Non è abbastanza

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Yeonhwa aprì gli occhi quando venne scossa, lentamente, da qualcuno.
Il sole le diede fastidio agli occhi e portò le mani sul viso per proteggersi da questo.

«Ti ho portato la colazione» la voce dolce di Minho le arrivò alle orecchie e Yeonhwa mugugnò qualcosa ancora mezza addormentata.

Minho fece spazio sul comodino e vi poggiò sopra il vassoio di legno chiaro, poi si sedette sul letto ed iniziò ad accarezzare i lineamenti del viso della ragazza ed i suoi capelli biondi.

Yeonhwa aprì gli occhi, alla fine, e gli sorrise «buongiorno» sussurrò, con la voce impastata.

«Come ti senti?» si premurò di domandare il ragazzo, guardandola stiracchiarsi sotto alle coperte.
Yeonhwa sospirò e il suo sorriso vacillò per un momento «Bene» mormorò.

Minho non chiese altro e le passò il cornetto alla cioccolata, che Yeonhwa prese velocemente e morse.

«Tu hai già fatto colazione?» domandò la ballerina, e Minho annuì «Volevo aspettarti ma la fame era troppa» poi risero insieme.

Le nuvole presto oscurarono il sole e la giornata della vigilia di natale da soleggiata passò ad essere grigia e spenta.

Yeonhwa si sentiva allo stesso modo, mentre guardava la vita scorrere dall'altra parte dei vetri della finestra.
E Minho se n'era andato pochi minuti prima per tornare al lavoro, anche se non avrebbe voluto lasciarla.

Quel giorno, nonostante fosse comunque iniziato col sole, era destinato a finire con la pioggia- o almeno era così nel cuore e nell'anima di Yeonhwa.
Non aveva dimenticato la madre e l'agenzia e la minaccia.
Non aveva quasi chiuso occhio la notte scorsa mentre ripensava alle parole del suo CEO.
E non era ancora giunta ad una risposta.

La madre era così egoista; aveva abbandonato la propria famiglia senza lasciarne traccia. E forse non aveva neanche avuto il coraggio di dire al proprio marito che se ne stava andando.
Il manager dell'azienda era egoista; voleva Yeonhwa nella sua etichetta ed i soldi nelle sue tasche.

Ma Yeonhwa non era come loro.
Lei era cresciuta con l'egoismo attorno a sé e non aveva mai voluto farne parte.

Dall'altra parte della strada, una ragazzina rideva mentre parlava al telefono.
Avrebbe voluto avere la sua stessa gioia ma purtroppo la vita non aveva in serbo quello per lei.

Si girò, dando le spalle alle auto che sfrecciavano in quella via, e si diresse in salotto.
Afferrò il telefono dal mobiletto sotto alla tv e scrisse a Minho.

Hai cinque minuti?
Devo parlarti, per favore.

Aspettò una risposta e nel frattempo sperò che fosse negativa.
Sperò che ritardando l'incontro con Minho, non avrebbe dovuto lasciarlo.
Sperò che in quel lasso di tempo, Sunwoo l'avrebbe chiamata dicendole che fosse tutto risolto con la madre e con i soldi.
Sperò che la madre la chiamasse e le dicesse che fosse tutto uno scherzo.

Erano anni, più o meno venti, che Yeonhwa aspettava una chiamata o una lettera da parte della madre.
Neanche sapeva più come fosse il suo aspetto, tant'era che non la vedeva.

Uno squillo proveniente dal telefono e Yeonhwa prese l'oggetto velocemente.
L'icona di Minho apparve sullo schermo insieme al messaggio, sullo sfondo loro due che sorridevano felici, in una foto scattata non molto tempo prima.

Minho le rispose che aveva anche più di quei miseri cinque minuti per lei, ma Yeonhwa non ebbe la forza neanche di sorridere.

Si mise le scarpe, il cappotto ed uscì di casa, dirigendosi verso l'edificio della jyp.
Il giorno dopo sarebbe stato natale, lo avrebbe dovuto passare con la propria famiglia -o almeno, parte della famiglia.
Ma si sentiva come se non fosse adatta a festeggiare quella festività.
Il natale portava allegria, compagnia, spensieratezza.
Yeonhwa si sentiva tutto l'opposto e non voleva che il proprio umore andasse ad infierire su quello del padre e del fratello.
Probabilmente loro erano felici e non sapevano nulla del ritorno della donna.

Quasi quaranta minuti di metro ed autobus dopo, Yeonhwa fece il proprio ingresso nell'agenzia dove lavorava come insegnante di coreografie.

Cercò la sala prove degli stray kids e quando la trovò bussò al legno della porta.
Riconobbe la voce di Jeongin che esortava chiunque fosse ad entrare e Yeonhwa abbassò la maniglia.

«Ciao» salutò educatamente, e Minho posò la bottiglietta dell'acqua sul pavimento appena vide la ragazza.
«Ehi» le sorrise e le si avvicinò, poggiandole una mano sulla spalla «Cosa devi dirmi?»

«Possiamo uscire?» Yeonhwa lo guardò dritto negli occhi e Minho annuì, facendole strada fuori l'edificio.

Yeonhwa si sedette su un muretto e Minho la seguì, affiancandola.

«Non so da dove iniziare.» cominciò Yeonhwa, facendo dondolare le gambe nel vuoto e mantenendo la testa bassa a fissare le scarpe.

«Prendi un respiro e butta fuori le parole» la esortò Minho, poggiandole una mano sulla guancia per farla voltare verso sé.
Yeonhwa non gli era mai sembrata così stanca.

Rimase a guardarla per qualche secondo, cercando di individuare qualche segno nello sguardo che potesse parlargli e dirgli cosa stesse accadendo alla ragazza.
Ma Yeonhwa si spostò ed indietreggiò con la testa, perdendo il contatto con Minho.

«Sono un disastro, Minho. Mi dispiace così tanto.» sussurrò, questa volta guardandolo negli occhi.
Minho non capì «Cosa stai dicendo? Cos'è successo?»
«Scusami.» saltò giù dal muretto ma continuò a guardare il ragazzo «Finiamola qui, Minho. Ho così tante cose per la testa e non riesco a pensare anche ad una relazione. Capiscimi, per favore.»

Minho scese dal muro e poggiò i piedi per terra, poi fermò per una mano la ballerina «Perché? Eri felice fino a ieri. Ho fatto qualcosa di sbagliato?»

Yeonhwa scosse la testa «Non hai fatto nulla.»
«E allora cosa-»
Yeonhwa lo interruppe togliendo la propria mano da quella del ragazzo «Dovremmo pensare solo ai nostri successi e lasciare da parte i sentimenti.»

Minho strabuzzò gli occhi, non riconosceva più Yeonhwa.
Quella davanti a lui non era la sua ragazza, sembrava come se ci fosse un'altra persona a parlare per lei.
«Lo vuoi realmente, Yeonhwa?»
La ballerina annuì e Minho non disse altro, semplicemente la sorpassò e tornò dentro la propria agenzia.

Yeonhwa si girò in tempo per guardare la figura di Minho varcare la soglia dell'edificio e chiudersi la porta d'emergenza alle spalle.

«Sono una stupida Minho, perdonami. Ma la mia vita va a rotoli e l'ultima cosa che desidero è rovinare anche la tua.»


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Holaaa🤙🏻
Spero il capitolo vi piaccia, alla prossima!

Ballerina || Lee KnowDove le storie prendono vita. Scoprilo ora