Amore & Odio

Capitolo 8

Rebecca restó sbigottita per un attimo senza riuscire a fare nemmeno un passo.

-"Allora che fai? Sali o no?"- domandò in modo scorbutico l'autista dopo aver atteso vari secondi che la ragazza salisse sul suo veicolo. Lei si riprese da quel breve stato di trans ed annuì velocemente mentre saliva sul bus con la stessa rapidità. Alzò lo sguardo e notò Gabriele seduto ad uno degli ultimi posti del veicolo. Camminò decisa, cercando di non perdere l'equilibrio per non cadere, e raggiunse il ragazzo sedendosi accanto a lui. Gabriele, invece, restó per conto suo a fissare il cellulare e continuó a far finta di niente.

-"Hai intenzione di ignorarmi per tutto il resto dell'esistenza?"- inizió a domandare Rebecca rivolgendosi al suo amico dall'atteggiamento indifferente. Lui alzò lo sguardo dal cellulare e fissò per un attimo la ragazza.

-"Non ti sto ignorando. Semplicemente non ho voglia di parlarti"- rispose freddamente il ragazzo tornando a fissare il suo aggeggio elettronico. Rebecca fece un lungo respiro e cercó di mantenere la calma e parlare con moderazione.

-"Ascolta ho pensato molto a quello che è accaduto ieri e ho capito di aver esagerato. Non dovevo arrabbiarmi così solo che.. sono rimasta trafelata quando ho sentito che il mio amico di una vita, al quale ho sempre voluto bene, ha iniziato a provare qualcosa per la persona che più odio al mondo"- spiegò Rebecca sperando che Gabriele nutrisse un po' di compassione per ella.

-"Cerca di capirmi anche questa volta. So bene che alcune volte non mi sforzo minimamente nel cercare di comprenderti, ma almeno tu prova a non imitarmi"- continuó a dire mantenendo un tono dolce e pacato. L'altro sospirò e fissò l'amica con un'espressione dispiaciuta sul volto. Anche lui aveva rimuginato tutta la notte sull'accaduto ed in minor parte anche lui si sentiva in colpa.

-"Ho compreso perfettamente come ti sei sentita però in quel momento non ci ho visto più. Mi sono sentito attaccato e non capito da te, e ciò mi ha fatto star male"- confessò il moro.

-"Tregua?"- chiese Rebecca porgendo una mano all'amico ed aspettando che le venisse stretta. Gabriele fece un enorme sorriso.

-"Assolutamente sì!"- rispose entusiasta per poi ignorare la sua mano tesa e stringerla in un forte abbraccio. Rebecca iniziò a sentirsi meglio ed in pace con sé stessa. Non sopportava discutere con il suo migliore amico. Era una delle cose che avrebbe con piacere evitato.

-"Ti prometto che non litigheremo mai più per questo genere di cose"- sentenzió lei rimanendo ancora tra le braccia dell'amico.

-"Lo prometto anch'io"-

**
Tre giorni dopo..
Passata anche la terza ora di scuola Rebecca uscì dalla sua classe assieme a Gioia per dirigersi al bar.

-"Ma tu hai capito qualcosa di matematica?"- domandò la ragazza dai capelli rosa rivolgendosi all'amica. 

-"Avrei capito qualcosa in più se mi fosse stato spiegato l'arabo"- borbottó abbastanza innervosita la ragazza. Si trattava di uno di quei giorni in cui non riusciva nemmeno a sopportare la presenza dell'aria attorno a lei. Capitava spesso di svegliarsi con la luna completamente storta per poi subire un'altra stupida giornata senza riuscire a stare serena.

-"Ah.. un'altra delle tue giornate storte"- commentó l'altra ridacchiando e permettendo a Rebecca di alzare gli occhi al cielo.

-"Eh già. Che fatica la vita di una ragazza insopportabile"-

-"Avanti! Non sei poi così insopportabile. Sei diversamente trattabile"- punzecchió Gioia facendo sorridere la sua amica.

-"Hey che ha quella?"- domandò improvvisamente Rebecca quando vide Claudia correre nel corridoio mentre cercava disperatamente di asciugarsi le lacrime dagli occhi. Gioia e l'amica si scambiarono una serie di sguardi interrogativi e poi decisero di seguire la ragazza, che andò a rifugiarsi in bagno.