25. Il Blocco

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Il leggero chiacchiericcio della stanza ormai era stato sostituito da delle vere e proprie voci che manifestavano appieno la loro indignazione, fino a quando Lexa non urlò di fare silenzio.

«Un solo uomo non può rispondere di tutti i crimini della montagna e Wanheda lo sa- continuò la donna in Trigedasleng, concludendo poi nella nostra lingua -le sue azioni ci dimostrano una promessa per il futuro: un mondo in cui alla violenza non risponde sempre la violenza, un mondo dove i nostri figli potranno prosperare senza l'ombra della morte-».

La donna si prese alcuni secondi di silenzio per guardare Clarke negli occhi e la ragazza annuì, mentre ad Emerson venivano gli occhi lucidi «-questo prigioniero è bandito dalle mie terre. Vivrà, ma vivrà con i fantasmi di tutti quelli che ha perso, perseguitato fino alla fine dei suoi giorni con la consapevolezza di essere... L'ultimo della sua razza» concluse il Comandante e, mentre Titus guardava Clare con odio e quest'ultima con la stessa espressione guardava Emerson, provai della pietà per lui.

«Spero che tu possa vivere per sempre» gli sussurrò mia sorella ad un palmo dal suo viso, mentre lui la guardava con uno sguardo di sconfitta dipinto sul volto.

***

Il giorno dopo a Polis era il giorno dell'Ascensione, una specie di commemorazione dei vecchi capi e Clarke mi aveva chiesto di accompagnarla alla riunione assieme a Lexa e gli ambasciatori nella sala del trono ed io accettai, nonostante mi sentissi ancora provata dalla punizione di Emerson e preoccupata per Octavia, Miller e mio padre, se li avessero beccati per loro sarebbe stata la fine.

Io e Clarke eravamo in piedi alla destra di Heda che, come sempre, era seduta sul suo trono di rami «Siamo qui riuniti nel giorno dell'Ascensione per onorare i Comandanti che ci sono stati prima di me, quelli che vivono ancora in me come io continuerò a vivere in uno di voi-» disse la donna, rivolgendosi poi ai Natblida posti in una fila ordinata alla sua sinistra.

Aden aveva gonfiato un pochino il petto e si vedeva che era parecchio orgoglioso. Ma in quel momento alcune guardie entrarono improvvisamente nella stanza, interrompendo il discorso di Lexa «Heda! Il Fleimkepa ci aveva promesso che ci avreste ascoltato» disse l'uomo in Trigedasleng.

«Titus, cos'è questo?» domandò la donna senza scomporsi, ma guardando male l'uomo al suo fianco «Una cosa che devi sentire Heda» rispose solamente lui a bassa voce ed avvicinandosi a lei, che si voltò verso gli uomini appena entrati.

Uno di loro fece entrare una ragazza imbavagliata, con i capelli lunghi e scuri acconciati in molte trecce e gli occhi verdi puntati su di me.

«Octavia!» urlai io e il Comandante si voltò velocemente nella mia direzione «mi perdoni per aver interrotto questo sacro giorno, Heda- continuò l'uomo alzando le mani in forma di resa ed inchinandosi a lei, per poi rialzarsi quando lei non rispose -io sono Semet kom Trikru e sono venuto per cercare giustizia» si giustificò lui, mentre sia io che Octavia lo guardammo con uno sguardo di fuoco.

«Spiegati. Perché vorresti rendere una prigioniera Octavia kom Skaikru?» domandò la donna. «Lei è una prigioniera di guerra, Heda- spiegò lui ed io mi corrucciai immediatamente, di che guerra sta parlando?  -la porto qui per testimoniare i crimini della sua gente».

Io mi avvicinai minacciosa a lui «di che cosa stai parlando? Non abbiamo commesso nessun crimine» esclamai io nella sua lingua con voce calma e intimidatoria, infatti lui nonostante mi guardasse dall'alto al basso deglutì impercettibilmente, mi temeva.

«Il popolo del cielo ha attaccato il suo villaggio, visto che il vostro popolo ha giustiziato l'esercito mandato per proteggervi, il loro villaggio era senza difese» mi rispose Titus al posto suo, con voce carica di disprezzo ed io guardai Octavia che annuì, era tutto vero.

«Per favore Heda- continuò l'uomo -ti prego, vendicaci» la pregò lui. «Jus drein jus daun!» urlò poi la donna ed io mi voltai velocemente verso di lei, allibita.

Tutti gli ambasciatori iniziarono ad urlare «sangue chiama sangue!» e «a morte il popolo del cielo!» tutti in coro, facendomi voltare prima verso di Octavia e poi verso di Clarke, ma anche loro non sapevano come fare.

«Voi dovete mostrare rispetto in questa stanza!» urlò Titus facendo zittire tutti immediatamente. «Come osi mostrarmi questo il giorno dell'Ascensione!» urlò Lexa adirata una volta che ebbe fatto uscire tutti tranne me, Titus e Clarke.

«Io non ho fatto niente Heda, sei stata tu. Contro il mio consiglio hai nominato il popolo del cielo come tredicesimo clan e loro hanno rifiutato, massacrando centinaia di persone! Eppure nello stesso campo dove loro sono morti tu hai deciso di perdonare i loro assassini! E questa provocazione ne è una prova: sangue non chiama sangue ha fallito! Ora solo la guerra li potrà fermare!» si giustificò lui, mentre l'odio che prima ad ora non conservavo per lui iniziò a crescere.

«Clarke-» provò a chiederle Heda, ma Titus la interruppe «l'opinione di Clarke ed Alyx in questa faccenda non è esattamente parziale» concluse, guadagnandosi un altro mio sguardo di fuoco.

«Titus ha ragione- disse poi mia sorella, stupendo anche me -io e mia sorella faremmo di tutto per salvare il nostro popolo e tu lo sai» esclamò lei, facendomi annuire siccome aveva ragione.

«Sì è vero. Ma vi ricordo che non tutti sono d'accordo con Pike, Octavia e mio padre non sono d'accordo e ci stan-» esclamai io ma anche questa volta Titus prese a parlarmi sopra, ora capivo come ci si sentiva quando lo facevo io.

«Il vostro popolo ha votato per Kane» sottolineò il Fleimkepa. «Alcuni di loro sì- urlò Clarke superando la sua voce -ma dobbiamo dargli il tempo di capire che hanno sbagliato e di rimediare».

Lexa la guardò profondamente ed ho imparato che quello sguardo non significava nulla di buono «Pensi che il tuo popolo si libererà di lui da solo?» domandò la donna e Clarke annuì piano.

«E se non lo faranno? E se questa volta useranno questo tempo per pianificare il prossimo attacco? Dobbiamo agire ora, Heda. Portare a morte il 13 clan, mostrare cosa succede a chi ti sfida! Li hai riconquistati uccidendo la regina ma la coalizione è ancora fragile! Se non agisci subito-» sostenne ancora l'uomo, con voce carica di disprezzo, ma venne interrotto dalla mano di Heda.

***

«Oggi l'esercito dei 12 clan riceverà l'ordine di marciare verso Arkadia, non di attaccare ma di contenere. Isoleremo il tredicesimo clan, li terremo alla larga dalle terre che vogliono possedere, daremo loro il tempo di eliminare il loro leader dall'interno. Una volta insorti noi li accoglieremo come se fossero dei nostri» esclamò il Comandante alla folla ormai rientrata, facendomi fare un sospiro di sollievo.

«Avete sentito il Comandante? Mandate i messaggeri, dite agli eserciti di creare una zona tampone intorno ad Arkadia, 5 miglia dovrebbero bastare per tenerli lontani dal nostro villaggio... Quali sono gli ordini Heda?» chiese il Fleimkepa abbassando il tono in direzione della donna, che rispose dopo alcuni istanti.

«Chiunque del popolo del cielo oltrepasserà la linea di confine verrà ucciso»
«Heda non riesco a capire, questa per te è vendetta?» chiese Semet.

«Non è vendetta, fratello mio. È giustizia» rispose.
«Il popolo del cielo ha ucciso i miei figli e mio fratello e mia moglie! Se lo spirito del Comandante non ci proteggerà chi potrà farlo?»
«Cerca di calmarti Semet» lo ammonì Titus.

«Morte al Comandante!» urlò lui cercando di ucciderla, ma Titus fu più veloce e gli conficcò il coltello nel cuore, lasciandolo cadere a terra.

Poi si girò verso di Heda e disse solo «sangue chiama sangue Comandante, sempre».

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