Capitolo 14

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Vedo una luce accendersi in lontananza, è rossa. Poi si accendono le luci del corridoio, si sentono urla.
Passano due barelle, correndo.
Controllo Dario, sta bene. Cioè, oddio è statico come sempre.
Vado allo stipite della porta, mezzo reparto sta correndo dietro alle barelle: sarà un'emergenza.
Spengono di nuovo le luci, credo che sia passato tutto da qui.
Mi stendo nuovamente nel lettino.
Nel momento in cui mi sto per riaddormentare scatta un allarme. Si riaccendono le luci e mi rendo conto che è la stessa situazione di prima.
Questa volta però non mi alzo, nonostante l'ansia.
"Tranquillo, è solita routine." dice lui.
Annuisco, con gli occhi ancora chiusi.
Mi rendo conto, scatto in piedi e spalanco gli occhi, cercando a tentoni la luce.
Dopo varie manate buttate sul muro freddo, finalmente accendo una luce.
Lo vedo lì: occhi aperti e sorriso dentro la mascherina.
Credo di star sognando.
Sbatto più volte le palpebre cercando di capire se quel che devo è reale.
Penso di star piangendo.
"Non fare così Cesare." dice ancora con la voce distorta dalla mascherina, cercando di tranquillizzarmi.
Vado a trovare il tasto per chiamare i medici e lui mi guardo con uno sguardo interrogativo.
"Devo avvisare i medici che ti sei svegliato." gli spiego, e lui annuisce lievemente, per quel che può stando steso.

POV'S DARIO
Lo guardo, sorrido ancora.
Lui è qui con me.
Ed io non potrei esserne più felice.

POV'S CESARE
I dottori arrivano in ben che non si dica, ed ovviamente mi cacciano fuori.
Decido immediatamente di chiamare Antonella. Sono le 3:30, è impossibile che sia sveglia.
1º tentativo. Nulla.
2º, ancora invano.
La terza volta risponde quasi subito.
"Cesare.. tutto.. tutto bene?" dice, con la voce ancora impastata dal sonno.
"Si, cioè Dario si è svegliato." dico, un po' a disagio per averla svegliata.
La sento scattare ed andare ad aprire dei cassetti.
"Arrivo subitissimo." dice, ormai più sveglia che mai.
Passo ancora qualche minuto qui, poi il dottore apre la porta senza proferire parola.
Entro in stanza e trovo Dario seduto grazie allo schienale del letto.
"Allora?" gli chiedo
"Nulla di rotto, l'operazione è andata bene e sto alla grande. L'unico problema è che sono un po' disabilitato nei movimenti visto questo periodo di stop." spiega, accorciando tutto il più possibile.
Annuisco e mi avvicino al letto.
"Stavo venendo, Cesare." dice dopo qualche minuto.
"Eh?" gli chiedo non capendo.
"Stavo venendo lì. Sui colli." dice, diventando completamente rosso.
"Ah, lo so. Sta tranquillo, non è importante ora." gli rispondo cercando di minimizzare il tutto.
"Si che lo è." dice, con una voce più dura di quello che mi aspettassi.
Mi guardo le mani, mentre gioco con esse.
"Davvero Dario. Ho capito. Ho agito troppo di impulso ed hai fatto bene a fare ciò che hai fatto." dico ammettendo le mie colpe.
Tutt'un tratto entra sua madre che, dopo aver lasciato all'ingresso lo zaino, lo travolge con uno degli abbracci più stretti che abbia mai visto.
Va un attimo in bagno, e Dario coglie l'occasione per dirmi "Sappi che non è finita qui." alludendo al discorso di prima e facendomi capire che non intende lasciar perdere.
Sua madre torna e, nonostante siano solo le 4, il sonno sembra passato, lasciando spazio alla gioia di riavere Dario tra noi.

PUBBLICATO IL 16/03/20

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