5 - Zandvoort

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Sebastian

Stamane mi sono svegliato con una brutta sensazione. Sarà che ho poggiato prima il piene sinistro che quello destro. Dopo una seconda posizione in qualifica, ieri, devo iniziare a prepararmi per la gara di oggi. Mi stiracchio e mi dirigo verso il bagno. Mentre le setole dello spazzolino fanno su e giù tra i miei denti, sento il mio cellulare squillare. Continuando a tenere lo spazzolino in bocca, prendo il cellulare e rispondo.

"Pronto?"
"Seb, sono Charles."
"Oh, Charls... dimmi." Tolgo lo spazzolino dalla bocca.
"Guarda che aspettiamo te per il simulatore."
"Perché, che ore sono?" Corrugo la fronte.
"È quasi mezzogiorno." Risponde sbuffando.
"Che cosa?!" La mia voce fa eco per l'intero appartamento.

Chiudo immediatamente la chiamata, tornando in bagno, finendo di lavarmi i denti. Mi vesto velocemente, mettendo la tuta Ferrari e il berretto, uscendo di fretta.
Corro per i Paddok, evitando di farmi fermare da giornalisti e persone varie.

"Vettel?"

Mi fermo all'improvviso sentendo nominare il mio cognome. Mi giro, vedendo Valtteri guardarmi stranito.

"Sono in ritardo, non posso parlare. Ci sentiamo dopo." Dico, con l'affanno, ricominciando a correre verso il Paddok Ferrari.

Finalmente arrivo, e Mattia mi stava già aspettando con le braccia conserte. Mi gratto la nuca, cercando di riprendere un minimo di fiato, evitando di guardarlo.

"Ehi." Azzardo.
"Va a metterti nel simulatore, prima che ti ci mandi io a suon di calci."

Trattengo una piccola risatina, e mi dirigo verso la sala. Mattia non è cattivo. Nemmeno riesce a dimostrarlo.

[...]

Arriva il momento di gareggiare. Tutte le monoposto sono sulle rispettive posizioni, aspettando i semafori verdi. Mentre mi raccomando che anche quella di oggi sarà una vittoria da portare a casa, il verde appare sui semafori, facendo partire tutti i piloti.
Per un istante mi porto terzo in classifica, guardando la lotta per la prima posizione, davanti a me, tra Max e Lewis.
Si dice che tra i due litiganti, il terzo gode. Quindi, non appena Lewis cerca di proteggere l'esterno, spingo poco più forte per sorpassarli entrambi. Evito di farmi rubare la posizione da Hamilton che, oltre a starmi dietro, sta cercando di tenere a bada Max dietro di lui. Stringo il volante, preso un attimo dall'adrenalina.
Devo stare calmo. Non posso rovinare tutto adesso.
Dopo un lungo rettilineo di pressioni e ansia continua, arriva la prima curva. E qui inizio a sentire la macchina mancare. Noto che le marce non si cambiano a dovere.

"Il cambio non va." Dico alla radio.
"Stai tranquillo, cerca di concludere la gara senza troppi intoppi."
"Io spero tu stia scherzando, hai sentito quello che ti ho detto?" Affronto anche la seconda, terza e quarta curva.
"Devi mantenere i nervi saldi, Sebastian. Non puoi farti fregare dal cambio."

Chiudo la comunicazione, iniziando ad innarvosirmi quando il cambio non mi scala le marce per concludere l'ottava e la nona curva.
Come se non sbastasse, Hamilton è già tornato alle calcagna.
Ti prego, riprenditi, non mi abbandonare adesso.
Cerco di mantenere il respiro stabile, mentre affronto l'ultima curva che mi riporta al rettilineo d'inizio.
È il primo giro Sebastian. Stai calmo.
Dagli specchietti vedo Hamilton avvicinarsi, prendendo la mia scia.
Ad un tratto, quel rettilineo che mi ha regalato la prima posizione, sembra non finire più. Hamilton continua ad avvicinarsi e per non farlo passare, cerco di proteggere la mia posizione, tagliandogli la strada un attimo prima del sorpasso.
Sembra aver funzionato, poiché arrivati alla prima curva è ancora dietro di me.

Passano i primi trenta giri di cinquantasei. L'ansia non fa altro che aumentare, anche perché il cambio inizia a darmi problemi seri. Con una sosta già effettuata, cerco di rimontare tra i primi cinque. La quinta posizione non è difficile da prendere, se solo non ci fosse 'sto cambio rotto del cazzo.
Ad un tratto, mentre sto per superare Albon, davanti a me, la macchina inizia a perdere potenza.

"Cazzo! No! Ti prego!" Impreco contro la macchina."

Non mi risponde più, lo schermo si è addirittura spento. Accosto, per non intralciare gli altri piloti. Inizio a tirare una raffica di pugni al volante, tirando giù tutto il calendario.

"Seb? Che è successo?"
"È successo che si è spenta la macchina! Non mi risponde! E porca troia, succede sempre e solo a me!" Urlo.

Con gli occhi rossi di rabbia, tolgo tutto di fretta, uscendo dalla monoposto. Stringo i pugni e la guardo, mentre è lì, davanti a me, ferma. Tiro un calcio alla ghiaia lì vicino, nervoso come non mai.

Finisce la gara, ma io non mi muovo dai box. Sto nel mio angolo, a riflettere su come sia potuto succedere. Per tutte le sessioni, la mia, è stata una delle auto migliori. Mentre stringo la mano tra i miei capelli, sento i boati delle persone tifose per la Mercedes.
Cerco di consolarmi dicendo a me stesso che almeno Charles è arrivo sul secondo gradino del podio.
Ma mi rode, perché so che sarei dovuto esserci io lì sopra! Al primo posto. Davanti a quel vegano inglese.

"Seb."
Alzo di scatto lo sguardo. "Ah, Charls, sei tu." Cerco di mostrarmi sereno.
"Va tutto bene?" Si avvicina.
"Certo. Tutto ok. È già finita la premiazione?" Chiedo, vedendogli la coppa e la bottiglia di champagne tra le mani.
"Sì." ... "Ehi Seb, vuoi ridere?"
"Sentiamo."
"Non so se l'hai visto, ma nel modo di buttarci addosso lo Champagne, Hamilton è scivolato e per poco non cadeva col culo per terra." Ride.
"Immagino la scena." Rido anche io.

È carino da parte di Charles cercare di distrarmi dai miei pensieri, è una delle poche volte che lo fa. Mi porge la bottiglia di Champagne, che rifiuto. La poggia accanto a me, guardandomi. Sbuffo una piccola risata. Mi tende la mano. La afferro, e lui la stringe. Lo vedo farmi un cenno ed un sorriso.

Esce dai box, andando dai giornalisti.
Lo ammetto, non me l'aspettavo. Mi passo una mano tra i capelli, per poi mettere il berretto sopra. Sento dei passi.

"Charles, guarda che non c'è bisogno di tenermi d'occhio." Scherzo, ridacchiando, alzando lo sgaurdo.
"Persona sbagliata."
"Val. Che fai qua?"
"Nulla. Volevo complimentarmi con te."
"Se stai cercando di infastidirmi, ti consiglio di smetterla." Lo guardo male.
"Altrimenti? Chiami Binotto a difenderti?" Ghigna.
"Te ne vuoi andare, per cortesia?" Gli indico l'uscita alle sue spalle.

Sto cercando di mantenermi calmo in tutti i modi possibili. Inizia ad avvicinarsi, e lì mi alzo in piedi.

"Valtteri, sul serio, vattene." Stringo i pugni.
"Ma stiamo solo parlando."
"No, tu stai cercando di farmi saltare i nervi."
"Ma io volevo davvero farti i complimenti. L'auto è stata una vera schifezza per quei trenta giri. Mai visto spettacolo più brutto."

Trattengo il fiato, guardandolo mentre se la ride. Posa lo sguardo sulla mia monoposto parcheggiata. Sfruttando questo suo attimo di distrazione, gli sferro un pugno in pieno viso.
Indietreggia, mettendosi una mano sulla guancia. Mi guarda furioso.

"Se non te ne vai, te ne arriva un altro, e un altro ancora, finché non ti spacco quella mascella. Così la smetti di parlare." Lo guardo male.

Sta per dire qualcosa, quando nel Paddok entra Helen, la ragazza di ieri. Mi prende il viso, baciandomi, cogliendomi di sopresa.

"Come stai?" Mi chiede.
"Tutto bene. Ma che ci fai qua?" La guardo.
"Sono venuta da te, a ved-" si interrompe, vedendo Valtteri.
"Va tutto bene qui?" Alterna lo sguardo tra me e il pilota Mercedes.
"Benissimo, Val se ne stava andando, vero?" Lo guardo.

Non risponde, esce dai box e basta. Sospiro e guardo Helen. Sorrido in maniera spontanea e le accarezzo il viso.

"Fattelo dire, sei proprio sfigato." Mi prende in giro.

PLAY /SebastianxValtteri\Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora