Ormai mancavano quasi 30 minuti al tramonto, quindi io e Clarke ci dirigemmo senza una parola nella sala del trono.
«Lasciateci da soli» ordinò mia sorella alle due guardie, che uscirono velocemente.
Davanti al seggio di Lexa c'era una persona con il cappuccio sulla testa, le mani ed un collare di ferro attorno al collo legati dietro un palo di legno, dopo una rapida occhiata io mi avvicinai e gli tolsi il cappuccio.
«Carl Emerson, della sicurezza di Mount Weather» lo salutai io con voce poco amichevole.
«Ho saputa come ti chiamano ora: Natreìna, regina del buio» mi disse lui con voce gracidante mentre sosteneva il mio sguardo di fuoco.«Avrei dovuto capire fin da subito che eri stato tu a dire come distruggere la montagna, ma dovevo spararti a vista a quanto pare» esclamai io con voce dura.
«Non ho distrutto io Mount Weather, ma la tua cara sorellina, Wanheda» mi disse lui ed io capii che quel compito non toccava a me, quindi arretrai per lasciarlo nelle mani di Clarke, ma non dopo avergli sussurrato «spero che sia doloroso».Così la ragazza bionda gli si avvicinò e lui riprese immediatamente a parlare «381 persone, 182 uomini, 173 donne, 26 bambini... Due dei quali miei» le rinfacciò lui, non se ne sarebbe andato senza portare altri incubi nel suo gruppo già troppo vasto.
«Il tuo Presidente non ci ha dato scelta» rispose lei dopo aver ingoiato un groppo in gola e l'uomo iniziò ad urlare per liberarsi.
«Cosa vuoi?- le disse quando si calmò -non ti piace confrontarti con i tuoi demoni?» le chiese duro.
No, non mi piaceva per niente.Lei trattenne a stento un sospiro «se vuoi clemenza, è a me che dovrai chiederla» lo informò lei, era passata alla modalità difensiva.
L'uomo della montagna fece una risata amata «non voglio clemenza, voglio vendetta, voglio che tu soffra come ho sofferto io» la minacciò lui.
La ragazza si voltò velocemente ed uscì velocemente dalla stanza «vuoi uccidermi, ma non puoi scappare da quello che hai fatto! Il mio dolore finisce oggi ma il tuo è appena cominciato!» le urlò lui mentre io continuavo a guardarlo con un'aria di autosufficienza sul volto.
Aveva appena fatto un grande, grandissimo errore.
«Sei così stupido Emerson» gli dissi io, mentre un leggero velo di consapevolezza comparve sulle sue iridi offuscate dalla rabbia, mentre io raggiungevo mia sorella, ora più arrabbiata che mai.
Ma quando mi sbattè la porta in faccia senza guardarmi capii che non aveva la minima intenzione di avermi attorno e feci una smorfia di rabbia e dolore, ero di nuovo stata tagliata fuori.
Stavo per andarmene, quando sentii la sua voce «Titus, che cosa ci fai nella mia stanza?» gli domandò ed io mi misi in allerta, all'uomo Clarke non era mai andata a genio e questo mi faceva essere leggermente tesa.
Passarono alcuni secondi prima che lui rispondesse alla sua domanda «passi tanto tempo a parlare di pace... Penso sia arrivato il momento che facciamo pace anche noi due».
«D'accordo» rispose la ragazza e poi sentii i suoi stivaletti battere contro al pavimento «mi rendo conto della difficoltà in cui ti trovi, dopo aver convinto Lexa a non vendicare il massacro del nostro esercito deve essere dura per te scegliere di prenderti la tua vendetta... Ora capisci quanto sarà difficile per la nostra gente accettare la nuova politica» esclamò lui, ma qualcosa nel suo tono non mi convinceva a pieno.
«Questo non c'entra con quello che è successo con il vostro esercito, Emerson è colpevole. Sterminare il mio popolo per i crimini di pochi non è giustizia»
«Non hai ucciso la sua gente per quello che pochi di loro hanno fatto ai tuoi?- domandò, ma lei non rispose -tu sei un capo, Lexa ti dà ascolto... Aiutami a proteggerla. Il sangue non chiama sangue è follia! Il nostro popolo non lo accetterà e temo...- si prese un secondo di pausa -temo che la farà uccidere» disse l'uomo ed io rimasi a bocca aperta, mi aspettavo tutto ma non questo.«Mi dispiace ma non posso aiutarti a far dichiarare guerra contro alla mia gente» rispose Clarke ed io feci un profondo sospiro di sollievo, finalmente aveva fatto un ragionamento giusto.
Si susseguirono un miliardo di secondi di silenzio prima che il Fleimkepa rispose
«... Allora abbiamo un problema» rispose per poi avvicinarsi alla porta, così io tornai indietro nel buio e mi nascosi sperando che non mi veda, ma passò oltre.Quella situazione non mi piaceva affatto.
***
Il tramonto arrivò esattamente nel momento in cui io e Clarke entrammo nella sala del trono dove stavano suonando alcuni tamburi che non facevano altro che amplificare la rabbia in me.
Emerson era a petto nudo legato al suo palo ed alcuni ambasciatori dei 12 Clan erano presenti.
In quel preciso istante le porte si aprirono ed entrò nella stanza il Comandante scortata da due guardie, non ci volse neanche uno sguardo quando entrò ed io mi ritrovai costretta assieme a Clarke ed a tutti gli altri presenti ad inchinarsi al suo passaggio.
Ma io non mi inchinavo davanti a nessuno, quindi abbassai leggermente la testa. Nient'altro.La donna schioccò un'occhiata carica d'odio alla (ormai ex) guardia di Mount Weather prima di raggiungere il trono ed alzare una mano per far tacere i tamburi.
«Noi siamo insieme stasera, come abbiamo fatto innumerevoli volte prima, per vedere la morte di un uomo- esclamò Lexa in Trigedasleng guardandoci tutti negli occhi -Wanheda, hai diritto a vendicarti» le disse poi nella nostra lingua e porgendole un coltello, la ragazza al mio fianco esitò, ma dopo una leggera spinta da parte mia camminò per la stanza.
Mia sorella guardò per molti lunghi istanti la lama e poi gli occhi dell'uomo che aveva cercato di uccidere anche me «no- disse poi con voce solenne, mentre Titus la guardava sbigottito ed io, nel profondo, me l'aspettavo. Clarke non era mai stata spietata -non so se la tua morte mi porterebbe la pace, so soltanto che non la merito» si spiegò lei mentre Emerson la guardava carico d'odio mentre un mormorio fastidioso degli ambasciatori mi ronzava nelle orecchie.
«Quest'uomo deve morire, se non sarai tu a prendere la sua vita sarà Heda a farlo!» esclamò Titus avvicinandosi pericolosamente a lei, mentre io feci un passo verso di loro, ma uno sguardo di Lexa mi fermò.«Heda sa parlare anche da sola. Ora basta Titus» lo zittì la donna.
«Che diavolo significa?» chiese l'uomo con astio «non ti ucciderei per quello che hai fatto tu, ma per quello che ho fatto io. Do' a quest'uomo la sua vita, jus no drein jus daun» esclamò mia sorella e l'uomo si sfogò in un urlo di rabbia che mi ghiacciò il sangue nelle vene.
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Warriors
Fanfiction~Sequel di: Are you alive?~ ⚠️Questo libro è basato sulla terza stagione di The 100 quindi contiene degli spoiler sulla stagione tre e probabilmente anche qualcuno della quattro. Non è obbligatorio aver visto la serie per leggere⚠️ Dopo la caduta di...