Their place

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Frank non si era reso conto di come stesse Gerard quel giorno.
Gerard era riuscito ad andare da lui all'ultimo, Frank lo aveva abbracciato e si era sfogato senza guardarlo veramente negli occhi nemmeno una volta.
Infatti si accorse di averlo sentito troppo silenzioso.
Questo pensava quando il giorno dopo lui non si presentò a casa sua come Gerard gli aveva detto.
Forse non è riuscito a venire.
Ma Frank sapeva benissimo com'era Gerard.
Perciò quella stessa notte cercò di contattarlo, rendendosi conto solo in quel momento di quanto ancora non sapeva su di lui.
Dove avrebbe potuto cercare?
Dopo aver messo a soqquadro la casa dal nervoso, l'impazienza di trovare qualche informazione magari perduta, gli venne in mente.
Sentiva di dover andare in quel posto.
Quel posto che avevano rinominato il loro posto.
E lì lo trovò.
Sdraiato per terra sul verde, gli occhi chiusi e le braccia stese lungo i fianchi, tutto attorno a lui calmo, come se stesse riposando.
Frank si inginocchiò a terra e provò a svegliarlo.
ma Gerard non accennava a muoversi.
Il moro cominciò a piangere, ma dovette asciugarsi le lacrime per poterlo osservare meglio, per vedere cosa non andasse, e notò soltanto tastando, una macchia umida sopra il suo petto.
Sollevò la sua maglia per scoprire quello che non voleva assolutamente scoprire.
Era sangue.
La ferita era molto strana.
Era un buco al petto, molto profondo, ma non somigliava per nulla a un colpo d'arma da fuoco.
Né di una pistola né quello di un fucile.
Era più grande, come se qualcuno lo avesse aperto con un oggetto, e poteva solamente sentire come doveva aver sofferto.
Frank era in stato di shock.
Scuoteva Gerard e gli diceva di svegliarsi, a bassa voce perché non era in grado di gridare, e piangeva, piangeva per lui perché non lo voleva perdere.
Chiamò l'ambulanza sbagliando numero la prima volta, subito dopo richiamò e rispose con voce bassa e calma, anche se dentro di sè stava contenendo qualcosa più grande di lui.
E così si ritrovò in ospedale. Un'altra volta.
Insistette e litigò con i dottori per rimanere nella stessa sala operatoria, anche se in un angolino.
Alla fine lo fecero rimanere.
Pianse tutto il tempo, e alla fine delle sei ore d'intervento si sentiva tutto il viso secco, per via delle lacrime che lui non aveva mai fermato e che si erano asciugate sul viso.
E così, i dottori, vedendo in che stato era, lo informarono delle condizioni del ragazzo e gli dissero che poteva rimanere, anche se non avrebbero spostato il corpo di Gerard dalla sala operatoria per non rischiare di peggiorare la sua condizione.
Frank così si avvicinò a lui, e gli prese subito una mano.
Delicato, lento, come se potesse fargli male.
Ancora male.
Perchè lo aveva capito che lui era andato ad occuparsi di quell'essere, e pensò che se non avesse mai insistito a conoscerlo a quell'ora non si sarebbe trovato in una sala operatoria in fin di vita.
Il busto era completamente fasciato, così Frank non potè vedere in che stato fosse in quel momento, se lo avessero aggiustato, riportato così com'era.
Ma lui non si sarebbe portato dietro nulla.
Era una persona forte, Gerard.

Il più grande aprì gli occhi, notando la presenza di Frank subito, anzi, l'aveva sentita molto prima di svegliarsi.
Lo vide con la faccia appoggiata al materasso del suo lettino, e gli fece una tenerezza incredibile. Aveva sonno, molto sonno. Ma stava combattendo.
Per lui e con lui.
Perché Gerard sentiva molto dolore, però Frank glielo aveva già alleviato  per la prima volta dopo l'accaduto.
«Gee...» Chiamò piano il moro, sorpreso di vederlo aprire gli occhi, ma soprattutto sollevato e felice.
«Hey...» Il ragazzo allungò un braccio verso di lui, bloccandosi per un momento e facendo una smorfia di dolore, ma raggiunse i capelli del moro e cominciò ad accarezzarli lentamente «Tutto bene?»
«Me lo chiedi davvero?... Come stai tu, Gerard» Frank si raddrizzò un po', sporgendosi un po' verso di lui e guardandolo meglio negli occhi, con il cuore che cominciava a battergli più forte.
«Come ti senti? Non hai nulla di rotto o lesionato gravemente ma... ho visto come... com'era...»
«Shh, non ha importanza adesso. Sono sveglio, è un buon passo avanti» Disse Gerard spostandogli i capelli dietro l'orecchio e sospirando un po' rilassato.
Rilassato dalla sua presenza, perché altrimenti avrebbe cominciato davvero a preoccuparsi di se stesso.
Frank annuì, ma ribattè subito dopo «Tu hai fatto tutto questo per me, non è vero? E io... dannazione, io non ti ho nemmeno chiesto se stavi bene»
«Lo hai fatto adesso.»
«Sì, beh, dopo che sei finito su un letto d'ospedale»
Gerard aggrottò la fronte contrariato dal suo comportamento; non voleva che Frank si gettasse la colpa addosso, non era colpa sua. Doveva preoccuparsi di sua madre e basta, Gerard non voleva essere un peso in più per lui.
Eppure aveva sconfitto quell'essere soltanto per il bene di Frank, e quello di sua madre.
Aveva rischiato la vita per loro.
E Frank, per quanto potesse essere un pensiero poco importante in quel momento, pensò proprio di voler raccontare tutto a sua madre di Gerard. Tutto quanto. E di quello che provava per quel ragazzo.
Gerard mise le mani sulle guance del moro e lo attirò piano avvicinandolo al proprio viso, poi disse a bassa voce «Non devi mai preoccuparti per me, non è quello che voglio»
«Che vuol dire Gerard... io...»
«Per favore... sto bene. Mh? Sto bene, se adesso mi dici di essere tranquillo. Fallo per me, rilassati, prenditi... prenditi del tempo per te...» Continuò a parlare, stendendosi piano sul lettino sempre con meno forze.
Le aveva sprecate nuovamente per avvicinarsi a Frank e parlargli un po'.
Era in una pessima condizione, ma non voleva ammetterlo per non far preoccupare il ragazzo.
«G-Gerard? Cosa c'è?»
«Nulla. Un po' di sonnolenza...» Disse sbadigliando, «Saranno i medicinali che mi hanno dato prima» Chiuse gli occhi per un po', ma Frank rimase accanto a lui per tutto il tempo.

𝒊𝒍 𝑵𝒐𝒔𝒕𝒓𝒐 𝑷𝒐𝒔𝒕𝒐 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora