48. Aghi Di Pino

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Octavia consultò la mappa di Lincoln ed indicò un punto poco più lontano da noi, facendomi notare una piccola striscia di terra che si spingeva un po' più in mezzo al mare, ma sopra di essa c'era solo un enorme pino secolare ed alcune sculture di pietra che assomigliavano a delle torri alte poco meno di un metro con una stella sulla punta.

«Ma non c'è nulla» le feci notare io «no, non può essere...» sussurrò lei andando in quella direzione, così la seguii.
«Non è un villaggio, è un mucchio di sassi» esclamò Jasper quando fummo al centro di quel cerchio di pietra.

«Se n'è andata... » esclamò Clarke guardandosi intorno, ma a parte l'acqua non c'era nulla.
«Ed ora che facciamo?» chiese il mio amico, facendomi mordere l'interno della guancia per colpa del nervoso.

«Posso... Provare a prendere la Fiamma, non è detto che la rigetti...» proposi io, ormai non vedevo un'altra alternativa.
«No Alyx, non permetterò mai che faccia la fine di Emerson, anche se è solo una possibilità» mi rispose lei categorica ma senza convincermi fino in fondo.

«È meglio non rischiare...» mi disse poi Bellamy mettendomi una mano sulla spalla ed io annuii, per poi voltarmi verso di Octavia.

Lei era sulla roccia più vicina al mare ed era china a fare qualcosa, ma non ebbi il tempo di pensare cosa stesse facendo che si sfogò in un urlo liberatorio.

***

«Fra poco farà buio, dobbiamo decidere cosa fare» esclamò Clarke dopo che ebbe guardato Octavia e Jasper accendere un fuoco (o perlomeno tentare) mentre io e Bellamy portavamo della legna secca.

«Aspettiamo l'alba, poi ci dividiamo e controlliamo la spiaggia in entrambe le direzioni» esclamò lei mentre fregava due bastoni sopra un cumulo di paglia e poi soffiò appena vide una scintilla.

«Bene» commentò Jasper quando un piccolo segno di fumo colpì la paglia.
«Sì!» disse lei prendendolo e posizionandolo cautamente tra i bastoni secchi che Clarke aveva posizionato a montagnetta.

Quando finalmente il falò fu acceso Bellamy prese a parlare «sono d'accordo, se Lincoln ha messo questo posto sulla mappa deve essere importante» rispose lui abbassandosi per afferrare il diario, ma la mano della ragazza si legò intorno al suo polso, bloccandolo.

«Non lo toccare!» disse lei prendendo il libretto e posandolo lontano dal ragazzo che fece un sospiro di sconforto.
Mentre lui si inginocchiava vicino a lei anche io mi sedetti alla sua sinistra, in modo da avere vicini anche Clarke e Jasper che erano di fronte alla ragazza.

«Basta Octavia... Quanto durerà ancora?» chiese lui, probabilmente non era abituato a tutto quell'odio da parte di sua sorella.

«Non lo so- rispose lei -non riesco neanche a guardarti perché, quando lo faccio, vedo Pike puntare la pistola conto Lincoln... Sento lo sparo e lo vedo cadere» esclamò la mia amica guardando duramente il fuoco.

«Io non ho ucciso Lincoln» rispose il ragazzo.
«No, ma è morto per colpa tua» esclamò sua sorella alzandosi in piedi.

«Sono venuto da te, hai rifiutato il mio aiuto... Se ti fossi fidata di me io-» si giustificò lui, ma si fermò quando vide Octavia buttare a terra un ramoscello che usava per stuzzicare il fuoco e si piegò a terra, così lui scosse la testa e si allontanò da noi con aria sconfitta.

Jasper in quel momento lanciò qualcosa nel fuoco che improvvisamente fece venire per un po' le fiamme verdi e molto più alte del normale «woah!» dissi io ad alta voce ed allontanandomi in fretta da lì.

«Jasper che cosa hai fatto?» chiese Octavia alzandosi in piedi e fu copiata dal mio amico «io non lo so, ho solo buttato questi nel fuoco» rispose lui alzando un ramo dell'albero.

«Che cos'è?» chiese Clarke confusa mentre un piccolo bagliore di speranza mi illuminava gli occhi «potrebbe essere una specie di cosa che dice 'ei siamo qui, aiutateci'» proposi io mentre Octavia mi guardava e sfogliava velocemente il diario.

Si fermò nella pagina di Luna ed estrasse il ramoscello di Pino che era nella pagina accanto, per poi buttarlo nel fuoco facendolo diventare di nuovo verde.

«La 'cosa' che dici te sono segnali di fuoco! Cercava di dircelo» mi corresse Octavia.
«Sì beh... È la stessa cosa» risposi io alzando le spalle «così potremmo contattare Luna?» chiese mia sorella.

«Non lo so, ma penso prorpio di sì» rispose la mia amica con un sorriso sollevato contagiando presto anche noi.
«Ne prendo altri» disse Jasper buttando il suo ramo nel fuoco per poi allontanarsi alla ricerca di altri aghi di Pino.

Octavia sorrise stringendo il diario di Lincoln tra le mani e mettendoselo vicino al corpo ed io mi voltai istintivamente verso il ragazzo, che però stava ancora camminando e non aveva visto nulla.

«Forse dovresti parlargli» mi disse la ragazza bionda avvicinandosi a me.
«Non lo so... L'ho già fatto troppe volte e si possono contare sulle dita della mano le volte in cui sono realmente servite a qualcosa» esclamai io corrucciandomi al ricordo di tutte le volte che siamo stati da soli.

«Magari questa è la volta buona...» mi sussurrò lei avvicinandosi al mio corpo e mettendomi le mani sulle spalle come farebbe una vera sorella maggiore per incoraggiare la sorellina alle prese con il suo primo amore.

Io scossi la testa e feci un sorrisetto amaro «ne dubito fortemente, è molto testardo» risposi io guardando la sua figura spessa che si allontanava, la stessa figura che solo poco tempo fa mi stringeva a sé.

«Beh... Se non ci provi non lo saprai mai, ma ovviamente io non posso dirti cosa devi e non devi fare, sei completamente libera di fare tutto quello che vuoi...» mi disse lei in maniera evasiva, sapevo che stava facendo 'quella cosa' ma lei era più consapevole di me che non sarei riuscita a dire di no.

«Dovresti proprio smetterla di fare quella cosa solo per farmi dire di sì» risposi io seccata ma con un piccolo cipiglio divertito.
«E perché dovrei se così riesco a convincerti sempre?» mi chiese lei alzando le spalle e dipingendosi sulla faccia un sorriso molto divertito.

«Non ti sopporto quando fai così» sbuffai io in maniera infantile, per poi iniziare a camminare nella direzione del ragazzo.
«asai anche tu che non è vero» ribatté lei divertita.
E, maledizione a lei, aveva ragione.

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