Capitolo 7

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Percy uscì dal lago sulle sue gambe.
Nessuno si aspettava che una persona tenuta in prigionia per tutto quel tempo fosse in grado di camminare da solo e senza barcollare.
L'unica cosa che faceva capire che ultimamente non se l'era passata bene erano i vestiti strappati.

Percy sbuffò e si guardò intorno: tutto normale, tranne le esclamazioni degli alunni di Hogwarts e il fatto che dalle finestre del castello usciva l'acqua.

- Ho esagerato - borbottò passandosi una mano nei capelli.

Anche se immaginava che in molti non sarebbero stati felici di vederlo, doveva far sapere agli amici che stava bene e che probabilmente un certo Voldemort era annegato e il Basilisco...sperava che quel povere serpente fosse finalmente libero nel lago Nero.

Il semidio si incamminò verso il castello con l'unico scopo di tornare a casa e portare con sè gli amici e soprattutto Annabeth.
   
                             ***
Da quando era arrivato ad Hogwarts Nico aveva la tendenza a rendersi conto di quando moriva la gente.
E c'era da considerare che era in allerta da quando era iniziata quella specie di guerra.

Il punto era che non si sarebbe mai aspettato che avrebbe smesso di sentire la vita di un certo mago nero.

Ne ebbe la conferma quando un certo semidio di sua conoscenza varcò i cancelli di Hogwarts: con i vestiti strappati e lo sguardo colpevole si capiva lontano un miglio che l'inondazione della scuola era colpa sua.
L'avrebbe capito anche un ignorante.

Nessuno, tranne Nico, si accorse di Percy e il figlio di Ade picchiettò la spalla di Annabeth.

La figlia di Atena si voltò a guardarlo e lui gli fece un cenno alle loro spalle.
Solo a quel punto la ragazza se ne accorse; un sorriso si allargò sul suo viso pallido e andò di corsa incontro al suo fidanzato, che aveva un sorriso enorme aperto da un orecchio ad un altro.
Percy la prese, letteralmente, al volo e la strinse a sé.

Si poggiarono l'uno all'altra, quasi con disperazione

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Si poggiarono l'uno all'altra, quasi con disperazione.

- Come stai? - chiese Percy lasciando dei baci leggeri sulle labbra della sua ragazza.

- Non sono io quella che ha passato le ultime settimane in catene - ribatté lei strofinando il naso contro quello del fidanzato.

Percy la guardò preoccupato.

- Sai che mi importa solo di te - rispose lui - Andiamo a casa Sapientona -

Ormai si erano accorti tutti della presenza di Percy e si erano avvicinati ai due ragazzi.
Ai semidei era abbastanza chiaro che era stato il figlio del mare ad allargare la scuola ma non sapevo quali erano state le conseguenze.
Tutti tranne Nico, insomma.

- Che intendi con l'andiamo a casa? - chiese Ronald - E tutta questa storia come la risolviamo? -

- Vedetevela voi con i Mangiamorte restanti - disse Percy staccandosi da Annabeth e lanciando un'occhiata a Nico.

Il ragazzino lo guardò negli occhi per un po'.

- Si - disse - È andato...seguivo la sua aurea vitale da un po' -

- Cosa è andato? - chiese Harry.

- Voldemort - rispose il figlio di Poseidone - Ho perso il controllo e credo, anzi sono sicuro, di averlo annegato -

- Si è bello che morto - disse Nico - E farò una telefonata a mio padre per dirgli di farlo restare tale -

Un sospiro di sollievo si levò dalle file degli studenti.
A quanto pare erano tutti parecchio stanchi di quella situazione e soprattutto di quel mago.

Be' Percy gli aveva fatto proprio un bel favore.

- Quindi andate via? - chiese Hermione.

I semidei guardarono Percy, in cerca della sua conferma.

- Si, andiamo a casa - disse lui stringendo Annabeth a sé.

- Si parte ragazzi! Datemi il tempo di mettere a punto qualcosa all'Argo e possiamo tornare a New York! - esclamò Leo particolarmente felice.

La figlia di Atena si strinse al fidanzato e a quel punto si accorse che stava tremando.

- Percy... - sussurrò lei.

- Merda... - borbottò Percy sentendo le ginocchia cedere.

Crollò a terra, senza forze.
Annabeth lo afferrò per le braccia e si inginocchiò al suo fianco.

- Che succede? - chiese qualcuno.

- Chiamate i professori -

- Non serve - disse Will avvicinandosi e mettendosi in ginocchio al fianco di Percy - Come va? -

- Vaffanculo Solace - ribatté il figlio di Poseidone.

Il figlio di Apollo sorrise soddisfatto.

- Chi mi da una mano per portarlo dentro? Facciamolo stendere - disse poi.

Jason si avvicinò e lo prese per un braccio, mentre Will all'altro e lo fecero alzare in piedi.

- Si ma...la scuola è allagata - fece notare Ginny.

- L'acqua è rientrata nel lago, dentro sarà bagnato ma non allagato - disse Calypso - Però... probabilmente ci sarà un casino là dentro -

- Sono solo stanco ragazzi - disse Percy - Dobbiamo dare una mano a sistemare la scuola -

Annabeth scosse il capo e poggiò le mani sul petto del fidanzato.
Era preoccupata per lui, sapeva bene come era ridotto l'ultima volta che l'aveva visto in quella dannata cella. Non poteva stare bene e dire che era stanco.
Certo, era entrato a contatto con l'acqua e questo era l'effetto che gli faceva: guariva le sue ferite però... però il lago Nero non era il mare e poi non sapevano le reali proprietà di quel luogo, poteva non avere lo stesso effetto sul figlio del mare.

- Percy...fatti controllare da Will, non costa nulla - disse la figlia di Atena.

- Ma... -

- Ci pensiamo noi altri alla scuola - intervenne Piper - Leo, l'Argo è abitabile no? -

- Certo che si, devo solo controllare i motori - disse Leo.

Will e Jason si guardarono mentre tenevano tutto il peso di Percy su di loro.
Altro che solo stanchezza!

- Portiamolo sulla nave -



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