Epilogo •

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Quando tutto finì, Frank ospitò Gerard a casa sua per un po' di tempo, senza nemmeno chiederglielo, semplicemente trascinandoselo a casa sua.
I suoi amici avevano raccontato tutto quanto ai genitori di Frank, tralasciando ovviamente la parte dei suoi poteri e... della storia che stava sbocciando tra i due. E i genitori alla fine acconsentirono.
Frank fu loro molto grato, tanto che li ringraziò fino a che non arrivò il momento di prendere Gerard dall'ospedale.

«Gee...» Cominciò il moro, mettendosi a gambe all'aria e con la testa che penzolava dal letto.
«Dimmi, Frank» Rispose Gerard stando seduto sul suo letto e guardando la sua posizione strana.
Il più basso aveva una cosa da chiedergli, forse stupida, ma che gli premeva dentro da molti giorni.
«Perché mi hai portato proprio in quel posto, quel giorno? Se ricordi ovviamente...»
«Certo che ricordo» Disse Gerard sorridendo, «Beh... perché mi piace, molto. Diciamo che... è stato il mio posto per tanto tempo, quando mi perdevo un po' in me stesso, o quando avevo bisogno di staccare la mente. Però...»
Frank si mise subito a sedere, incuriosito, e lo guardò negli occhi quasi mettendolo a disagio ma senza accorgersene.
«Però?» Chiese a bassa voce.
«Però sentivo di poterlo condividere almeno con te. Perché... con te... non ho paura di perdere me stesso» Aggrottò la fronte, guardando verso il basso, ma poi trovando le parole giuste continuò guardando proprio i suoi occhi. «Perché sei la persona più sincera e pura che io conosca, e se tu sei al sicuro con me, mi sento al sicuro anche io. E nella mia vita è stato molto difficile essere me stesso senza subirne le conseguenze.»
«Quindi io... tu... mi mostri il vero te stesso ogni volta che sei con me?»
Gerard annuì.
«Lo sento, non ho bisogno di fingere, ormai conosci tutto di me.» Sospirò pensando alla propria natura, «Ma non hai mai avuto paura»
«No, infatti» Disse Frank scuotendo la testa velocemente e prendendogli istintivamente una mano. «Perché dovresti farmi paura?... Sei... sei speciale»
Le labbra del più grande si schiusero per la sorpresa della parola che aveva usato. «Pensi davvero che io sia... speciale? Non una specie di mostro
«Gerard... non hai mai fatto del male a nessuno...» Disse Frank dispiaciuto accarezzandogli piano il dorso della mano con le dita e facendosi più vicino a lui. «Solo chi crede a quelle voci... potrebbe pensarlo»
«Tu non ci hai mai creduto, vero?»
Frank scosse la testa.
Vedere Gerard così insicuro lo inteneriva, ma gli faceva anche male al petto per qualche motivo. Gli dispiaceva.
«Non hai mai... dubitato di me?»
«No, Gee. Mi sono sempre sentito al sicuro con te. Tu mi hai sempre salvato... da ogni situazione...»
«Piccolo...» Gerard sorrise e lo attirò in un abbraccio, era felice con Frank, ed era piacevolmente sorpreso di esserlo.
Dopodiché riposarono insieme, ma Gerard dovette stare su un altro materasso sul pavimento per via delle regole che il padre di Frank aveva imposto proprio quel giorno.

Qualche giorno dopo, Frank decise di andare in quel posto che ormai considerava il loro.
Era il compleanno di Gerard.
Lo sapeva, ma il diretto interessato invece era ignaro che lui ne fosse a conoscenza.
Quindi Frank finse di non saperlo.

Arrivati, Gerard aiutò il moro a sistemare una coperta sull'erba, e dopo si sedettero lì.
Con una vista stupenda davanti a loro.
Leggermente in rialzo grazie alla collinetta, riuscivano a vedere tutta la distesa di verde fino alla città.
D'un tratto, una mezz'ora dopo, spuntarono Ronald, Jane, e gli amici di Gerard.
«Ragazzi! Che ci fate qui?...»
«Auguri Gee!» Esclamò Frank sorridendo e si buttò praticamente addosso a lui, stringendolo forte in un abbraccio.
«Frank...» Gerard lo strinse a sé accarezzandogli la schiena, incredulo, poi guardò i suoi amici, mentre in coro gli facevano gli auguri.
«Grazie ragazzi ma-»
«Oh non ringraziarci, non c'è di che.» Disse Jane ridacchiando; Frank era la mente, ma Jane insieme ad un Ron costretto organizzò tutto quanto, invitando anche gli amici di Gerard.
«Pensavi di scampartela?» Chiese Frank lasciandolo respirare e rimettendosi al suo posto.
«Beh... in realtà io non ho detto proprio nulla...»
«Ecco, perciò mi sono offeso. Capisco che magari non ti piace festeggiare, ma a me potevi dirlo.» Borbottò il più basso con un finto broncio, per poi dare un'occhiata agli altri ragazzi che già stavano creando caos attorno.
«Hey Gerard! Abbiamo portato da bere» Gli disse un tipo, facendo l'occhiolino, per poi invitarlo ad avvicinarsi.
Gerard scosse la testa con un sorriso, «Arrivo subito» Disse, alzandosi e raggiungendo l'amico.
Così Frank a sua volta si alzò e si rivolse ai suoi amici. «Grazie, a tutti e due, di cuore»
«Frank... ci hai ringraziato almeno una trentina di volte» Disse Ronald facendo una smorfia, per poi fargli un sorriso e dargli delle pacche sulla spalla.
«Non c'è di che.» Fece quindi Jane al posto suo. «Però un bicchierino me lo vado a fare eh. Venite?»
Tutti e tre si unirono a Gerard e i suoi amici, e il festeggiato riuscì a divertirsi molto, finché a fine serata tutti decisero di andarsene più o meno alla stessa ora -verso le undici di sera- e così rimasero soltanto lui e Frank.

«Uhm, Frank... perché proprio qui?» Chiese, tranquillo, mentre sdraiato in mezzo all'erba lo guardava, sotto la luce della luna e di quelle pochissime stelle che cominciavano a comparire nel cielo.
«Perché volevo fosse speciale» Rispose Frank senza esitazioni, sdraiato accanto a lui con le braccia incrociate sul petto, mentre lo guardava, e nei suoi occhi brillava quella meravigliosa luce, come se il riflesso potesse illudere e gli occhi contenere il cielo e tutta la sua bellezza.
«Bastavi tu.» Ribattè quindi Gerard, ma senza un tono accusatorio o irritato.
Si era divertito molto.
Si era sentito spensierato, era riuscito a starsene tranquillo anche in presenza degli altri, senza per una volta preoccuparsi di qualcosa.
«Però questo era il nostro posto...» Disse con una punta di amarezza nella voce, pensando che ormai non fosse più così tanto intimo o speciale per entrambi.
«Gee. Non se lo ricorderanno mai, si sono ubriacati tutti.» Rispose Frank ridendo, ma tornò serio poco dopo e con un sorriso rassicurante in viso. «E poi nessuno riesce a vedere realmente la bellezza di questo posto come lo facciamo noi»
Gerard sorrise ampiamente a quelle parole.
Aveva ragione. Non doveva preoccuparsi.
E nessuno -perché lo sapeva anche lui finché non incontrò Frank- era mai riuscito a vedere la bellezza di quel posto.
Nessuno, perché era abbandonato a se stesso.
Ma qualcuno si era accorto di quella bellezza.
Di quella serenità, la tranquillità che trasmetteva.
Di come sembrava un posto sicuro, e come lo era.
Puro, fresco, non toccato da nessuno.
Gerard lo aveva scoperto, come Frank aveva scoperto Gerard.
Piano piano, innamorandosene sempre di più.

𝒊𝒍 𝑵𝒐𝒔𝒕𝒓𝒐 𝑷𝒐𝒔𝒕𝒐 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora