Only rumors

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«Ehi! Ehi, scusami, sono il ragazzo dell'altra volta, quello che-» Frank cercò di cominciare una conversazione con Gerard Arthur Way, ma quello sembrava totalmente assente.
I suoi occhi sembravano nero pece. O forse lo erano?
«Gerard, ti senti bene?» Chiese, e subito dopo la mano di Frank saettò sulle proprie labbra.
Way non doveva sapere che Frank aveva delle informazioni su di lui.
A quel punto, Frank aveva finalmente attirato l'attenzione del ragazzo misterioso; anche se probabilmente in modo negativo.
«Chi sei?»
«Io sono Frank Iero. Terzo anno, indirizzo biomedico.»
Gerard alzò gli occhi al soffitto, come se fosse seccato dal suo comportamento. «Volevo dire, come fai a sapere il mio nome?»
Subito dopo lo sguardo del ragazzo con i capelli bianchi tornò vuoto, opaco. Come se non avesse più bisogno di una risposta.
Infondo sapeva benissimo che circolavano molte informazioni su di lui, la maggior parte false.
«Scusami, io... ho chiesto ad un amico.»
Frank era sempre sincero, ma forse in quel caso avrebbe potuto rimanere in silenzio e risparmiare la vita del povero Ronald - parlava solo con lui da quando era arrivato, e con Jane, perciò non era difficile da capire chi fosse quel suo amico.
Infatti Gerard era sorpreso. Non si sarebbe aspettato una risposta alquanto sincera.
«Volevi parlarmi, per caso?»
«Beh... io... sì»
«Okay. Parliamo allora.» Gerard si sedette sul muretto che collegava due colonne, affacciate sul cortile verde della scuola.
Il ragazzo moro pronunciò un ah; ma non si fece alcuna domanda. Si sedette accanto a Gerard e cominciò a guardarsi le mani.
«Sai, volevo rigraziarti per l'altra volta, tutto qui. Sono sorpreso che tu ti sia messo in mezzo per aiutarmi, ma capisco benissimo che non è nulla di personale, tranquillo. Te ne sono soltanto grato.» Sul viso di Frank si formò un sorriso diverso, uno un po' amareggiato.
Sembrava essere maturato così, all'improvviso.
La realtà era che Frank era un ragazzo molto timido, chiuso in se stesso, e non sapeva reagire alla cattiveria delle persone. Ma del resto faceva finta di nulla, sorrideva sempre, e i suoi sorrisi, nonostante quello che accadeva, erano sinceri.
Dopodiché, visto che Gerard aveva lo sguardo rivolto verso il basso, e non osava più guardarlo, pensò fosse meglio andarsene; quindi si alzò.
«Aspetta... frequenti biologia quindi, giusto?»
«Esattamente»
«Buona fortuna allora» Si alzò dal muretto sistemandosi la tracolla sulla spalla e Frank lo guardò sparire lungo il corridoio.

Tornato a casa, Frank corse subito in camera sua e prese il suo computer portatile.
Doveva fare una ricerca sui Way, come Ron gli aveva consigliato.
Gli erano usciti almeno dieci risultati. Tra questi, il più visitato era un blog privato. Aprì il sito, e rimase abbastanza colpito da come questo era ben impostato.
Lo sfondo era tutto nero, e i caratteri in rosso.
Un rosso molto acceso, per contrastare lo sfondo scuro.
Era fatto appositamente "macabro" o vampiresco, giusto per dare l'idea a cosa andavi incontro. A quelle storielle insomma.
Ma dopo averne lette un paio, Frank ripropose la cosa come teorie. Quelle erano vere e proprie teorie pensate e studiate fino all'ultimo, su quella - letteralmente - dannata famiglia.
Era da pazzi una cosa del genere.
Tutte quelle informazioni buttate lì al vento, che ormai non si poteva più capire quali erano quelle vere e quali quelle false.
Frank non conosceva Gerard né tantomeno la sua famiglia, ma odiava il fatto che tutto su di lui fosse stato messo su un blog da una persona anonima - probabilmente della scuola. Doveva essere davvero orrendo; quella persona era ossessionata dalle dicerie.
Gerard non faceva nulla per fermare il vociare però, e Frank pensò che forse non ne aveva la possibilità.
Forse era qualcosa più grande di lui; anche se Gerard non sembrava tipo da farsi sottomettere.
La storia che più l'aveva colpito era quella dei vampiri.
Una famiglia di vampiri.
Gerard una specie di figlio prodigio, che si era iscritto al liceo della città perchè poteva permettersi tutto.
Una volta aveva aggredito uno studente; cosi c'era scritto, ma Frank non poteva saperlo - e non ci credeva. I segni erano molto simili a buchi causati da denti affilati.
Proprio sul polso della ragazza; era una ragazza quindi.
Da allora nessuno più si avvicinava a Gerard, tranne gli amici che gli giravano intorno.
In classe, era sempre l'ultimo, il banco vicino alla finestra.
A mensa, aveva un tavolo tutto suo. Guai a chi si avvicinava - ma, sempre secondo Frank, erano tutte seghe mentali che si facevano gli studenti.
Non credeva che, se qualcuno avesse provato a sedersi vicino a lui, Gerard l'avrebbe morso.
Andiamo, chi credeva a quelle sciocchezze?

Il giorno dopo tornò a scuola, con uno strano sorriso sollevato sul volto. Non appena Jane si avvicinò a lui, Frank le mostrò un sorriso sornione, che la lasciò a bocca aperta.
«Frank? Cos'è quel sorriso? Non che non mi piaccia vederti sorridere ma-»
«Oh nulla di che» Ridacchiò, «Non preoccuparti. Tutto nella norma.»
«Mh... d'accordo. Se lo dici tu»
Andarono a trovare Ron nell'aula 49, e lo trovarono già con la testa su un foglio.
Non nel senso che era concetrato a studiare, ma che stava dormendo con la testa sul quaderno.
«Oh andiamo Ron! Non puoi saltarti l'ora di psicologia, ho bisogno di farmi psicanalizzare da te.» Frank scosse la spalla del suo amico ridendo.
«Cosa? Che ore sono? I miei alunni sono arrivati?» Alzò la testa facendo svolazzare i suoi ricciolini, e una scia di bava colò dalla sua bocca. Stava letteralmente dormendo.
«Dio, sei disgustoso» Disse Jane con un'espressione schifata, lanciandogli un fazzoletto sul viso. «Pulisciti, lama.»
Frank scoppiò a ridere per il termine dell'amica, poi si girò a guardarla. «Ma crede seriamente di essere il professore?»
«Conoscendolo, sì. E si sta pure preoccupando, perché è in ritardo.» Rispose lei, massaggiando una spalla a Ron. «Mr. McFray, ci ha portato i compiti?»
«Oh sta' zitta Jane Dillinger. Sei una pessima alunna.»
«Allora sei cosciente»
«Brutto stronzo»

Al suonare della campanella delle otto e venti, Jane e Frank tornarono nella loro aula, dove c'era un gran baccano.
Il vociare si interruppe solo quando un ragazzo incappucciato entrò nella classe. Le mani erano coperte da guanti senza dita in pelle e la sua lunga giacca nera svolazzò fino alla cattedra.
Non appena raggiunse questa, abbassò il cappuccio mostrando i suoi capelli biondo cenere.
Oh. Era Gerard Arthur Way.
Parlò a bassa voce, «Professore, sono Gerard Arthur Way, scienze applicate. Volevo chiederle una cosa in privato.»
«Oh, d'accordo, aspetta qui fuori un secondo»
Gerard annuì, «Grazie»
«Frank?»
«Uh, sì?» Il moro si girò a guardare Jane, che indicò il suo astuccio.
«Posso prendere la penna rossa?»
«Oh, sì, certo» Le rispose, passandole l'astuccio, dopo alzò di nuovo lo sguardo e fece in tempo a vedere la porta chiusa dietro il mantello di Way.
Che misterioso che era, quel ragazzo.

𝒊𝒍 𝑵𝒐𝒔𝒕𝒓𝒐 𝑷𝒐𝒔𝒕𝒐 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora