Capitolo 24

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Passò un mese dal compleanno di Rebecca. I suoi rapporti con Daniele restarono sempre gli stessi e lei s'impegnava con tutta sé stessa per aiutarlo nello studio. Procedeva tutto bene. Rebecca si stupì di quanto Daniele riuscisse ad apprendere gli argomenti con più facilità. Certo, alcune volte non assumeva i migliori dei comportamenti e non sempre riusciva a dare interrogazioni impeccabili. La bionda, però, avrebbe continuato a non arrendersi. Perché avrebbe dovuto? Daniele le stava dando tutto quello di cui lei aveva bisogno. Solo averlo vicino per Rebecca era un sogno. Durante le ore di lezioni i due sedevano ancora lontano tra loro ma gli sguardi non mancavano.

-"Santoro, ti va di svolgere questo esercizio alla lavagna?"- domandò la professoressa improvvisamente alla ragazza attirando la sua attenzione. Rebecca si alzò dalla sedia e, portandosi il quaderno assieme, annuì.

-"Certo!"- rispose soddisfatta al solo pensiero di esser riuscita a risolvere quell'esercizio precedentemente. Afferrò un gessetto ed iniziò a scrivere la traccia. Dava le spalle alla classe ma poteva percepire lo sguardo di Daniele bruciare sul suo corpo. Infatti, quando si voltó, dette una rapida occhiata al ragazzo e le sue insinuazioni furono fondate. Quello che ne ricavó fu un occhiolino da parte sua rischiando quasi di farla arrossire. Per evitare di far brutte figure, Rebecca distolse lo sguardo e decise di concentrarsi sul suo esercizio.

-"Signorina Santoro, le andrebbe di spiegare cosa sta facendo? In modo che sia più chiaro alla classe"- propose la sua insegnate quando notò che lo svolgimento era completamente corretto. Rebecca restó interdetta per un attimo e poi annuì ancora una volta.

-"Si, ho fatto in modo di trovare il dominio, l'intersezioni con l'asse delle x e delle y, la positività, gli asintoti ed infine le derivate. Tutto questo procedimento viene chiamato studio di funzione"- illustró lei continuando a fissare la lavagna nera per l'imbarazzo. Da sempre aveva odiato stare al centro dell'attenzione e lo stesso valeva anche quando si era a scuola.

-"Mazza questa oltre che esse na troia, nun sa manco spiegà"- si sentì un bisbiglio tra i banchi. Si trattava di un compagno di classe di Rebecca che non aveva fatto altro che giudicarla dal primo anno di superiori. Daniele, che sedeva dietro di lui, udì quelle parole e decise di intromettersi.

-"Che cazzo hai detto?"- domandò lui cercando di mantenere la calma nel migliore dei modi. Non alzò neanche la voce per non attirare l'attenzione. Il ragazzo in questione si voltó con un sorriso da idiota in faccia.

-"Te di che ti impicci, Moriconi?"-

-"Rimangiati quello che hai detto e statte zitto fino a quando questa stramaledetta campanella suonerà"- iniziò a dire il ragazzo con tono più serio e minaccioso. L'altro alzò un sopracciglio e cercó di trattenere una risata.

-"Altrimenti?"- lo sfidó facendo diventare due occhi come due piccole fessure.

-"Altrimenti ti faccio chiudere la bocca a suon di pugni, Francé"-

-"Che c'è? Ti ho insultato la tua troia e ti senti tirato in causa?"- disse Francesco con tono da stronzo e da arrogante per poi scoppiare a ridere.

Nel frattempo Rebecca, non accorgendosi di nulla, continuó a spiegare l'esercizio di matematica fino a quando non sentì una sedia cadere di colpo per terra. Tutti si votarono di scatto, inclusa lei, ed osservarono la scena sconvolti.

-"IO TI AMMAZZO COGLIONE!"- urlò Daniele per poi spostare il banco con forza per farsi spazio e prendere Francesco per il colletto. Senza che gli altri avessero tempo per realizzare e reagire, il ragazzo gli tirò un pugno in piena faccia. Francesco cadde per terra di colpo con un bel po' di sangue che gli usciva dal naso. Le nocche di Daniele erano sporche di quello stesso sangue ed avrebbe continuato se non fosse stata l'intera classe lì. Se non ci fosse la sua Rebecca lì.

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