«Frankie, tesoro, mi daresti una mano? Ho bisogno dell'aceto di mele che è nel mobile in alto»
Il moro annuì avvicinandosi con il telefono in mano, senza alcuna intenzione di posarlo dato che stava scambiando dei messaggi con Gerard, e dopo lo sguardo severo della madre si affrettò a prendere la bottiglia di vetro dal mobile indicato.
«Se hai bisogno di altro chiamami, okay? Io sono in camera» Avvisò poi distrattamente la madre, tornando in camera sua.
Era contento perché di solito dopo scuola Gerard non gli dedicava molto tempo; e poi quel ragazzo non era proprio un tipo da messaggini.
Dopo nemmeno una mezz'oretta però, si sentì uno strano rumore di pentole e un urlo dalla cucina, quindi il cuore di Frank fece un balzo e si fiondò subito fuori dalla stanza.
«Mamma! Mamma che succede- oh dio...» Vide sua madre stesa per terra che si teneva un braccio al petto, con un'espressione dolorosa in viso. La rassicurò e le diede un panno bagnato, lanciando un'occhiata ai fornelli che però erano totalmente spenti.
«Cazzo cazzo cazzo» Chiamò un'ambulanza con le dita tremanti e mentre parlava al telefono notò qualcosa di strano. Una figura... forse.
Riuscì a vedere come un'ombra dissolversi in fretta nel corridoio, uscendo proprio dalla cucina, davanti ai suoi occhi.
Decise di non farci troppo caso, perchè pensava che sarebbe potuto impazzire all'istante.Nell'attesa su una delle sedie fuori dalla stanza della madre, in ospedale, cominciò a ripensare all'incidente.
Come poteva essere accaduto? Era tutto regolare in cucina, aveva anche fatto controllare il gas e tutto il resto.
E quello che aveva visto?
Era davvero frutto della sua immaginazione o non voleva realmente capire?
Aveva già avvisato Gerard in ambulanza, mentre stava accanto alla madre e un uomo si prendeva cura di lei, ma lui ci mise un po' a rispondere.
Poi, quando Frank gli chiese se sarebbe potuto venire, lui aveva detto di essere impegnato, e che gli dispiaceva.
E ciò rese triste il moro. Si sentì deluso.
Gerard non gli spiegò nulla però – e questo lo logorava dentro – per il semplice fatto di non volerlo fare preoccupare ulteriormente.
Infine Frank spense il telefono e si mise l'anima in pace, tanto Gerard non l'avrebbe raggiunto, e si limitò ad aspettare le notizie di sua madre.
Una mezz'oretta dopo, un'infermiera raggiunse il ragazzo.
«Frank Iero?» Chiese, leggendo il nome da una cartella che teneva in mano.
Il moro si limitò ad annuire, restando seduto e torturandosi le mani. Sapeva che le ferite non erano mortali, ma soffriva per sua madre ed era estremamente preoccupato.
«Tua madre sta bene. Ha subito un'ustione di secondo grado, ma non è così grave come si può pensare. Bisognerà portare avanti le cure per qualche settimana e allora le ferite saranno guarite del tutto.» Finì di spiegare la donna davanti a lui, facendogli un sorriso rassicurante. «Potrai entrare tra poco»
Frank annuì, guardando l'infermiera andare via, e dopodiché cominciò a mordersi nervoso le labbra e a camminare avanti e indietro per il corridoio.
Fece un respiro profondo e si mise una mano sulla nuca, accarezzandosi i capelli, in tensione, finché non vide uscire il dottore dalla stanza, così gli andò subito incontro.
«Dottore? Posso entrare?»
«Sì ragazzo... ma non dare fretta a tua madre, sta riposando» Rispose gentile l'uomo, dandogli una piccola pacca sulla spalla, e dopodiché lo lasciò solo.
«Mamma...» Sussurrò piano il ragazzo al fianco della madre, una volta raggiunto il lettino rettangolare. «Dio... se solo non ti avessi lasciata sola» Si morse le labbra pensando di essere stato egoista ad averla lasciata sola per parlare con Gerard e sentendosi in colpa. «Che stupido» Si trattenne dal piangere, cercando di non pensare a quello proprio adesso, e sospirò accarezzando delicatamente una mano alla madre, guardandole il braccio tutto fasciato.«Frank»
«G-Gee» Il ragazzo gli corse incontro e si buttò tra le sue braccia, scoppiando silenziosamente a piangere senza saperne il perché.
Si era trattenuto fino a quel momento perché non voleva piangere davanti a sua madre, aveva paura che si svegliasse proprio in quel momento e lo vedesse. Quando lui piangeva, di solito faceva piangere anche lei, e non voleva.
«Piccolo...» Gerard gli cinse i fianchi con un braccio e gli accarezzò piano i capelli, cercando il suo sguardo nonostante la testa del moro fosse appoggiata al suo petto.
«Come sta?» Chiese, chinando un po' il capo e portando due dita sotto al suo mento per incontrare i suoi occhi, e solo in quel momento lo notò piangere, così qualcosa dentro di lui si spezzò, e cominciò a sentirsi terribilmente strano... un mix di senso di colpa, rabbia e dolore.
Frank alzò lo sguardo su di lui e deglutì, facendo per asciugarsi le lacrime con la manica della felpa, ma Gerard gli prese il polso per bloccarlo e si piegò a lasciare dei baci sotto i suoi occhi, fermando le lacrime.
Il moro arrossì violentemente al suo gesto, così dannatamente dolce, e si sentì onorato pensando di non meritarlo.
«Mi dispiace di non essere venuto, Frank. Ero... bloccato in una faccenda»
Frank scosse la testa con un piccolo sorriso, «Non preoccuparti» Lo abbracciò delicatamente, portando le braccia attorno al suo busto, e Gerard fece un lieve verso ma di cui Frank non si accorse.
«Adesso sei qui...»
Una volta calmatosi, si sedette insieme a Gerard e cominciò a spiegargli tutto l'incidente, la situazione della madre e di come era preoccupato. Gli disse che l'unica cosa che però si sarebbe portata dietro sarebbero state le cicatrici, ma era una cosa inevitabile, però era grato che non fosse nulla di più.
Continuò a parlare a macchinetta senza notare che Gerard era apparentemente stanco e pallido in viso, più del solito, ma lui non provò nemmeno a fermarlo.
Si sentiva in colpa per averlo lasciato solo, anche se si stava occupando di qualcosa di molto importante.
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𝒊𝒍 𝑵𝒐𝒔𝒕𝒓𝒐 𝑷𝒐𝒔𝒕𝒐
Romance𝘛𝘪 𝘧𝘪𝘥𝘪 𝘥𝘪 𝘲𝘶𝘢𝘭𝘤𝘩𝘦 𝘷𝘰𝘤𝘦 𝘰 𝘥𝘦𝘭 𝘵𝘶𝘰 𝘪𝘴𝘵𝘪𝘯𝘵𝘰? ᵇᵒʸˣᵇᵒʸ ᶠᵃⁿᵗᵃˢʸ ⁿᵒ ᵛᵃᵐᵖⁱʳᵉ ©𝑝𝑎𝑟𝑡𝑦𝑏𝑢𝑔𝑝𝑜𝑖𝑠𝑜𝑛 (Frerard) [Cominciata agli i...