Rubelia Lestrange e Sirius Black hanno solo una cosa in comune: il sangue puro. In una società dilaniata dalla guerra ciò che conta sono le alleanze, e quale miglior modo per crearne una, di un matrimonio combinato? Lei una fiera serpeverde leale al...
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«DOBBIAMO PARLARE DI COS'È SUCCESSO STANOTTE.» disse Rabastan.
«Di che parli?» chiese sulla difensiva Sirius.
«Ti abbiamo riportato noi qui. Abbiamo visto cos'hai fatto, abbiamo visto le tue mani...»
«Non so di cosa state parlando!» rispose aggressivo «E ora toglietevi dai piedi.»
«Sirius...» tentò Rubelia, ma lui la zittì con uno sguardo.
«Tutto questo è ridicolo!» sbottò Mulciber trattenendo a stento un ghigno «Ti abbiamo visto perdere il controllo stanotte. Eri fuori di te.» al contrario di Rabastan lui non sembrava preoccupato, tutt'altro, sembrava quasi divertito «Non so perché la stia facendo tanto lunga...» continuò «siamo qui solo per dirti ciò che probabilmente non ricordi: hai ferito qualcuno.»
Il cuore di Sirius mancò un battito: il sangue gli aveva fatto temere il peggio, ma ora aveva la conferma ai suoi timori. Non poteva essere! Non era possibile! L'aria gli mancò, lasciandolo in apnea per un istante: hai ferito qualcuno. Poteva essere uno di loro, oppure... NO! Non poteva credere ad una cosa simile! Non avrebbe mai potuto farlo. Eppure quel pensiero si stava insinuando in lui e si faceva sempre più invadente, perché poteva aver ferito uno di loro, oppure una delle uniche altre persone in giro quella notte...
Hai ferito qualcuno.
Chi?
L A N O T T E P R E C E D E N T E . . .
PETER SGATTAIOLò NELLA SUA FORMA ANIMALE A GRAN VELOCITà. Non gli piaceva l'idea di girare tutto solo di notte per il parco della scuola, né tantomeno quella di arrivare tanto vicino al dormitorio dei Serpeverde. Trovarsi nella sua pelle di ratto, tuttavia, lo faceva sentire al sicuro: nessuno lo avrebbe mai visto o scoperto e nessuno poteva fargli del male. Per certi versi viveva meglio da topo che da essere umano: nessun timore, niente da dimostrare, poteva osservare, spiare, sapere. Era la condizione ideale per uno come lui. Corse su, verso il castello, tra i fili d'erba alti come piante, ma morbidi e flessibili sotto il suo peso. Il suo musetto scuro annusava l'aria che odorava di terra umida. Adorava essere a terra, non visto, libero.
D'un tratto qualcosa attirò la sua attenzione: un rumore non troppo distante da lui, qualcuno stava venendo verso di lui. Peter pensò si trattasse di Sirius, chi altri poteva essere lì di notte? Trasse un sospiro di sollievo e ringraziò il cielo di non dover faticare fino al castello per trovarlo. Tornò alla sua forma umana, così da rendersi visibile al suo amico, che si trovava ancora piuttosto in là.
«Felpato, sono io.» disse «Sono qui, vieni! Ramoso è su tutte le furie!» osservò la notte per un istante: nessun suono, nessun movimento davanti a lui. Il timore e lo sconforto della sua forma umana gravarono nuovamente sulle sue spalle, il cuore accelerò, afferrato dal timore delle tenebre «Sirius?» chiamò in un sussurro.