28 - Monza #2

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Valtteri

Accosto immediatamente, saltando letteralmente fuori dalla macchina, a pochi metri da quella di Sebastian. Lascio il volante smontato, tutte le attrezzature per terra, per poi togliermi il casco e lasciarlo, anch'esso, sul suolo. Corro verso la macchina rossa, rivolta col muso verso la strada. Mi fermo giusto un attimo a guardare l'auto quasi totalmente a pezzi. Le ruote sono come scoppiate, l'ala anteriore è tutta sparsa sull'asfalto.

"Seb! Seb, mi senti? Ti prego svegliati!" Gli dico non appena sono più vicino a lui.

Ha il capo appoggiato su una spalla. Non ho intenzione di toccarlo o spostarlo dalla posizione in cui è, poiché potrebbe avere qualcosa di rotto, e io potrei solo peggiorare la situazione. In poco tempo annunciano l'entrata della Safety Car, mentre arrivano i soccorsi con il carro attrezzi per l'auto. Una serie di uomini in camice rosso, con dietro stampata la croce bianca, rimuove Sebastian dall'auto, e con estrema delicatezza lo poggiano su una barella.
Uno di loro gli toglie il casco, mostrando le piccole perdite di sangue dal naso e dal sopracciglio, mentre l'altro cerca il battito, tastando vari punti sul polso.

"Dobbiamo portarlo immediatamente via." Sento dire a uno dei due.
"Dove lo portate?" Mi viene spontaneo chiedere.
"In ospedale, non può stare qui."
"Che ha?" Cerco di mantenermi più calmo che posso.
"Battito debole, respirazione quasi assente, se rimane qui i rumori delle auto potrebbero portare il suo subconscio in una sorta di attacco di panico, provocandogli danni gravi, alla peggiore delle opzioni direi permanenti." Mi dicono, iniziando a spingere la barella di Seb lontano dalla strada.
"Tipo?" Non sono sicuro di voler sapere la risposta.
"Paralisi. Nel peggiore dei casi, anche più raro, coma."
"Non penso tu abbia l'autorizzazione di stare qui." Mi dice l'altro.
"Non è una tua priorità." Rispondo, scocciato.

[...]

La gara finisce, io e Sebastian siamo stati qualificati come OUT, quindi non abbiamo portato nessun tipo di risultato alla scuderia. Sarà passata un'ora, e Sebastian è dentro una sala da ben un'ora. L'ansia mi sta mangiando vivo, letteralmente.
Mi metto le mani tra i capelli, dandomi la colpa di tutto. Sono stato io, è colpa mia, potevo semplicemente dargli la posizione... ma no, io volevo strafare.
Ecco cosa ho vinto.
D'un tratto sento la voce di Daniel chiamare il mio nome. Mi alzo dalla sedia di scatto, guardandolo avvicinarsi con una piccola corsetta.

"Notizie?" Mi chiede, preoccupato.
Scuoto la testa, non riuscendo nemmeno a guardarlo.
"Tu come stai?" Sento dire a Lewis.
Scuoto, ancora una volta, la testa, guardando il pavimento.
"Andrà tutto bene, Val. Sta' tranquillo." Mi dà una serie di pacche sulle spalle il mio compagno di scuderia.

Annuisco minimamente, tornando a sedermi sulla sedia di poco fa. Daniel va a prendermi qualcosa da mangiare, insieme a Lewis, nonostante avessi insistito sul non voler nulla. Rimango di nuovo da solo, con le mani tra i capelli, come un povero pazzo.

"Non puoi lasciarmi così, bastardo." Sussurro al vuoto.

Sento il rumore di una porta chiudere, che mi fa scattare in piedi. Noto con piacere che è un dottore, uno di quelli che ha portato Sebastian in quella sala. Mi sistemo la tuta, sentendo cosa ha da dirmi.

"Non è grave, ma nemmeno posso dire di aver giocato lì dentro." Si gratta la punta del naso. "Tra qualche minuto sarà messo in una sala-"
"Come sta?" Sbotto.
"Bene. Sta bene. Deve solo riposare."
"Per il resto? Fratture gravi? Lesioni alla testa?" Gesticolo.
"Oh - si fa sfuggire una piccola risata - è più duro di quanto immagini." Mi sorride.
"Grazie..." sospiro di sollievo.
"Gli sei molto legato." Nota, affiancandomi.
"Diciamo che è il mio migliore amico." Sorrido spontaneo, guardando il pavimento.

PLAY /SebastianxValtteri\Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora