Capitolo 13

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Ron vagava irrequieto.
Se l'erano vista brutta qualche giorno prima, pensava davvero che la nave si sarebbe schiantata e i dubbi che aveva su Percy erano solo cresciuti.

Ne aveva parlato anche con Harry.
Gli aveva detto che la notte prima del rischio di schianto aveva visto il figlio di Poseidone che smanettava con i comandi della nave.

Harry si fidava di Percy perciò non credeva ai dubbi di Ron che poi...era anche grazie al figlio di Poseidone se si erano salvati, loro e la nave.

Ma poi... be' un altro dubbio era venuto al mago quando proprio Percy aveva lanciato Leo Valdez dal ponte della nave dritto in acqua.

Se era capace di una cosa simile allora come facevano a fidarsi?

L'aveva detto anche ad Hermione e lei l'aveva guardato come se fosse pazzo.

Ne aveva parlato anche con gli altri e be'... sembrava che, almeno loro, erano d'accordo con lui. Tranne Malfoy ma lui era un caso a sè, nonostante Tiger e Goyle la pensavano come Ron, Draco Malfoy gli aveva dato dell'idiota.

Per questo motivo Ronald seguiva e controllava Percy in ogni momento, tranne quando spariva in cabina con Annabeth e in quel caso non lo faceva...non si poteva mai sapere che cosa facevano in cabina insieme, di certo non giocavano a carte.

Stava diventando paranoico ma ricordava perfettamente il giorno in cui Percy si era alzato dal letto ed era uscito dalla camera, il giorno in cui era scomparso.
Tutti avevano dato per scontato che il semidio fosse stato rapito da qualcuno ma solo Ronald sapeva che cosa era successo e cioè che Percy aveva fatto tutto di sua spontanea volontà.

Aveva senso parlarne con gli altri? Gli avrebbero creduto?
Probabilmente, nonostante tutti i sospetti evidenti e le prove che aveva contro il figlio di Poseidone, i semidei lo avrebbero preso per pazzo e sarebbero stati dalla parte del compagno.

Ron lo sapeva, l'aveva sempre saputo: Percy Jackson era loro nemico e basta. Era bravo a fingere ma era dalla parte dei cattivi.

- Harry possiamo parlare? - chiese Ron quando intercettò il migliore amico in corridoio.

- Se vuoi ancora parlarmi dei sospetti che hai su Percy non voglio saperlo - disse l'amico - Pensala come ti pare ma Percy sta dalla nostra parte -

Il rosso sbuffò.

- E se ti dicessi che la sera in cui è scomparso... è uscito dalla stanza di sua spontanea volontà? Da solo? E poi... è stato rapito da Tu Sai Chi ed è riuscito a scappare dopo giorni di prigionia e ad ucciderlo...a me sembra sospetto -

Harry storse la bocca.
Cominciava a pensare che Ron avesse qualche problema con Percy ma non pensa che si sarebbe spinto ad accusarlo di tradimento e calunnia.

Percy non li avrebbe traditi, non avrebbe mentito spudoratamente a tutti quanti... però, non aveva nemmeno senso che Ronald inventasse quelle cose per antipatia.

Però la verità era che non conosceva così bene Percy Jackson.
Si era legato a lui perché si somigliavano, perché avevano avuto un destino simile...entrambi avevano affrontato le peggio cose e ormai si erano rassegnati alla loro vita ma...lo conosceva davvero?

E poi...c'era sempre il discorso che NON gli aveva fatto nulla quando aveva usato l'Avara Kedavra su di lui.
Aveva davvero ucciso una forza primordiale all'interno del semidio oppure...e se invece aveva eliminato lo spirito di Percy e ora quello nel corpo era...il loro nemico...

- Ron... - chiamò Harry.

Il migliore amico lo guardò e notò che era diventato pallido.

- Adesso mi credi? - chiese Ron.

                             ***

Percy scivolò sulla pelle nuda di Annabeth con le labbra.
Lei deglutí e lo afferrò per i capelli quando lui le baciò un capezzolo attraverso il reggiseno.

- Questa cosa... - sussurrò Percy spostandosi al centro del seno e soffiando.

- Cosa? - chiese Annabeth deglutendo con il respiro affannato.

- È fantastico che i tuoi ormoni sono così impazziti - disse il moro.

- È la gravidanza idiota - rispose lei sbuffando.

Percy si mise a ridere e si spostò più in basso, fino a baciare la pancia della sua ragazza.

Annabeth si rilassò e una strana oppressione alla gola la invase, facendola deglutire di nuovo.

- Che hai? - chiese Percy sollevando la testa.

Si era accorto che qualcosa era cambiato nella sua fidanzata.

Annabeth si morse il labbro per trattenersi.

- Mi viene da piangere - ammise infine.

- Perché? -

- È tenero - disse tra i singhiozzi - Questo...tu... è dolce. Sei dolce -

Le lacrime cominciarono ad uscire copiose dai suoi occhi e Percy si avvicinò al suo viso per asciugarle.

- Shhh - gli disse - Dei non fare così -

- Non posso farci nulla e con il tempo sarà anche peggio -

- E io ci sarò sempre a farti smettere -

Annabeth gli afferrò il viso tra le mani e lo baciò. Gli mise la lingua in bocca e strinse i fianchi di Percy tra le gambe.
Lui gemette e gli passò le mani sotto alla schiena per stringerla a sé...

...e in quel momento la porta della cabina si spalancò facendoli sussultare.

Annabeth gridò e si aggrappò alle spalle del fidanzato, mentre Percy si voltava a fulminare chiunque fosse entrato senza bussare.

Ronald e Harry erano sulla porta con le bacchette puntate contro di lui.

- Ma davvero? - chiese il semidio scioccato.

- Dobbiamo parlare - disse Harry fissandolo.

- Abbassa la bacchetta e parleremo - rispose Percy.

Ma Harry non lo fece e si avvicinò insieme a Ron.

- Se ti avvicini ti stendo con un pugno - lo minacciò Percy - La mia ragazza e sotto di me e seminuda, quindi...evitate -

Harry indietreggiò e abbassò la bacchetta.

- Che fai Harry? - chiese Ron.

- No. Credo che non è così. È sbagliato - disse il moro.

Il semidio li guardò male.

- Uscite fuori da qui - disse.

- Usciamo fuori da qui - rispose Harry prendendo Ron per un braccio e uscendo dalla cabina.

Annabeth guardò Percy quando lui si scostò per farle riprendere fiato.

- Ma io dico... - fece lei.

Il fidanzato sospirò e affondò la testa nell'incavo della sua spalla.

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