Hall of Science

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«Ti sei portato il pranzo a sacco?»
«Jane, sono solo sei ore! Equivale all'orario scolastico, e tu sai che non mangio mai a ricreazione.»
«Oh andiamo Frank! Me l'avevi promesso» Piagnucolò Jane sentendosi abbandonata, visto che lui non mangiava mai a scuola e Ron faceva parte della squadra "guardiani" per quell'uscita scolastica.
Il professore di biologia aveva chiesto tutte le ore agli altri docenti per portare i suoi alunni alla Hall of Science, l'unico museo prettamente scientifico di New York. Precisamente si trovava a Flushing, nel Queens; un po' fuori dalla zona turistica di New York, ma era facilmente raggiungibile con i mezzi pubblici.
Il viaggio in bus sarebbe durato circa un'ora e mezzo, e Frank aveva intenzione di guardare dove si sarebbe seduto Gerard. Aveva deciso di mettersi vicino a lui ma senza dire nulla, come se fosse capitato.
E così fece.
Ma Jane non la smetteva di stuzzicarlo e dargli gomitate giocose nei fianchi, infatti lo fece scoprire da Gerard, che era seduto agli ultimi posti dietro di loro accompagnato da tre dei suoi amici - strani come lui, ma di meno.
«Buongiorno Frank. L'alta marea ti ha portato qui?»
«Ehm...» Il moro non si girò a guardarlo dall'imbarazzo, così per levarsi presto gli sguardi dei suoi amici di dosso fece qualcosa che nessuno mai si sarebbe aspettato da Frank Iero.
«I posti dietro sono sempre i migliori» Sghignazzò facendo l'occhiolino e battendo il cinque a un Gerard alquanto sorpreso.
Okay forse non era una cosa proprio strana da parte dei ragazzi, ma restava il fatto che sì, per Frank era una parte troppo pesante da mantenere.
«Okay Frank, torna ad ascoltare i Misfits.» Disse Jane schiarendosi la voce per rompere il ghiaccio, ma in quel momento Gerard si sporse in avanti con un movimento brusco facendo rimbalzare il sedile sulla testa di Frank.
«Ascolti i Misfits? È fantastico! Qui nessuno li conosce, i loro gusti musicali fanno talmente pena.»
Jane rimase a bocca aperta, esattamente come Frank, ma lei rimase abbastanza cosciente e matura da sollevare la mascella al suo amico.
«S-sì. Sono una delle mie band preferite»
«Uh, dovremmo avere una conversazione su questo, qualche giorno.» Rispose Gerard facendo un sorrisetto.
Frank si limitò ad annuire come un ebete e rigirarsi dritto come un palo, ritornando con la bellissima visione dello schienale martoriato del sedile davanti.
«Frank. Devi. Scioglierti.»
«Oh no, non ancora, l'ultima volta che l'ho fatto è finita male» Rispose Frank guardando dritto avanti a sè con gli occhi sgranati.
«Frank, respira.
Ti comporterai così anche quando vi sposerete?»
A quel punto Frank riuscì a strozzarsi con la sua stessa saliva, mentre deglutiva.
Gerard, che ovviamente riusciva a sentire tutto per il suo udito più sviluppato - e che non si azzardava a mettere a freno quando si trattava di Frank - si girò a guardarlo non sapendo se mettersi a ridere o aiutarlo.
«Oh merda- bevi» Jane gli diede qualche pacca sulla schiena e gli offrì la sua bottiglietta d'acqua per farsi perdonare.
«Ti odio, Jay.»
«Sta' zitto mini oreo»
«Cosa?! Io ti dissocio dalla mia mente. Non ti conosco.»
Gerard continuava inevitabilmente a sentire, e si ricordò di quando lui dovette - o almeno credeva di dovere - arretrare la memoria a Frank.
In quel momento però smise di sentire la loro conversazione e si concentrò soltanto su Frank. Quello che voleva sentire davvero, ventiquattro ore su ventiquattro, era quello che provava.
Se stava bene. Se era di mal umore.
Se chiedeva aiuto.
Ma si rivelò abbastanza tranquillo, e non provava nulla di particolare, forse ancora un po' di imbarazzo.
Il tragitto fu abbastanza tranquillo; Jane lasciò la mezz'oretta di musica libera a Frank come promesso e si distrasse con Ron che era ai sedili accanto con Carl, l'amico che aveva presentato al club quella volta.

«Allora ragazzi, assegnerò un capitano per ogni classe. La prima squadra entrerà con un vantaggio di dieci minuti, così la seconda squadra potrà avere campo libero e così via.»
«Secondo te chi prende?» Domandò Jane, appena prima che il professore le rispondesse inconsciamente.
«Ovviamente sceglierò i miei alunni più responsabili,» Cantilenò il professore di chimica lanciando un'occhiata a Dave «Che non per forza sono quelli dell'ultimo anno».
«Era ovvio» Mormorò Ron incrociando le braccia con fare interessato.
«Ed è anche ovvio che sceglierà te, per primo, te lo dico io.» Disse Frank ridacchiando e punzecchiandolo amichevolmente.
«Mh... tu dici?»
«Ronald William McFray. A capo della classe terza b.»
«Della nostra classe! Vai Ron» Esultò Jane buttandogli le braccia al collo, «Fatti valere.»
«Certamente. LI METTERÒ TUTTI IN RIGA» Gridò richiamando l'attenzione di tutte le classi e zittendo involontariamente il professore.
«Ehm... cioè...»
«Questo è l'obiettivo, McFray!» Disse il prof, applaudendogli.
Frank scoppiò a ridere insieme a Ron e Jane, sbattendosi successivamente una mano sulla fronte. Menomale che avevano un professore così, chissà quale girone dell'inferno lo avrebbe aspettato se non ci fosse stato quell'uomo, pensò.
«Andiamo avanti... Gerard Arthur Way, per la classe seconda a.»
Frank aggrottò la fronte. Si girò a guardare Gerard e immediatamente si diede dello stupido.
Non sapeva ancora che anno facesse Gerard, non glielo aveva mai chiesto. Invece lui conosceva la classe di Frank.
Non ebbe tempo di pensare ancora perché le sue orecchie si rizzarono alla voce del professore che lo nominava.
«E Frank Anthony Iero per la classe quarta c.»
«Cosa?» Sussurrò Frank, mentre Jane quasi lo sollevava da terra per stritolarlo - infondo non era così difficile data la sua statura.
«Io che bado ad una quarta?»
«Frank?» Richiamò il professore.
«E mi ha anche chiamato per no-»
«Muovi quel culo!» Disse Ron spingendolo in avanti, e in quel modo l'uomo riuscì a notarlo.
«Eccoti! Sei il mio alunno modello, non deludermi.» Gli parlò gentile il professore, dandogli una leggera pacca sulla spalla.
«Va bene» Rispose Frank gonfiandosi di petto come se stesse rispondendo a un generale e dovesse partire in guerra a capo di una squadra militare.
«Bene!» Cominciò il prof rivolgendosi questa volta alle tre classi, «La prima squadra ad andare è la terza b. Prego Ronald».

A Frank piacevano le uscite di quel tipo. Lui non amava particolarmente studiare, non tutto, ma la scienza, in tutti i suoi rami, lo intrigava molto - motivo per cui aveva scelto biologia con percorso biomedico.
Aspirava a fare qualcosa di grande, e ci sarebbe riuscito impegnandosi e sudando. Per un motivo alquanto valido.
Voleva diventare un medico.
Voleva avere il potere di aiutare le persone. Valeva più di qualsiasi altra cosa; poter aiutare chi ami.
Sarebbe stato pronto a qualsiasi evenienza.

«Sembra un museo per bambini...» Confessò Ron deluso, portandosi dietro la mandria zombie borbottante che era la classe della sua migliore amica.
L'unica sveglia era proprio Jane, che stava accanto a Ronald e, anzi, spesso lo precedeva anche.
«Ehm... Ron, questo è un museo indicato per i bambini.»
«Cosa?! Ma che diamine ha in testa Anderson?» Chiese indignato Ron riferendosi al professore.
«Però ci sono anche cose davvero interessanti tipo... qui c'è scritto che c'è una mostra alle dieci in punto. Potremmo approfittarne per sederci e mangiare tutto ciò che abbiamo portato»
«In preda alla depressione» Concluse Ron, annuendo comprensivo mentre fissava il vuoto. «Okay, alla mostra allora.»
«Manca un'ora Ron.»
Dall'altro lato, Frank se la cavava piuttosto bene con i ragazzi di quarta.
Non lo ascoltavano tutti, ma perlomeno non facevano casino tra di loro e non rompevano nulla dando la colpa a lui.
Ogni tanto si fermava, quando finiva di spiegare gli oggetti e le varie materie che li circondavano, e dava un'occhiata a Ron per poi passare... a Gerard.
All'ora di quella che doveva essere ricreazione, i ragazzi videro il professor Anderson ritornare per avvisarli della pausa di massimo quindici minuti.
Permise a tutti di uscire dalla struttura e di gironzolare nelle aree apposite alla ricreazione; con marciapiedi muniti di cestini ogni due passi, per essere sicuri che almeno uno studente su trenta facesse canestro mentre passava di lì appallottolando la carta del toast.
Frank ne approfittò per andare a salutare e aggiornare i suoi amici su quanto la quarta c fosse ignorante e priva di voglia di vivere, e poi si diresse verso Gerard.
Nella breve camminata, incontrò lo sguardo di Andres.
Era sul marciapiede di fronte, ma questo bastò a fargli accelerare il passo. Non raggiunse subito Gerard, sapeva che Andres l'avrebbe preso ancora più di mira, o che avrebbe cominciato a umiliarlo e spargere voci.
Non voleva che Gerard ci andasse di mezzo.
Lo faceva più per lui che per se stesso infatti. Ormai le minacce di Andres non gli facevano più tanta paura, e non aveva nemmeno più timore di essere picchiato.
Conosceva il dolore di quei colpi, ma conoscendo se stesso sapeva che quello che faceva più male era sentirsi deboli e inutili, e a quello era abituato. Poteva far finta di nulla ormai.
Rimase con la testa abbassata, indeciso sul da farsi. Non voleva alzare lo sguardo su Gerard, preoccupato che Andres lo vedesse, e non voleva guardare Andres, preoccupato di attirare la sua attenzione.
Ma alla fine qualcuno attiro l'attenzione di Frank. Alzò finalmente lo sguardo su di lui, e sorrise sollevato. Tanto che causò qualche dubbio a Gerard.
«A cosa è dovuto quel sorriso?»
«Beh... nulla di preciso, insomma... Come sta andando?»
«Bene, bene. Ci sediamo un attimo?» Propose Gerard indicando con lo sguardo la panchina dietro di lui, ancora dubbioso riguardo il suo comportamento.
Cominciarono a parlare del più e del meno, aprirono anche la conversazione "musica", cosa che fece emozionare Frank.
Così Gerard lo nominò orgogliosamente il primo ragazzo con gusti musicali -ma anche gusti in generale- abbastanza buoni in quel liceo.
Parlavano tranquillamente, proprio come due amici che hanno confidenza tra loro.
In quel modo il tempo passò più in fretta, perciò dovettero riprendere a svolgere il loro incarico, che era molto simile a quello di un pastore che guida il proprio gregge a pascolare.

𝒊𝒍 𝑵𝒐𝒔𝒕𝒓𝒐 𝑷𝒐𝒔𝒕𝒐 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora