Weird

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Frank aveva appena lasciato i suoi amici per raggiungere il laboratorio di chimica al piano superiore della scuola.
Svoltò l'angolo e la scena che casualmente si trovò davanti lo incuriosì molto.
Gerard Way stava entrando nell'aula di psicomotricità, quella che nessuno usava mai da un sacco di tempo. Forse dalla generazione precedente.
Ma da questa usciva un'aura strana. Era una luce.
Una forte luce bianca.
Innaturale.
Il moro si nascose quando vide Gerard voltarsi, per assicurarsi che non ci fosse nessuno oltre lui. Vide il suo viso aggrottarsi, però entrò comunque.
Frank aspettò lì. Non sapeva se muoversi per andare a controllare o scappare.
Beh, avrebbe comunque dovuto attraversare il corridoio.
Quindi decise di prendere coraggio e camminare.
Non si lasciò sfuggire un'occhiata attraverso la porta, ma da quel che non potè vedere rimase a bocca aperta. Corse subito ad aprire la porta.
Non c'era nessuno.
Gerard era sparito.
Si piegò e controllò persino sotto la cattedra, ma niente.
Anche la luce non c'era più. E le finestre erano sigillate.
A cosa diamine aveva appena assistito?
Beh, a quel punto non c'era più niente da vedere.
Assolutamente nulla.
Quindi, mentre il suo busto lentamente si girava in direzione della porta, quella si chiuse di scatto.
Il cuore di Frank fece un balzo, così come anche il suo corpo, e si mise una mano sopra il petto, guardando quello che poteva benissimo riconoscere come Gerard Arthur Way.
Con occhi e bocca spalancati, il ragazzo fissò Gerard come se fosse un alieno.
«Da dove diamine...»
«Tu, piuttosto!» Gerard sbottò, avvicinandosi al ragazzo con un dito puntato contro di lui «Mi stai seguendo?»
«N-No! Io passavo di qui perché... ho lezione, dall'altro lato del corridoio e... beh, ho visto una luce strana ma non ti stavo di certo seguendo. Non seguo le persone!»
«Ah no?» Il ragazzo con i capelli biondo cenere incrociò le braccia rilassando l'espressione del viso.
«Non eri qui. Come hai fatto?» Indagò Frank.
«Non segui le persone. Non ti fai gli affari degli altri, giusto?»
«...Giusto» Il moro guardò altrove, camminando verso la porta. L'aveva beccato, in un certo senso.
D'accordo, mi farò gli affari miei; pensò.
O fingerò di farlo.
A quel punto Gerard rise, e il moro si voltò sorpreso.
«Perché stai ridendo?» Domandò, stranito.
Il ragazzo misterioso si portò una mano alle labbra, stringendole tra loro in modo da smettere di ridere. «Niente.»
Frank sollevò le sopracciglia, confuso, ma lasciò l'aula subito dopo. Stare nella stessa stanza con quel ragazzo gli faceva un effetto strano.
Lui era strano. Lo faceva sentire a disagio.
Che fosse per via di quelle storie che aveva letto?
Eppure per tutto il pomeriggio non riuscì proprio a togliersi dalla mente quell'evento strano. Come aveva fatto ad entrare nella stanza, sparire e poi rientrare dalla porta... dietro di lui?
Si era dissolto?
Teletrasportato?
Era davvero strano. Ma Frank era troppo scettico per credere a una qualsiasi di quelle voci.
Non esistevano i vampiri, nè tantomeno i superpoteri.

«Ragazzi, dirigetevi alle scale d'emergenza. SCENDETE CON CALMA! Ragazzi, piano- oddio»
«Signorina Red! Che succede?» Domandò Frank spaesato, mentre una folla di studenti lo travolgeva con fretta e finiva verso la porta delle scale d'emergenza.
«Il laboratorio 22... c'è stato un corto circuito e poi...»
Frank cominciò a respirare più velocemente, si guardò intorno e il panico prese il sopravvento, quindi l'unica cosa che gli venne in mente di fare fu prendere il braccio della professoressa e correre trascinando anche lei con lui.
Mentre correva per i corridoi, dato che l'uscita era ormai bloccata dagli studenti stessi che ancora si spingevano tra loro come una massa di insetti senza concludere nulla, vide un ragazzo bloccato in un'aula.
Era rimasto sotto il banco, e non era di certo una cosa sicura.
Quella posizione si usava per la prova d'evacuazione per i terremoti, non per il fuoco.
La puzza di bruciato cominciava a farsi sentire, e il fumo si era già diffuso nell'aria.
«Lei vada! Sarò fuori anch'io tra poco» Le fece un sorriso gentile e rassicurante; sapeva che altrimenti la professoressa di biologia non l'avrebbe lasciato lì da solo.
Quando la donna se ne andò quindi, Frank si fiondò nell'aula dove c'era quel ragazzo e lo raggiunse.
«Cosa ci fai qui? La scuola sta andando a fuoco.»
«Cosa?» Il ragazzo scivolò abilmente da sotto il banco e guardò Frank fisso negli occhi. «Ma davvero?» Un sorriso spuntò sulle labbra di questo, e i suoi occhi si rivoltarono verso l'alto, mostrando prima il bianco e poi un nuovo colore, una nuova cromia, sulla pupilla.
«Ma che...»
«Frank! Vieni di qui!»
Quella era la voce di Gerard.
Frank non ci pensò due volte a scappare da quell'essere e a fiondarsi come una ragazzina impaurita tra le braccia del misterioso Gerard Arthur Way.
«Che-che diamine è... i-io-»
«Non c'è tempo, corri.» Il ragazzo dai capelli biondo cenere lo prese per mano e corse, corse velocissimo, fino a raggiungere l'aula che Frank aveva visto quella mattina.
L'aula strana, quella con la luce innaturale, dove Gerard era entrato, sparito e poi rientrato.
Il biondo chiuse la porta alle loro spalle, la sua mascella si serrò e le narici si allargavano e restringevano mentre respirava affannosamente.
«Gerard... cosa diamine sta succedendo? Non so più a cosa pensare... sto andando in panico, anzi ci sono già andato, e ho bisogno delle mie pastiglie oppure sverrò qui. In questo esatto momento.»
«Cosa? Non pensavo prendessi medicinali, mi dispiace, non posso fare nulla in questo momento. E se sverrai, ti prenderò io. Ma adesso cerca di tenermi testa e... non farti troppe domande.» Detto questo, il ragazzo offrì una mano a Frank. Voleva che la prendesse.
Doveva metterlo al sicuro.
Al sicuro da quell'essere.
O sarebbe tornato, e avrebbero rischiato molto entrambi.
«Pronto?»
Frank, stringendo la sua mano, deglutì, ma annuì, perché non pensava avessero altre alternative - e dopotutto nemmeno sapeva cosa stesse per accadere.
Chiuse gli occhi, quando Gerard mise le braccia attorno alle sue spalle e lo strinse a sè, e il momento dopo si sentì così leggero.
Quasi inconsistente.
Come se stesse volando.
Ma sapeva benissimo di non star volando. Solo... aveva la sensazione di non toccare terra.
Forse era svenuto e Gerard era stato veramente costretto a portarlo in braccio; quindi questo era il suo inconscio che creava cose impossibili.
Sta di fatto che quando quella sensazione - durata esattamente una frazione di secondo - terminò... Frank aprì gli occhi e quello che gli si mostrò davanti era molto strano.
Cioè, non sarebbe stato strano se non fosse per il fatto che un momento prima era a scuola e quello dopo si trovava alla rotonda vicino una fermata del bus che portava a un altro paese.
Attorno a lui pioveva. Sopra di lui pioveva.
Frank guardò in alto.
Le gocce d'acqua gli finirono sulle labbra, poi anche negli occhi. Sbattè le palpebre un paio di volte.
Dopodiché si guardò accanto, cosa che prima non aveva avuto il coraggio di fare se non con la coda dell'occhio.
Dov'era finito Gerard Way?

𝒊𝒍 𝑵𝒐𝒔𝒕𝒓𝒐 𝑷𝒐𝒔𝒕𝒐 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora