47. Deboli speranze

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SIRIUS RISALIVA IN TUTTA FRETTA LE SCALE CHE PORTAVANO ALLA TORRE DI ASTRONOMIA, cercò di riprendere il controllo delle proprie mani mentre tentava invano di abbottonarsi la camicia

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SIRIUS RISALIVA IN TUTTA FRETTA LE SCALE CHE PORTAVANO ALLA TORRE DI ASTRONOMIA, cercò di riprendere il controllo delle proprie mani mentre tentava invano di abbottonarsi la camicia. Giunto sull'ultimo scalino ebbe un attimo di esitazione al pensiero di parlarle di nuovo, solo in quel momento si rese conto della cravatta che ancora gli circondava la testa, la tolse, la guardò, poi se la infilò in tasca.

Marlene gli aveva detto di aver visto Rubelia nella loro Sala Comune, scossa, probabilmente ubriaca, e per un lunghissimo istante Sirius non era riuscito a crederle. Non riusciva ad immaginare Rubelia scossa per qualcosa; ma il dubbio si era insinuato in lui: doveva vedere con i suoi occhi. Forse non era vero che tutto era perduto, forse c'era ancora una possibilità.

Trovò l'entrata del suo rifugio sigillata.

«Alohomora!»

Niente.

«Che ci fai qui?» chiese una voce alle sue spalle.

Sirius trattenne il respiro, prima di voltarsi a guardarla. Era a pochi passi da lui, vicino al parapetto che dava sul parco del castello. Se ne stava immobile, bellissima.

Osservò i suoi occhi con attenzione e trovò qualcosa lì dove c'era sempre stato un muro di freddo distacco. Forse era merito dell'alcool o forse qualcosa era cambiato sul serio.

«Marlene mi ha detto che sei venuta alla festa. Quello che hai visto...»

«Non sono affari miei, ormai.» rispose gelida. «E Marlene avrebbe dovuto tacere. Venire è stato un errore.»

«Perché l'hai fatto? Perché sei venuta?»

Rubelia gli nascose il volto, guardando verso l'orizzonte. «Cosa vuoi sentirti dire?»

Lui le si fece più vicino, il cuore galoppava nel petto, la mente era stranamente lucida. «Voglio sapere solo la verità.»

Un verso sarcastico le uscì dalle labbra.

«Lia...»

Sirius notò l'effetto di quel nome su di lei: la sua piccola mano si strinse intorno alla ringhiera di ferro e il suo corpo si irrigidì tutto.

Lui la sfiorò appena. «Guardami.» le sussurrò.

Lei si voltò, i suoi occhi erano fissi in quelli di lui, erano stranamente presenti, nonostante l'alcool, e tormentati da qualcosa di molto più grande di loro due. Lei gli aveva mostrato il fascino dell'oscurità, lui le aveva insegnato a vedere la luce. Sirius la guardò, chiedendosi nel profondo del cuore se ci fosse la possibilità di incontrarsi a metà strada. «Perché sei venuta?»

Per un istante poté scorgere la bambina che era stata sul suo volto, quella bambina che lo aveva fatto innamorare la prima volta. «Lo sai, il perché.» gli rispose, sfinita, dandogli nuovamente le spalle.

PUREBLOOD  [1] | Marauders era ✓Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora