Capitolo 15

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Dopo aver parlato per più di 3 ore, dei medici vengono a fargli altre visite di controllo, portandolo in degli studi, accomagnato dalla madre.
Quindi praticamente ora sono solo.
A cosa penso?
Al caffè! Ovvio no?
Mi reco verso la macchinetta della meraviglia, prendendo un bel caffè corto.
Avviso tutti dal gruppo di Space Valley: Dario si è svegliato.
Breve e coinciso.
Butto giù l'ultimo sorso di caffè e butto il bicchiere nel cestino accanto.
Decido anche di avvisare Emiliano.
Il suo migliore amico, o comunque, uno dei suoi amici più cari.
"Oi Ce" mi risponde dopo nemmeno uno squillo.
"Ehi Emi, senti vieni in ospedale?" gli chiedo, tenendolo sulle spine.
"Perché Cesare? È successo qualcosa?" chiede, completamente in preda al panico.
"Oh. Calmati eh." gli dico, mettendolo ancora di più in allarme.
"Cesare Cantelli. Dimmi subito che sta succedendo." dice, con una voce molto bassa che, in una situazione normale, dovrebbe incutere paura.
Invece, non essendo questa una situazione normale, scoppio in una fragorosa risata, fregandomene del suo panico.
Dopo essermi calmato, gli dico: "Dario si è svegliato."
Sento un urlo incredulo, una sorta di pianto misto ad una risata, un qualcosa di catastrofico. Chissà cosa cazzo sta facendo, penso ridendo.
"Sei serio Ce'?" dice, ancora impazzito.
"Ovvio, non ci scherzerei mai." gli rispondo più autorevolmente possibile.
Chiude la chiamata di scatto. Probabilmente sta correndo qui.
Ridacchio ancora un po' per la sua reazione e vado in direzione della stanza di Dario.
Trovo tutti i regaz dietro la porta che scattano verso di me.
"Cesoo" urlano tutti venendomi incontro. Sorrido a tutti salutandoli come meglio posso.
Il medico esce facendo un sorriso sincero e noi piombiamo in camera dove, uno alla volto, lo travolgono in un abbraccio strettissimo come se, da un momento all'altro, potesse di nuovo andarsene.
Arriva anche Emi, che lo saluta colorosamente e che non riesce a trattenere le lacrime per la gioia di riavere Dario con noi.
Perdiamo la cognizione del tempo e tra una risata e l'altra (con aggiunta di altro caffè) arriva il momento in cui le infermiere vengono a "cacciarci" ed a dirci che ne può rimanere solo uno.
Man mano se ne vanno tutti e rimaniamo con lui io, la madre ed Emiliano.
Io ed Emi siamo seduti vicino al tavolo, esattamente di fronte a Dario, mentre la madre è sulla poltroncina.
Arriva un'altra infermiera che cambia la flebo a Dario, mentre ci prova spudoratamente con lui.
Non è male, in realtà ci starebbe che Dario si mettesse con una ragazza del genere.
Invece mi guarda, fa il sorriso più grande della sua vita e scuote la testa in maniera divertita.
Quando se ne va, la madre dice "Beh non è brutta, potresti anche provarci con lei."
"Mh, non ci tengo sai?" dice, scrutandoci tutti.
"Vabe, Cesare che ne dici? Vuoi rimanere anche stasera?" mi chiede gentilmente la madre.
"Anche?" dice Emiliano, essendosi perso qualche passaggio.
Dario gli annuisce debolmente e mi guarda "Dai Ce', rimani" mi chiede praticamente scongiurandomi.
Mi si secca la gola.
Vorrei tanto rimanere, ma so cosa succederebbe.
Arriveremmo al punto che litigheremmo e me ne andrei, lasciandolo da solo.
Dario mi guarda ancora con quegli occhi da cucciolo, sta cercando di convincermi, vuole parlarmi a tutti i costi.
Ma non cederò.
"Ah, in realtà mi sono ricordato che mi sono dato appuntamento con Nels, quindi tra un quarto d'ora dovrei essere in centro." Non sono abituato a mentire, perciò per mascherare faccio un leggero sorriso di scuse verso Antonella.
"Oh caro, non preoccuparti. Sapevo solo che avevate un bel rapporto e so quanto ci tenete a stare più insieme possibile." mi dice, ricambiando il sorriso, molto più caloroso del mio.
Ho un tonfo al cuore, non so perché.
Forse per quel "avevate un bel rapporto" o forse perché ricollego ogni fottuttissima frase al momento che stiamo vivendo.
Gli occhi mi pungono, ma decido di cacciare via le lacrime e di andarmene il prima possibile.
Saluto tutti, poi mi avvicino a Dario e lo abbraccio, più di quanto avessi calcolato.
Lo sento sorridere nel incavo del mio collo e si gira verso di me "Bugiardo." mi dice di sottecchi.
Sa che ho mentito e che non ho nulla da fare.
"Non puoi rimandare per sempre, sappilo." mi dice ancora, più sottovoce di prima. Annuisco ancora abbracciato a lui, prendo lo zaino e corro in macchina, senza degnare nessuno di un mio ultimo sguardo.
Sfreccio nel reparto ed in ben che non si dica l'aria fredda mi sferza, facendomi arricciare il naso.
Arrivo in macchina con passo svelto e una volta in macchina, cado in un pianto liberatorio.
Appoggio la testa sul volante e piango fino a quando non ho più un'anima.
Alzo la testa, ha iniziato a piovere.
Solo il cielo mi fa compagnia in questa fredda serata di marzo.
Arrivo a casa, lascio il mio zaino e, senza neanche mangiare, mi butto sul letto, privo di forze.
Devo dimenticare tutto per riavere indietro la mia santità, sia fisica che mentale.
Una sola domanda mi balena in testa: Quando finirà tutto questo?

PUBBLICATO IL 23/03/20

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