Capitolo 10

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POV'S DARIO
Prendo il telefono. Leggo la notifica ed il mio cuore perde qualche battito.
Cesare.
Mi ha scritto.
Perdo per un'attimo il senso del tempo e del mondo.
"Sono nel nostro posto, se mi vuoi, sono qui."
Sorrido, il nostro posto.
Scuoto la testa e rifletto. Cesare è lì. Me l'ha detto.
Infilo il telefono in tasca e vado in direzione della porta.
"Dove vai?" dice la voce possente di Frank
"So dov'è Cesare. Sto andando da lui." rispondo in tutta fretta.
Vedo Nels scattare in mia direzione e prende il giubbino, intento a venire con me. Lo fermo subito con la mano.
"Scusa, devo andare da solo Nels." gli dico a malincuore. La sua gioia diventa tristezza, poi comprensione. Annuisce, come se avesse risposto a qualche domanda interna e ritorna alla sua postazione.
Saluto tutti alzando la mano al cielo e chiudo la porta alle mie spalle. Sono senza macchina in questo momento, quindi dovrò andare a piedi, e sono circa 20 minuti da qui. Sono davvero tanti, potrebbe anche andarsene.
Mi metto a correre, il più velocemente possibile, per metterci meno tempo.
Sono quasi arrivato quando vedo tutto nero, e sento solo una voce, ovattata.

POV'S CESARE
Sono qui da 10 minuti, ha letto il messaggio quindi starà arrivando. Mi siedo sull'erba bagnata dei colli e mi fermo ad osservarla. È sempre più bella vista da qui. Si vedono le macchine come fossero dei puntini, le luci delle case sembrano minuscole e, da qui, sembri il padrone del mondo.
Mi sdraio, iniziando a sentire la brezza che sta arrivando con la sera, e come se nulla fosse, mi ritrovo del mondo dei sogni.

2 ore dopo
Mi sveglio di soprassalto. Non ricordo neanche di essermi addormentato. Controllo l'ora. Sono le 18 e di Dario nemmeno l'ombra. Mi sono solo illuso, non vorrà mai incontrarmi dopo quello che è successo. Può darsi anche che sia stato un coglione io per averglielo rivelato così, o forse era giusto che finisse così.
Sbuffo e mi alzo, con i vestiti completamente fradici. Metto il telefono in tasca, senza neanche controllare le notifiche e torno in macchina.
Mi dirigo a casa e, non sapendo cosa fare, mi siedo sul divano a guardare una serie TV sconosciuta consigliata da Nelson.
La serie è più intrigante del previsto, e quando mi stanco di vederla, scopro che sono già le 21.
Mi preparo una cena al volo e prendo il telefono, che avevo messo sottocarica precedentemente.
Ci sono varie notifiche.
Quelle di Nels e Tonno, le stesse di questa mattina, che mi chiedono dove mi sia cacciato.
7 chiamate da un numero privato e 3 da Antonella, la madre di Dario.
In più, Antonella mi ha lasciato un messaggio: "Chiamami appena puoi, è urgente." Guardo lo schermo attentamente e, dopo averci pensato per una buona quindicina di minuti, clicco sulla cornetta verde.
La chiamata non fa neanche uno squillo che viene subito accettata.
"Buonasera Antonella. Scusami ma ho letto solo ora il messaggio. Che succede?"
"Si, ciao Cesare. Domani vieni in ospedale."
"In os-ospedale? Perché?"
"Dario ha avuto un'incidente. È stato preso sotto da una macchina mentre andava sui colli. È molto grave."
Non rispondo. Il sangue mi si gela. Il fiato mi manca e per un'attimo vedo annebbiato. Le lacrime iniziano a sgorgare da sole.
"Sei sconvolto vero? Lo siamo anche noi. Domani se vuoi vieni. Ah, e se puoi, avvisa gli altri."
Non riesco a sentire altro. Chiudo immediatamente la chiamata e getto il telefono sul mobile più vicino, ovvero il tavolo.
Le lacrime continuano a scendere. Stava venendo da me. Se non fossi "fuggito" a quest'ora starebbe bene.
È colpa mia.
È colpa mia.
È colpa mia.
"CAZZO." urlo. Forte. Con tutte le energie che mi rimangono.
Esco, prendo la macchina.
Non resterò qui.

PUBBLICATO IL 09/03/20

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