5. Scommesse e cene importanti

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ERA UN FREDDO POMERIGGIO DI METà SETTEMBRE, la pioggia tamburellava sui vetri delle finestre del castello e il fuoco crepitava vivace nel caminetto della torre di Grifondoro riscaldando la già allegra atmosfera della Sala Comune

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ERA UN FREDDO POMERIGGIO DI METà SETTEMBRE, la pioggia tamburellava sui vetri delle finestre del castello e il fuoco crepitava vivace nel caminetto della torre di Grifondoro riscaldando la già allegra atmosfera della Sala Comune. Era un venerdì pomeriggio, le lezioni erano appena terminate e gli studenti erano trepidanti per l'inizio del weekend. I malandrini occupavano il divano davanti al caminetto: Peter era accoccolato in un angolo, James era steso dall'altro lato e giocava con il suo vecchio ma ancora scintillante boccino, aveva la testa poggiata sulla gamba di Remus che sedeva composto tra i due, il volto immerso in un libro, Sirius era seduto sul tappeto ai piedi del divano, teneva una gamba a terra e sull'altra, piegata, riposava svogliato il suo braccio, mentre il suo viso annoiato fissava le fiamme.

«Che noia.» si lamentò.

«Stai diventando monotono, Felpato. L'hai detto già tre volte.» rispose in tono piatto James, acciuffando di nuovo il boccino. Era un giochetto irritante, un tempo James lo faceva per fare lo sbruffone con Lily, ma ora era diventato quasi un'abitudine. Una di quelle che faceva saltare i nervi di Sirius. Il giovane Black mosse distrattamente la bacchetta, scaraventando la minuscola sfera in fondo alla stanza.

«Ehi!» protestò James, mettendosi a sedere.

Sirius lo guardò serio e ribadì «Mi sto annoiando.»

«Cosa vuoi fare, Felpato? Sta diluviando.»

«Non lo so, qualcosa. Qualsiasi cosa

«Potremmo andare da Hagrid.» propose Peter.

«Vedi! Qualcuno con un po' di iniziativa.»

«Hagrid non c'è. Tornerà lunedì.» disse distrattamente Remus.

«Che seccatura!» sbuffò Sirius.

«In realtà tu avresti qualcosa da fare...» disse James con un tono di voce più basso.

Sirius gli lanciò uno sguardo: il suo amico aveva un'espressione a metà tra un rimprovero e malizioso ammiccamento. Quando ci si metteva Ramoso era come un cane con l'osso.

«Ti ho già detto che ci sto lavorando.»

«Lo dici da due settimane ormai, ma non vedo progressi.»

«Disse il ragazzo che corre dietro ad una sua compagna da sette anni.» lo schernì Sirius, poi aggiunse con un sorriso arrogante «Ho i miei metodi, so quel che faccio.»

Ed era vero: le ultime due settimane erano state come una danza o una partita di scacchi, una battuta, un complimento, un po' di attenzione e qualche distanza, lui e Rubelia si erano stuzzicati per giorni, avvicinandosi e allontanandosi, studiando l'uno le mosse dell'altra. Sirius credeva che anche lei avesse un secondo fine, che il suo interesse non fosse così candido come voleva fargli credere, ma in fondo anche per lui era lo stesso. Eppure, quel gioco fatto di sguardi e parole sussurrate veniva ad entrambi straordinariamente naturale.

PUREBLOOD  [1] | Marauders era ✓Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora