Capitolo 24

137 5 0
                                    

Jimin p.o.v.

Un odore acre mi punge il naso, faccio una smorfia aprendo gli occhi. La mia vista è coperta da un oggetto, posizionato proprio sopra i miei occhi "ma che-" afferro il calzino rosso, girandomelo tra le mani.

Stampato sopra metto a fuoco il viso di Ironman "Jungkook" affermo sbuffando. Mi stiracchio, allungando le gambe il più possibile e dalla mia bocca esce un sospiro di sollievo. Alzo il busto, sentendo la testa girare e mi massaggio le tempie ancora frastornato. Dopo aver controllato l'ora dal mio cellulare sopra il comodino del dormitorio, decido di darmi una lavata e raggiungere il resto dei ragazzi in sala prove.

Entro in bagno, ancora con gli occhi semi chiusi. Per svegliarmi del tutto, mi infilo nel box doccia e aziono l'acqua gelata, rabbrividisco e tremante aggiungo il sapone alla spugnetta di fianco a me.

La passo su tutto il corpo, soffermandomi sulle parti più fondamentali e canticchio qualche canzone per passare il tempo. Dato che ci sono sciacquo i capelli castani, immaginandomi con quale altra tinta potrei stare bene.

Giro la manovella per spegnere il fuoriuscire dell'acqua dal soffione della doccia, uscendo subito dopo e afferrando il mio asciugamano appeso vicino. Lo sistemo attorno alla vita e apro lo scomparto per prendere il phon nero "eccolo" e senza perdere tempo li asciugo. Dopo la solita routine del bagno, ritorno in camera per prendere i vestiti da indossare. Non dovendo provare con i ragazzi scelgo dei jeans neri strappati e una maglietta larga, con l'aggiunta dei miei soliti anelli e ciondoli vari.

Mando un messaggio a Taehyung per sapere se sono veramente in sala prove e dopo la sua risposta, mi fiondo nella stanza. Oltrepasso il corridoio principale, dove gli impiegati sono concentrati sul proprio lavoro negli uffici della casa discografica. Prendo l'ascensore, cliccando il numero del primo piano, dove si trovano le sale prove e gli studi di registrazione.

Conosco ormai a memoria questo plesso, non so quante volte in questi anni ho percorso questi corridoi. Ricordo il giorno in cui sono entrato per la prima volta nello studio di registrazione, quando mi chiedevano di riprovare perché la mia voce era troppo bassa o balbettavo dal nervosismo. Sorrido passando davanti a quella porta e mi dirigo in quella accanto. Senza bussare entro quando la coreografia di Fake Love e la voce di Hoseok hyung, che guida il gruppo, mi investe; poco dopo porto le dita a coprirmi il naso, non reggendo la puzza di sudore "ragazzi che puzza" sventolo una mano davanti alla faccia, chiudendo leggermente gli occhi. "Esagerato! Guarda che puzzi anche tu così quando balli" è Jin a parlare, provocando una risata generale. Alzo le mani in alto in difesa e mi siedo in un angolo nella stanza, guardandoli provare.

Passano a Dimple e i vocalist si posizionano al centro della sala, trascorro mezz'ora con loro e stanco di rimanere a guardare, chiedo ai ragazzi se hanno voglia di mangiare "mi mangerei anche un tavolo" dice Kook tenendosi la pancia che brontola "mangiati il calzino che mi hai lasciato stamattina" alzo un sopracciglio provocandolo e lo vedo trattenere una risata "eri troppo tranquillo mentre dormivi, dovevo fare qualcosa" porto una mano sulla fronte, massaggiando le tempie per calmarmi e non urlargli contro. Poso lo sguardo sugli altri, riformulando la domanda posta qualche secondo prima.

I ragazzi mi supplicano di andare a comprare qualcosa il prima possibile, così li saluto e vado a prendere il cappello e la mascherina in camera. Decido di indossare anche degli occhiali neri, per essere certo che nessuno mi riconosca.

Saluto con un cenno della mano il segretario dietro al bancone e a testa bassa, esco dall'edificio. Subito lo smog quotidiano di Seoul mi avvolge completamente e tirando su la mascherina nera mi immergo nelle vie caotiche della città.

Per fortuna, vicino a noi abbiamo un fast food davvero buono. Andiamo molto spesso li e infatti i proprietari ci conoscono bene.

Svolto l'angolo, percorrendo la solita stradina verso il locale, quando un gruppo di liceali escono dal noraebang, le sale private per il karaoke. Sgrano gli occhi e giro la testa di lato, per evitare di essere riconosciuto "hey ragazze" una di quelle parla, interrompendo la sua amica che raccontava un aneddoto passato "quel ragazzo l'ho già visto, la camminata anche non mi è nuova" capisco che stanno parlando di me, perché oltre a noi non c'è nessun altro ragazzo. Fa che non mi riconoscano!

In lontananza scorgo il fast food, la mia unica salvezza in questo momento. Accelero il passo e percepisco le ragazze dietro di me, le ho alle calcagna merda. "A me sembra Jimin" sussurra una di loro, ecco bene sono fregato. Apro la porta di vetro, che con un tintinnio avvisa il mio arrivo "buonasera" il cassiere mi saluta e ricambio scuotendo la mano, non posso smascherarmi così. "No, non è lui, sarebbe un miraggio se fosse qui davanti a noi" mi giro afflitto, mi dispiace non poter svelare la mia identità.

"Cosa vuole prendere?" il dipendente si avvicina sorridente. Ordino una grande quantità di pollo fritto e varie bibite d'asporto e aspetto impaziente l'arrivo del mio ordine. Il gruppetto si è intanto seduto a destra e parlano animatamente tra di loro per decidere cosa ordinare. "Ecco a lei" prendo i sacchetti e punto lo sguardo sui tovaglioli bianchi, quando improvvisamente mi viene in mente un'idea.

Chiedo una penna o qualsiasi pennarello al cassiere, che stranamente non obbietta e me la porge gentilmente. Scrivo su di esso, aggiungendo la mia solita firma e sporgendomi al ragazzo dietro al bancone gli chiedo se può consegnarla al tavolo delle ragazze.

Intanto mi sistemo vicino alla porta, pronto per uscire e non farmi rincorrere. Viene dato al cameriere il pezzo di carta firmato da me, si inchina al suo collega e si dirige verso il tavolo indicato. Lo seguo con lo sguardo, gustandomi la scena da questa angolazione.

Le ragazze si girano verso di lui, ringraziandolo dopo averle dato l'oggetto. Lo osservano mentre leggono attentamente il contenuto e i loro occhi escono dalle orbite, sbalordite dal messaggio.

Ho specificato che non potevo andare da loro e soffermarmi, perché avrei creato un problema e tutti avrebbero scoperto che stavo girando in queste zone. Le quattro giovani scattano lo sguardo intorno al fast food, puntandolo poi verso di me.

Da sotto la mascherina sorrido, facendo l'occhiolino e uscendo poi dal locale. Mentre la porta si chiude, le sento urlare come pazze incredule dell'accaduto. Soddisfatto ritorno alla Big Hit.

NOTA DELLE AUTRICI:

-Capitolo di passaggio, scusateci per l'assenza!-

𝑯𝒐𝒍𝒊𝒅𝒂𝒚 || 𝒑𝒋𝒎Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora