Capitolo 14

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Fu Annabeth ad aprire la porta della cabina.
Fulminò Harry e Ron con lo sguardo ma poi si fece da parte per farli entrare.

Percy era seduto su una sedia a braccia incrociate.

- Allora qual'è il problema? - chiese il semidio una volta che la figlia di Atena ebbe chiuso la porta.

Harry guardò l'amico.
È lui che doveva parlare visto che gli aveva messo la pulce nell'orecchio.

Ron si schiarì la voce.

- Devo chiederti se ti hanno davvero rapito? - chiese il mago.

Percy sollevò un sopracciglio.

- Che intendi? - chiese lui.

- La notte che sei scomparso...io ti ho visto - confessò Ronald - È non ti ha preso nessuno sei uscito dalla stanza di tua spontanea volontà -

Il figlio di Poseidone annuì.

- Non ricordo cosa è successo quella notte - disse il moro - Ricordo di essermi addormentato come voi e mi sono risvegliato nella camera dei segreti, in catene -

Harry annuì e guardò l'amico, dubbioso.

- Perché pensate che mi sono consegnato ai nostri nemici? - chiese Percy quando si accorse dell'occhiata che si erano lanciati i maghi.

- È quello che pensa Ron - disse Harry.

Annabeth scosse il capo e si mise di fronte ai due, comprendo il fidanzato.
Si mise le mani sui fianchi e li guardò male.

- Sul serio? - chiese lei - Non siete voi che lo avete visto laggiù, come potete giudicare? -

Harry abbassò lo sguardo ma Ron rimase fisso con la sua idea.
Non si fidava di Percy.
Era comunque la parola di Percy contro la sua e lui aveva visto!
Ma i semidei sarebbero comunque stati dalla parte del compagno.

Cavolo l'aveva visto con i suoi occhi!

- Non so...io dico quello che ho visto - ammise Ronald abbassando le spalle.

Anche se era convinto che il semidio mentiva non riusciva a trovare le giuste prove.

Percy si alzò sospirando.

Era stanco. Si vedeva dal suo volto e dagli occhi persi nel vuoto. Non aveva voglia di discutere con i maghi.
Lasciò ricadere le braccia lungo i fianchi.

- Sinceramente? Io voglio solo tornarmene a casa e dimenticare questo schifo. Che volete che vi dica? Volete sapere che cosa ho fatto mentre ero prigioniero del vostro nemico? - chiese Percy.

- No - rispose Harry - Voglio solo essere sicuro che quello che ho davanti è davvero Percy Jackson -

Percy sussultò e indietreggiò.

- Che intendi? -

- Quando ho usato l'Avara Kedavra...chi ho ucciso? Percy o lo spirito che era nel suo corpo? - chiese Harry stringendo la bacchetta.

Il semidio lo fissò negli occhi e non rispose.
Non aprì bocca.

Annabeth sentì un brivido lungo la schiena e si ricordò la sensazione che aveva provato quella volta, ricordò quello che aveva detto Hazel quando aveva detto che Percy era morto.

Si voltò verso il fidanzato ad occhi sgranati.
Lui teneva il volto basso.

Non poteva essere vero?
Tartaro non sapeva amare! Era un mostro!

No!

Non era possibile!

E se quello davanti a lei era davvero Tartaro allora perché non reagiva?

Ricordava si quello che era successo quella volta ma ricordava anche la reazione di Percy quando gli aveva detto di essere incinta.
Non poteva aver finto, aveva gli occhi carichi di lacrime, di sincerità e di amore.

- Non abbiamo prove che sei davvero tu - insistè Ron.

Annabeth lo guardò e si avvicinò con gli occhi lucidi e la paura nel cuore.

- Nel monte Sant'Elena quando decidesti di rimanere nel vulcano per farmi scappare...che cosa...quale fu il gesto impulsivo che feci? - chiese lei.

Solo Percy poteva conoscerlo.
C'erano solo loro due in quel momento.

Un sorriso increspò le labbra del figlio di Poseidone.

- In quel momento ero convinto che mi dessi un pugno e mi urlassi contro dandomi dell'idiota, invece mi hai lasciato senza parole - rispose Percy - Mi ha preso la maglia e mi hai baciato, dicendo "Stai attento Testa d'alghe" -

Annabeth chiuse gli occhi mentre il labbro le tremava.

- Il giorno che ci siamo fidanzati? - chiese ancora.

- Il giorno del mio compleanno - rispose lui sicuro - Ci buttarono nel laghetto delle canoe, una pessima idea visto che sono figlio di Poseidone. Quel giorno è ricordato come il bacio subacqueo migliore della storia -

Lei ridacchiò.

- Quando ci siamo rivisti al campo Giove che cosa ho fatto? - chiese poi.

Questa volta fu il turno di Percy di ridere.

- Mi hai messo ko con una mossa di Kung fu - rispose lui ridendo.

E poi Annabeth, semplicemente, gli si buttò tra le braccia e gli lasciò un bacio sulle labbra.

- Hai dubitato di me Sapientona? - chiese Percy.

- Mai...volevo solo esserne sicura -

- Bene - disse lui.

Poi guardò i maghi.

- Capisco che non vi fidate ok? Ma non voglio fare del male a nessuno e non sono posseduto da nessuna entità malvagia - spiegò Percy - Sono solo nervoso ma questo è tanto. Vi porterò al campo e rispetterò il patto che le nostre scuole hanno fatto e se non mi volete tra i piedi non è un mio problema -

Harry annuì.

- Scusa ma... - fece il mago.

- Lo so - lo interruppe Percy con sguardo complice.

Dopotutto Harry Potter cercava solo di proteggere i suoi compagni.
Il figlio di Poseidone non lo biasimava perché lui avrebbe fatto lo stesso...



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