8. La Spia Di Azgeda

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Dopo un'altra decina di minuti di pace sentii dei passi pesanti provenire dalla mia destra, a quanto pare non ero più sola.

Decisi di tenere a bada la mia spada e di sfruttare un po' i miei cari vecchi coltelli, estraendo quello speciale che usavo per chi mi attaccava alle spalle.

Quando sentii un ramo spezzarsi e fui certa che la persona era dietro a me, in uno scatto fulmineo lanciai il coltello che gli fece un piccolo taglietto sulla guancia destra prima di conficcarsi nel tronco.
Bellamy.

«Blake, che diamine ci fai qui?! Pensavo che fossi con Octavia... Avrei potuto ucciderti» gli dissi io, guardandolo negli occhi, quegli occhi che poco fa guardavano quelli di Gina.

«Io... Volevo solo parlarti» mi disse lui ed io mi corrucciai per un secondo ma subito cercai di mascherare il mio stupore con una maschera di indifferenza «se vuoi proprio farla finita dovresti fingere un incidente» esclamai io, ma non mi stavo neanche ascoltando da sola, figuriamoci lui.

«è vero quello che hai detto ad Octavia?» mi domandò ed io esitai alcuni secondi prima di far bruciare miseramente tre mesi di sforzi con una frase «bhe, Principino... Non è che tu sia così semplice sai? Non mi aspettavo proprio che il signor 'non puoi fare nulla che poi ti devo guardare io' potesse fare una simile sciocchezza con me» risposi io, facendo un passo verso di lui.

«Non hai risposto alla mia domanda» notò lui.

«Era troppo generica, ho detto un mucchio di cose ad Octavia- esclamai io mettendolo alla prova avvicinandomi a lui -tu avresti voluto che fosse vero?» domandai io ad un millimetro da lui, anche se dovevo alzarmi sulle punte per raggiungerlo quasi fino agli occhi.

Lui si limitò a fissarmi e deglutire mentre io mettevo la mia gamba sinistra in avanti facendola toccare con la sua e mi sporgevo avanti fino a quasi sfiorare i nostri nasi, per poi estrarre il coltello dal tronco ed allontanarmi rapidamente da lui.

«Sei un vero enigma Principessa, ma attenta a non giocare con il fuoco, potresti scottarti» mi disse lui, passandosi una mano fra i capelli.

«è una sfida?» gli chiesi io con un piccolo sorrisetto sul viso, se questo era giocare con il fuoco, era fortunatamente esaltante.

«No, è una minaccia» mi disse ed io alzai leggermente la testa, incuriosita.
«Cosa vorresti intendere?»

«è una cosa che ho sempre amato risolvere gli enigmi»
«potresti rimanere deluso, sicuramente non mi capiresti a fondo»

«in caso contrario potrei sorprendermi, il che vale anche per te» mi disse ed io restai un po' interdetta a quelle parole, ma a quanto pare era il suo intento perché sorrise e si voltò per tornare a Mount Weather ed io lo seguii.

Entrammo silenziosamente nella montagna quando sentii Raven lamentarsi con Sinclair perché aveva troppo lavoro da sbrigare ed in questo momento non aveva bisogno di un richiamo generale.

«Perché? Che succede?» domandai io al ragazzo che non aveva spiaccicato una parola da ben 5 minuti.

«Ci hanno richiamato tutti nella sala Comune, c'è un grosso problema ma ti spiegheremo tutto fra poco» mi informò lui.
«Ah bene, quindi sono l'unica idiota che lo viene a sapere per ultima?» domandai io retoricamente.

«No, ma sei l'unica che va a spasso per i boschi allo sfociare dell'ennesima guerra» mi rispose lui.

«Ero con l'esercito della regina, è diretto verso Polis- spiegò una vice femminile che non conoscevo quando fummo giunti nella sala -l'ho sentito da uno dei capi guerrieri».

«Chi è?» chiesi a Blake.
«Echo della nazione del ghiaccio, era nella cella accanto alla mia a Mount Weather» mi spiegò lui.

«Sei una di loro, allora perché sei venuta a dircelo?» le domandò Pike.
«Perché abbiamo abbandonato il popolo del cielo durante la battaglia con la montagna. È stato ingiusto» rispose lei.

«Grazie Echo, ma potresti spiegarmi cosa succede?» domandai io prendendo parola.

«Azgeda ha mandato un assassino, se nessuno lo fermerà la vostra gente sarà morta entro l'alba» mi rispose.

«Non si accorgeranno che una di loro è scappata?» chiese Pike.
«Può darsi, è per questo che dobbiamo sbrigarci» mi rispose la ragazza dai capelli color miele.

«Pike, mi ha salvato la vita, mi fido di lei- esclamò Bellamy facendo girare Pike nella sua direzione -sentite, se dobbiamo arrivare a Polis prima dell'attacco dobbiamo muoverci».

«Attacco? Ma ne abbiamo la conferma?» domandò Sinclair «via radio non rispondono» esclamai io, che avevo provato a chiamare Abby poco prima.

«Non sappiamo nulla, potrebbero essere già morti e se è così dobbiamo prepararci ad agire» prese il controllo Pike, ma io odio essere controllata.

«No che non è così e non reagiremo prima di sapere la situazione a Polis» gli dissi io con tono freddo.

«La ragazzina ha ragione, non possiamo usare i missili» gli disse Sinclair, non avevo capito che si riferisse a quelli.

«È per la nostra sopravvivenza! siamo inferiori di numero ma i missili della montagna potrebbero riequilibrare tutto e sai anche tu che è così»
«Anche se volessimo usare i missili non abbiamo i codici di lancio»

«No, ma avete me» ai intromise Raven.
«No Raven, quei missili mi sono venuti addosso ed hanno ucciso più di 250 persone, questa non è la soluzione» le dissi io guadagnandomi un'occhiata interrogativa da Bellamy, che mi aveva esplicitamente detto di non andare a Tondc.

«E accusi gli ingegneri di arroganza?» domandò Sinclair, ok ma questo cosa c'entra con i missili?!
«Sono maturata» rispose la ragazza con un sorrisetto.

«Andiamo» disse quindi Pike strattonando Echo e portandola con se «quindi vie-» provai a chiedere a Blake, ma ovviamente Gina gli aveva legato le braccia al collo e gli stava poggiando la fronte contro la sua, una volta quello lo facevo io.

«Devi restare qui ad aiutarli a piazzare i missili per il lancio» le disse lui e lei lo baciò tenendolo stretto a lei con le mani.

Mi accorsi di avere una faccia ferita solo quando vidi lo sguardo dispiaciuto di Octavia su di me ed allora assunsi un'espressione indecifrabile.

«Non fare cose stupide da eroe» gli disse lei «così gli stai dicendo di non essere ciò che è» mi lasciai sfuggire io, così per scappare da quella figuraccia distolsi lo sguardo e mi voltai, in attesa che mi raggiunse.

Ora ho capito che intendeva con: potresti scottarti, ma questo era solo l'inizio Principino.

«Farò l'eroe intelligente, ho capito» le rispose lui e dopo un po' finalmente mi raggiunse, così entrambi lasciammo la stanza sotto lo sguardo geloso di lei.

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