Era giunto tempo prima in quelle terre per conoscere il popolo di suo padre, riuscendo infine a farsi accettare tra i Whitecrest della tribù avita. Le sue origini miste non erano state un impedimento così grave, poiché tra quella gente non contava tanto il sangue con cui si era nati, bensì quello versato. Alcune delle piccole figure nella penombra del campo erano probabilmente bambini, la cosa però non lo impensierì: non avendo avuto l'iniziazione nella tribù rivale, sarebbero stati fatti prigionieri per venire cresciuti come propri. Del resto, la loro società si basava sull'onore e il coraggio nonostante fossero ritenuti dai più delle bestie... seppur era vero che troppo orgoglio malriposto e vecchi rancori impedivano ai Whitecrest di aspirare a divenire qualcosa di più che un ammasso di clan in guerra.

Quella sera il suo compito era di mettere a ferro e fuoco l'avamposto colpevole di aver compiuto un'incursione nelle loro terre. Lì vicino erano nascosti i suoi guerrieri provvisti di arco lungo e di Daxe, un'arma innestata che terminava con un'ascia appuntita; la loro forza e perizia nel maneggiarle erano tali da aver causato, nel volgere di pochi anni, un radicale diffondersi della corazza a piastre nell'Anglia e nel Protettorato. Poiché i Whitecrest erano perfettamente in grado di vedere anche con quella scarsa luce, aspettò che l'oscurità fosse completa prima di ordinare l'attacco; il brivido del combattimento era divenuto quasi un bisogno fisico per lui, eppure non bastava a colmare il vuoto che avvertiva. Quella vita non era ciò che aveva sperato di trovare quando sei mesi prima si era separato dalla sorella, che aveva scelto di unirsi alle guardie di frontiera per migliorare le sue doti di spadaccina; gli mancava tanto da iniziare a credere che fosse lei l'unica famiglia rimastagli. Un urlo soffocato sorprese il mezzosangue, che, temendosi scoperto, si girò di scatto, urtando contro delle sbarre: l'impatto lo destò, riportandolo alla realtà della prigione in cui era stato rinchiuso.

In quel luogo buio avvertì il bruciore delle nuove cicatrici prima di riuscire a vederle: due ferite al fianco e una al braccio sinistro richiuse alla buona con una sostanza biancastra dall'odore pungente. Provò a rialzarsi dal pavimento, riuscendo a stento a restare in equilibrio, un probabile effetto secondario di qualche sostanza somministratagli per tenerlo calmo. La branda dell'angusta cella era occupata dalla sorella, che vi giaceva immobile, respirando lentamente avvolta in una lacera coperta; allungata una mano per scuoterla, la ritrasse imbrattata di sangue.

<<Eva!>>, gridò preoccupato.

La ragazza si mosse appena, emettendo un debole mugolio di protesta che acuì i timori del Demi-Huma.

<<Sta morendo>>, confermò con un sussurro Demetel, rivelando la sua presenza nella cella adiacente.

<<Non pensarlo neanche!>>, protestò l'energumeno. <<Dov'è quel maledetto necromante!? O il nano? Loro possono curarla!>>.

<<Dove sia Seth è un mistero, in quanto a Grim, non possiamo contare su di lui...>>, rispose a mezza voce, indicando col capo le ombre sulla sinistra.

Demon seguì la direzione con lo sguardo, certo di trovare il chierico chiuso in un'altra gabbia, ma nel buio poté distinguere solo un debole puntino luminoso che ardeva quieto; dapprima, immaginò provenisse da un tizzone ardente e che il nano fosse stato torturato, ma quando la fiammella si fece più vivida la verità lo colpì come uno scudiscio: era il fuoco di una pipa e a fumarla era Grim, con indosso il suo gambesone rinforzato, intento a sorvegliare gli ex-compagni in qualità di carceriere.

<<Traditore bastardo! Cosa avete fatto a mia sorella?!>>.

<<Eva è sempre stata un tipo irruento>>, sottolineò il nano emettendo un filo di fumo. <<Una delle guardie ha provato a prendersi qualche libertà e lei gli ha quasi cavato un occhio, per cui invece di medicarla le ha estratto il dardo in maniera maldestra, creandole di proposito un danno maggiore>>.

Ars Vitae - Volume I: &quot;Lo stregone e la veggente&quot;Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora