TRE

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Il giorno successivo vado a scuola col le gambe di burro e le occhiaie fino alle suole delle scarpe. Ho lasciato dormire Nathan il più possibile dato che è stato così tenero da starmi dietro stanotte. Gli hanno dato una settimana di riposo dal College per non so quale festa accademica, ed è giusto che si goda un po' di pigrizia.
Al contrario suo invece, io sono confinata nelle quattro mura della prigione di Bad Minster, anche denominata scuola superiore. Scott ha insistito che arrivassi fino al diploma, nonostante le mie conoscenze siano già state sviluppate in accademia. Un titolo di studio in più non fa mai male signorina! Mi aveva detto quando avevo cercato di proporgli la ritirata strategica. Non c'era stato verso.

Ciondolo lentamente verso il mio armadietto, ma qualcosa disturba la mia attenzione. Alan e Betty infatti si sono parati davanti a me come un muro di cemento armato.

"Ehi Reel" mi salutano, con un sorriso tirato come un filo per i panni.

"Ehi" bonfonchio. Faccio due passi, ma i due mi seguono come dei gatti in cerca di cibo. Sembra quasi non vogliano farmi passare.

"Bella giornata oggi eh?" mi chiede Alan. Ma che domanda idiota è alle 8 del mattino?

Betty gli lancia una gomitata fulminea. C'è qualcosa che mi puzza.

"È andata bene ieri con Nathan? Vi siete divertiti?"

Annuisco debolmente e incrocio le braccia, aggrottando le sopracciglia.

"Ottimo, quindi sei di buon umore?" mi domanda l'altro, sempre con quel sorriso strano e inquietante.

"Okay, cosa sta succedendo?" chiedo, con un tono che non ammette discussioni.

"Ecco, c'è una cosa che dovresti sapere" si dilunga Betty, lanciando un'occhiata preoccupata ad Alan.

"Ci teniamo a dirti che noi comunque resteremo al tuo fianco e la cosa non ci ha turbato minimamente"

Sto cercando di capire dove vogliono arrivare, quando mi cade l'occhio su uno degli studenti fermo nei corridoi. Ha in mano un giornalino della scuola, sul cui retro è stampata una mia gigantografia. Se c'è una cosa che ho imparato in questo istituto di pazzi è che se finisci sul giornalino ci sono guai grossi in arrivo.

Scatto verso il malcapitato e gli tolgo il giornale di mano.

"Ehi!" brontola lui, senza che io lo ascolti.

"Ti prego non dare di matto" mi implorano gli altri due.

Faccio passare gli occhi sulla pagina e noto che si tratta di una mia vecchia foto. Ero appena uscita dall'accademia all'epoca. Riconosco la testata di un vecchio giornale scandalistico di New York, pubblicata anni prima. La mia foto a figura intera viene ritratta con il cappotto nero, gli occhi verdi spalancati e la pistola nella fondina. L'Angelo della Morte non dorme mai per l'FBI riporta come titolo la facciata. Era un vecchio numero che era stato fatto rimuovere e censurare dalla stessa FBI per evitare che la mia faccia facesse il giro del globo. All'epoca non ero come ora. Avevo assunto il nomignolo di Angelo della Morte in agenzia per un buon motivo. Trenta dei quarantasette obbiettivi che avevo eliminato risalivano a quel periodo. Frammenti di immagini sfocate attraversano la mia mente. L'accademia. Il servizio. Il Falco Nero. La patologia. La sospensione.

Come avevano fatto quelli del giornalino ad avere questa immagine?
Butto all'aria il giornale e nonostante Alan e Betty cerchino di fermare la mia furia, piombo come un uragano dentro alla sede del giornale.

"Non è una visita di cortesia gente, dove sta il direttore o come cavolo si chiama?"

Il ragazzino che l'anno prima avevo terrorizzato a morte per la foto mia e di Nathan in prima pagina si alza tremante dalla sedia.
Non fa in tempo a dire nulla che lo prendo per il colletto violentemente.

"Reel calmati, è solo una foto" mi dice Alan.

"Dove cavolo hai preso quella fotografia?!"

"C-ce l'hanno m-mandata via email" balbetta.

"Chi?! Chi ve l'ha mandata?!"

Lo scuoto talmente forte che credo di poterlo rompere da un momento all'altro.

"Non lo so era una mail anonima!"

"Anonima?! E tu pubblichi foto di persone così a caso?! Senza neanche una fonte?! Giuro che non torni a casa con le tue gambe stasera, io ti..."

Alan e Betty mi prendono al volo e mi trascinano fuori dalla sala del giornalino a forza. Mi svincolo dalla presa e mi volto. L'angelo della morte. Quel nome non sarebbe mai e poi mai dovuto tornare a galla.

"Fate sparire quella foto da questa scuola" ordino, cominciando a camminare per i corridoi.

"E tu dove vai?!" mi grida Alan.

"A schiarirmi le idee" rispondo, sparendo tra la folla di studenti. Devo stare un po' da sola.

A WHITE HAIR SECRET 2 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora