SEI

2.9K 166 6
                                    

Arrivo a casa in fretta e furia grazie all'Alfa Romeo di Megan, e vedo delle auto nere parcheggiate davanti a casa mia. Scendo fulminea e sento Megan corrermi dietro con passettini velocissimi. La ragazza non ha voluto rivelarmi niente, ma se veramente la mia vecchia squadra si è presentata a Badminster senza avvisi ci deve essere una brutta notizia in arrivo.

Spalanco la porta e vedo che, come Megan mi aveva anticipato, la mia sala è stata invasa da vecchie facce conosciute. Sento un groppone in gola bloccarmi i polmoni. L'ultima volta che li ho visti è stato dietro un vetro d'ospedale. Per la prima volta in vita mia non so bene cosa dire.

In men che non si dica mi ritrovo una ventina di occhi addosso, il che mi fa agitare ancora di più.

"Ma guarda guarda, chi non muore si rivede Payn"

Quella voce mi trapana un orecchio come se mi avessero appena affiancato ad una cassa da discoteca al massimo volume. Proviene da un ragazzo piuttosto pompato, dagli occhi verdognoli e dai capelli ramati. La persona che meno avrei voluto vedere fra tutti.

"Ciao Caleb, anche io sono delusa dal fatto che non ti abbiano ancora sparato" dico, con un sorriso sarcastico. Pezzo di idiota e pallone gonfiato. Caleb Finch era sempre stato il mio più grande rivale, nonché un compagno più che fidato. Non era cambiato di una virgola da quando ci eravamo visti l'ultima volta, eppure da quando avevo sentito le parole che mi aveva rivolto dopo che quella patologia aveva raggiunto il suo culmine sul campo lo vedevo sotto una luce completamente diversa. Non c'è posto per i deboli tra di noi.

"Oh santo cielo, non cominciate voi due. Felice di rivederti, capitano" ci interrompe la voce di una ragazza dai tratti asiatici e dai capelli neri fortissimi legati in una coda di cavallo. Jessica Lee, mia seconda in comando nel quarto squadrone, era sempre stata una delle persone più vicine ad un'amica che avessi avuto. Non che fossi una persona particolarmente aperta, ma d'altronde non serviva che rivelarsi troppo di me una volta entrata nel quarto reparto speciale dell'FBI. D'altronde i reparti speciali erano adibiti proprio alla discrezione e agli affari loschi: attacchi sotto copertura, imbrogli, assassinii non proprio legali. Ognuno aveva la propria attività preferita, e non serviva ricordare loro quale fosse la mia.

"Avete visto? La mia darling non è cambiata di una virgola" squittì Megan, abbracciandomi da dietro. Era sempre stata troppo affettuosa e inquietante allo stesso tempo. Aveva il temperamento di un orsetto di gomma, eppure l'avevo vista più volte sparare a sangue freddo, senza il minimo segno di rimorso. Aveva distrutto identità e vite intere solo premendo il tasto di un pc ai tempi d'oro.

Faccio scorrere lo sguardo su tutti gli altri. Vorrei comportarmi in modo familiare, ma nonostante la finta aria di affetto che circola nel mio salotto, so che tra me e loro, tanti anni fa, si è creato un abisso. Un abisso che non credo di essere pronta a colmare.

"Oh al diavolo! Vieni qui piccoletta" dice un omone di colore, venendo in contro e facendomi soffocare tra le sue braccione enormi.

"Dwayne, così l'amazzi amico" lo rimprovera una ragazza dai numerosi piercing e dai capelli rosa.

"Oh stai zitta Sheila" borbotta il mio migliore amico di un tempo, continuando a togliermi il respiro.

"Bene, vedo che i saluti sono stati fatti" dice una voce alle nostre spalle. Dwayne scioglie l'abbraccio e noto che seduti alla penisola della mia cucina ci sono il direttore dell'FBI, che avevo giusto mandato a quel paese un anno prima quando aveva cercato di trascinarmi a New York, e due agenti dei ranghi ufficiali, insieme a Scott. Il mio patrigno ha l'aria molto preoccupata, il che non è un buon segno per niente.

"Posso dire che non sono felice di vederla?" chiedo, in tono sarcastico.

Il direttore sospira e mi guarda piuttosto seccato.

"Vorrei poter dire che non mi dispiace, ma non sarebbe vero. Lo sai Reel, eri una delle migliori"

Incrocio le braccia e sollevo un sopracciglio. Questa storia non mi piace.

"Veniamo al sodo e saltiamo i convenevoli. Non è una visita di cortesia Payn. Siediti perfavore" mi invita il direttore. Lo squadro con aria diffidente e mi metto seduta su uno degli sgabelli della cucina.

"Ieri notte è stato violato uno dei reparti di massima sicurezza del carcere del Bedlam Insitute of Correction. Non si sanno ancora i dettagli, ma le telecamere sono state messe fuori uso, per cui ci vorrà un po' per ricostruire il tutto" comincia a spiegare.

"E cosa centro io? Non sono più in servizio da un anno ormai" lo interrompo.

Il direttore tira un altro sospiro, poi continua a parlare.

"C'è un detenuto che è riuscito a scappare Reel, ed è uno dei più pericolosi. Si da il caso che sia stato un tuo caso"

Sospende la voce, come se si aspettasse una mia reazione. Aggrotto le sopracciglia: provo a scavare nella memoria, e quando collego l'istituto di detenzione ai miei casi precedenti me ne viene in mente solo uno.
Sento la mia faccia perdere colorito e per poco non perdo l'equilibrio dallo sgabello.

"Reel? Stai bene?" mi chiede Scott, appoggiandomi le mani sulle spalle.

Per un momento mi sembra di essere tornata quella di allora: i capelli arruffati, gli occhi scavati da delle occhiaie rosse come il sangue e le mani che tremano.

"Tra tutti... tutti quelli che c'erano..." ringhio, non riuscendo a trattenere la rabbia.

"So cosa significa per te, perciò ci siamo precipitati qui. Ho intenzione di affidarti alla custodia del quarto reparto speciale, almeno finché non sapremo dove è finito, a quel punto manderemo una squadra di recupero..."

Mi alzo di scatto, sbattendo un pugno sul tavolo.

"Per uno come quello non servono squadre di recupero! Serve un reggimento intero di soldati disposti a farsi massacrare, ecco cosa serve!"

"Payn, so che è destabilizzante, ma cerchiamo di mantenere la calma..."

"Calma un corno! L'ultima volta per poco non ci ammazza tutti, e io devo stare calma?! Quale parte di carcere di massima sicurezza non era stato capito nel rapporto che vi avevo mandato dopo l'arresto?! Siete sempre sembrati degli imbecilli, ma Cristo, farsi scappare da sotto il naso un criminale internazionale è un nuovo record!"

"Non ci era sembrato il caso dato che eri bastata tu a fermarlo all'epoca" dichiara il direttore, alzando la voce.

"La vera domanda che sarebbe dovuta sorgervi nel cervello è quale prezzo ho dovuto pagare dopo?! Dio santo, è un disastro..."

"Reel, adesso devi calmarti" mi dice Scott, passandomi le mani sulle braccia per cercare di farmi scendere i nervi.

Respiro a fondo, cercando di trattenermi per non spaccare la faccia al deficente che hanno messo a dirigere questa idiozia di operazione.

"Reel, ascolta, ormai quello che è fatto è fatto. Dobbiamo assicurarci che tu non sia in pericolo ora. Gli altri agenti del quarto reparto si stanno già mobilitando in tutta la città per evitare di avere brutte sorprese"

"E io cosa dovrei fare nel frattempo? Frignarmi addosso?" domando, irritata.

Scott e il direttore si scambiano un'occhiata incerta. Che cosa stanno tramando?

"No Reel, ma il reparto psichiatrico ha vivamente consigliato che tu ricominci a prendere queste" dichiara il direttore.

Lo vedo appoggiare sulla penisola un barattolino arancione, con dentro delle pastiglie bianche. Riconosco le mie vecchie medicine in un battibaleno.

"Solo per precauzione, finché le acque non si calmano" precisa il direttore.

Mi alzo dallo sgabello. Questa situazione sta diventando penosamente imbarazzante.

"Andate tutti a fare in culo" tuono, facendomi largo e correndo nella mia stanza. Giro la chiave nella serratura e rimango da sola per un tempo indecifrabile, finché non mi addormento dalla spossatezza.

A WHITE HAIR SECRET 2 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora