i dottori chiamarono Frank il giorno dopo per informarlo dei dati di Gerard.
Lo avevano anestetizzato anche se era già svenuto e avevano scoperto che il suo cuore era rimasto fermo per una manciata esagerata di minuti, e che non riuscivano a crederci perché era molto raro e ammirevole.
Infine dissero che tra non molte settimane sarebbe potuto uscire da lì come nuovo.
Ma ormai decise di non pensare all'accaduto, e semplicemente di godersi la presenza di Gerard accanto a sè quelle ore in ospedale.«Papà... possiamo ospitare un mio amico a cena stasera?»
Suo padre esitò a rispondere, per poi borbottare un "vediamo più tardi".
Così il moro lasciò correre e stette buono per un'oretta, alla fine glielo richiese.
«Chi?»
«Gerard Way.»
Frank aveva parlato molte volte di lui a sua madre, ma zero con suo padre perché se ne vergognava molto dato che provava dei sentimenti per quel ragazzo e il padre era contro quelle cose.
«È un amico? Amico per davvero?» Chiese sospettoso, dato che sapeva l'orientamento di Frank e non gli era mai andata giù la cosa.
Frank ci rimase di sasso.
Stette a bocca aperta per qualche secondo prima di sbottare, non ricevendo nemmeno alcun aiuto dalla madre.
«Quel ragazzo è quasi morto per salvare...
ah, lascia perdere.»
Disse, quasi con le lacrime agli occhi, per poi uscire in fretta di casa e chiamare al cellulare sia Ronald che Jane, chiedendo di riunirsi per una cosa ma di non preoccuparsi.«Allora Frank... dicci»
Il moro fissò i due ragazzi seduti davanti a sè e deglutì per poi prendere a strofinare e torturare le mani, non sapendo da dove cominciare.
«Gerard è... ha... dei poteri. Noi due siamo... siamo in-in-»
«Innamorati? Oh beh, qui ci ero arrivata ma alla prima parte-»
«Per favore, Jane» Frank unì le mani e se le portò davanti al viso, pregando l'amica di stare in silenzio dato che doveva sforzarsi molto per vuotare il sacco.
L'amica annuì, facendogli un sorriso confortante, e Ron borbottò un "lo sapevo..." di sottofondo.
«Gerard non è un vampiro. Non è maledetto, ha soltanto dei poteri... e voi non dovete dirlo a nessuno nemmeno per sbaglio, vi prego. Ma il punto non è questo... Gerard è finito all'ospedale. Io- io gli sto accanto ogni volta che posso m-ma i miei non vogliono ospitarlo una volta che sarà uscito di lì, e lui non ha nessuno a parte suo fratello maggiore»
«Oh Cristo... cosa vuoi che facciamo Frankie?» Chiese dolcemente Jane, preoccupata, ovviamente più per l'amico che per Gerard.
«Ho bisogno di voi... d-devo essere lì in ospedale quando lo dimetteranno, ma non mi daranno mai il permesso di portarlo con me se non ha una casa ad aspettarlo»
«Quindi... vuoi che convinciamo i tuoi genitori?» Chiese Ronald dopo un po' di esitazione.
«Beh... sarebbe fantastico, ma mi basta andare a prenderlo, lì con voi, ho bisogno di supporto morale, non so come comportarmi-»
«Hey... lo hai fatto fino ad ora» Cominciò Jane, alzandosi e raggiungendo Frank, posandogli una mano sulla spalla. «Sei sempre stato in grado di dare testa a Gerard sin dall'inizio. Non metterci in mezzo... so che una dimissione dall'ospedale non è la cosa più romantica del mondo, ma vale stare solo con lui in quel momento. Si sentirà più tranquillo con qualcuno come Frank Iero al suo fianco» Disse sorridendogli.
Frank si mordicchiò le labbra e, felice da quello che gli aveva detto l'amica, la abbracciò e la strinse forte.
«Dio, Jay, cosa farei senza di te?»
«Ehh chi lo sa» Rispose lei ridacchiando, per poi rivolgere lo sguardo al ragazzo riccioluto.
«Su Ronnie, non essere geloso. Gerard... è una brava persona, basta dubitare del sesto senso femminile di Frank.»
«Hey!» Esclamò il più basso con un sorriso divertito, «Mi ritengo offeso.»Frank tornò a trovare Gerard altre volte prima della sua dimissione ospedaliera, ogni volta che poteva.
Lo andò a trovare il lunedì della settimana prima del rilascio, ma Gerard ancora dormiva.
Il moro decise comunque di stargli accanto per un paio d'ore, a guardarlo mentre teneva gli occhi chiusi, rilassato, totalmente tranquillo.E così, col passare dei giorni, Gerard si sentì molto solo. Almeno fino al venerdì della settimana dopo.
Frank varcò la soglia della porta, sembrava in ansia, lo guardò sedersi accanto al lettino d'ospedale.
«Hey Frankie... tutto okay?»
«S-Sì, tu come stai?»
«Bene... sicuro?» Chiese, aggrottando la fronte.
«Ho bisogno di dirti qualcosa.» Disse quindi Frank, con il cuore che perdeva qualche battito, in preda all'ansia.
«Oh- dimmi». Vedendolo così ansioso e forse anche preoccupato, Gerard gli afferrò una mano e se la portò sopra al petto.
Questo fece arrossire Frank, che abbassò lo sguardo sulle loro mani, guardando la sua con un tubicino che portava lungo il braccio.
«Io... io... Gerard io sento di provare qualcosa per te. Anzi, è così. Que-Questi giorni ho capito di aver bisogno di te. Ma non solo nei momenti di difficoltà. Io...
Ti amo».
Confessò le ultime parole con gli occhi lucidi, e istintivamente gli strinse forte la mano, chiudendo gli occhi.
Doveva dirglielo.
Ma non voleva vedere la sua espressione. Aveva troppa paura.
E gli strinse la mano per paura che lui lo lasciasse. Che lo respingesse come se niente tra loro fosse mai stato tanto importante.
Così pensò che quella fosse la cosa giusta da fare.
Scappare al suo sguardo.
Gerard rimase immobile per qualche secondo; lui dentro di sè lo sentiva. Lui provava le stesse cose, forse da molto più tempo di Frank.
Ma lo aveva respinto sempre, perché sapeva di non essere una persona normale, sapeva di poterlo mettere nei guai e non voleva.
Ma Frank non si era mai arreso.
Lo aveva sempre cercato.
Non aveva mai avuto paura di lui.
Non aveva creduto a nessuna di quelle voci.
Non lo aveva guardato partendo con quei pregiudizi, quelle parole che gli attribuivano, gli gettavano addosso da tutte le parti.
Lo aveva affrontato. Senza paura.
Ecco perché Gerard aveva visto qualcosa in lui di diverso dagli altri.
Ma quello che provava per lui non era solo ammirazione. Nemmeno curiosità.
Era quello che le persone chiamano amore.
E così gli prese delicatamente il mento tra le dita un po' tremanti, «Guardami, per favore»
Frank aprì gli occhi e schiuse le labbra, riprendendo a respirare come se avesse trattenuto il respiro per molti secondi.
«Ho capito» Disse poi il ragazzo, facendogli un sorriso.
Si sporse con il busto dal lettino e lo guardò negli occhi mentre poggiava con delicatezza le labbra su quelle del moro, baciandolo con dolce bisogno.
Frank sussultò, andò in panico, arrossì violentemente e sentì l'impulso di muovere le labbra assieme alle sue; e così fece.
In poco tempo, oltre a quelle sensazioni che gli facevano venire il mal di testa, ne vennero altre molto belle, che respinsero quelle fastidiose. Il suo corpo venne travolto da dei piacevoli brividi, il cuore gli batteva all'impazzata e non riusciva a pensare a nulla. Immaginava soltanto il viso di Gerard ad occhi chiusi, mentre si baciavano.
Non appena Gerard si staccò dalle sue labbra senza fiato, gli accarezzò piano il viso.
«Sai... sono venuto... lunedì... s-sono venuto a trovarti ma dormivi» Disse Frank tenendo lo sguardo verso il basso, imbarazzato.
«Davvero?» Gerard ancora cercava il suo sguardo, e per fortuna lo trovò dopo qualche secondo.
Il moro annuì, «Non sapevo se... se lasciarti un biglietto ma- avevo paura che lo trovassi ridicolo quindi...»
Gerard sorrise, «Assolutamente no...» Lo baciò di nuovo, a stampo, rassicurandolo.
«Domenica mattina, m-molto presto verrò a prenderti» Disse Frank, con un piccolo sorriso abbozzato, mentre lo guardava ancora timidamente.
STAI LEGGENDO
𝒊𝒍 𝑵𝒐𝒔𝒕𝒓𝒐 𝑷𝒐𝒔𝒕𝒐
Romance𝘛𝘪 𝘧𝘪𝘥𝘪 𝘥𝘪 𝘲𝘶𝘢𝘭𝘤𝘩𝘦 𝘷𝘰𝘤𝘦 𝘰 𝘥𝘦𝘭 𝘵𝘶𝘰 𝘪𝘴𝘵𝘪𝘯𝘵𝘰? ᵇᵒʸˣᵇᵒʸ ᶠᵃⁿᵗᵃˢʸ ⁿᵒ ᵛᵃᵐᵖⁱʳᵉ ©𝑝𝑎𝑟𝑡𝑦𝑏𝑢𝑔𝑝𝑜𝑖𝑠𝑜𝑛 (Frerard) [Cominciata agli i...