49. Se Non Bevi, Non Passi

148 9 0
                                    

Mi avvicinai a Bellamy lentamente, ormai era sera e mi ci volle un po' prima di convincermi del tutto.
«Ei...» lo salutai io, mentre il rumore leggero delle onde mi faceva sentire bene.

«Se sei qui per farmi la predica ti risparmio la fatica, ci ha già pensato Clarke» mi rispose lui in tono duro e per un secondo mi scoraggiò.

Poi decisi di non farmi abbattere ancora da lui «non voglio discutere con te Blake, volevo solo sapere come stavi» risposi io nello stesso tono, per poi sedermi a gambe incrociate su un sasso lì vicino guardando il mare illuminato dalla luna.

Lui poco dopo fece lo stesso «non sto per niente bene, l'ho persa per sempre» mi disse lui con voce più calma.
«Devi solo... Darle del tempo. Deve prima comprendere che tutti noi facciamo degli errori e, per quanto tu possa essere buono con lei, prima di perdonarti deve superare il lutto, anche se non è colpa tua» gli spiegai io, o almeno è quello che avrei pensato se fossi stata nella condizione di Octavia.

«In parte è anche colpa mia» replicò lui con un sorriso amaro mentre io mi concentravo sulla sensazione di calore che provavo nella gamba destra, per esattezza nel punto in cui la sua gamba toccava la mia.

«Sì, in parte sì. Ma sono convinta che se fosse stato per te non sarebbe accaduto niente, perché hai tentato di impedirlo. Prima o poi tua sorella ti perdonerà anche se ci vorrà più tempo del previsto. Ma tu ti perdonerai?» le chiesi io guardandolo con la coda dell'occhio quando pronunciai l'ultima frase.

«Non lo so... È parecchio difficile» mi rispose lui guardandomi e così io mi voltai facendo incrociare i nostri occhi «a chi lo dici» esclamai io con un sorrisetto amaro, per poi voltarmi ancora verso l'acqua scura del mare sotto il pesante peso dello sguardo di Bellamy.

«Ce l'avevo con te perché te ne eri andata... Non voglio più sentirmi così» mi disselui a quel punto, facendomi restare senza parole e non succedeva spesso.

Mi voltai ancora verso i suoi occhi scuri dopo aver deglutito per non cedere alla tentazione di premere le sue labbra sulle mie e mi limitai a dire «non succederà».

Sentii poi le sue dita incrociarsi con le mie ed io abbassai lo sguardo su di esse, era talmente bello vedere le nostre mani intrecciate che avevo sempre paura di essere in un sogno.

«Non sei l'unico che cerca di perdonare sé stesso, ho fatto molte cose che non avrei mai voluto fare ma che mi hanno portato ad essere la Alyx di oggi. Forse un giorno riusciremo a perdonarci» sussurrai io con voce leggera mentre la mia mente andava alla deriva con alcuni episodi impossibili tra me e lui.

Ma quando tirò su con il naso mi risvegliai totalmente da quei pensieri, voltandomi velocemente incrociando i suoi occhi magnifici con i miei «ma adesso tutti e due abbiamo bisogno del sostegno dell'altro altrimenti... Non so se andrò avanti ancora per molto» dissi io abbassando lo sguardo mentre mi riferivo probabilmente solo a me stessa.

La mano che non stringeva la mia mi sfiorò delicatamemte una guancia e quando ebbi il coraggio di guardarlo negli occhi istintivamente provai l'istinto di abbracciarlo, trovandomi immediatamente avvolta dalle sue braccia calde ed avvolgenti.

Ma non passarono più di pochi secondi che ci staccammo siccome sentimmo alcuni rumori provenire dall'acqua e, avendo solo il tempo di capire che si trattavano di terrestri, ci ritrovammo entrambi stesi a terra con una mano sulla bocca.

Momento rovinato. Complimenti per il tempismo.

Ci legarono ad entrambi le mani dietro la schiena e, dopo averci fatto indossare un bavaglio, ci portarono fino a dove c'erano Clarke, Jasper e Octavia e ci fecero inginocchiare.

«No no, va tutto bene» disse lei quando sia Clarke che Jasper le andarono vicino con le mani alzate.
Un uomo con la pelle scura e la muscolatura spessa andò davanti «chi sei? Perché hai segnalato?» le chiese lui in Trigedasleng «ai laik Octavia kom Skaikru ed abbiamo bisogno di un passaggio sicuro» rispose la ragazza nella sua stessa lingua.

«Popolo del Cielo, portatori di morte. Perché dovremmo accompagnarvi?» chiese ancora l'uomo nella nostra lingua in maniera riluttante, mentre la guardia che puntava Jasper avvicinò il suo fucile al ragazzo nervosamente.

«Lincoln- spiegò solamente la ragazza facendo scoccare all'uomo uno sguardo la sua guardia -ci ha mandati lui».
«Rimuovete i loro bavagli e liberate le loro mani» ordinò l'uomo in Trigedasleng ai guerrieri dietro di noi che eseguirono immediatamente, così mi alzai e mi massaggiai gli angoli della bocca, era molto fastidioso avere un bavaglio.

«Che succede?» sussurrò il ragazzo al mio fianco «non lo so» rispose la mia amica nella sua direzione.
Poi il capo della squadra porse ad Octavia una specie di fialetta contenente del liquido «che cos'è quello?» chiese sia curiosa che allarmata mia sorella.

«Un passaggio sicuro» le rispose la guardia con la sua voce profonda e calma.

«E... Che cosa fa?» chiese improvvisamente interessato il mio amico Jasper, anche se lui era sempre profondamente interessato ad ogni cosa che riusciva a sballarti anche minimamente.

Ma la guardia non rispose e lui si limitò ad afferrarlo mentre abbassava lo sguardo, poi la guardia si mise anche davanti a me guardandomi in maniera indecifrabile «posso evitare? Non mi fido dei liquidi che non conosco...» esclamai io con parecchia riluttanza.

«Se non bevi non puoi andare» mi disse lui ed io allora allungai lentamente la mano che poco dopo andò a contatto con il vetro freddo della fiala, prendendola senza staccare mai i miei occhi carichi di sfida da quello del terrestre.

Octavia in quel momento lo buttò giù tutto in un fiato «Octavia aspetta!» la richiamò il fratello ma ormai lei aveva già bevuto tutto il contenuto.
«Io mi fido di Lincoln» rispose poi la ragazza, voltandosi nella nostra direzione.

«Se beve solo lei va solo lei» ripetè il terrestre facendomi innervosire tantissimo, ma gli occhi impazienti della mia amica mi convinsero, non potevo deluderla.

«Oh fanculo allora» risposi io avvicinando la fialetta al corpo di Jasper «sono commosso, la mia amica sta per prendere la sua prima dose» esclamò lui mettendosi una mano sul petto con fare teatrale per poi scontare la sua fiala con la mia a mo' di brindisi.

«Pft falla finita» risposi io sorridendo e bevendo tutto in una volta quel liquido strano, sapeva di acqua con un leggero retrogusto di miele e feci scoccare più volte la lingua con il palato, era strana da sentire in bocca.

«Alyx, non sappiamo se sia pericolosa o meno» mi rimproverò mia sorella ed io la guardai alzando un sopracciglio «non penso proprio che sia un pericolo-» iniziai a dire, ma in quel momento Octavia cadde a terra.

Io scambiai un'occhiata spaventata con Jasper «oh merda- esclamò lui guardandola con gli occhi sbarrati -oddio» disse poi voltandosi e cadendo esattamente come lei.

Io guardai velocemente Clarke e Bellamy prima di sentirmi come se non dormissi da giorni e precipitai a terra con solo il rumore di un vetro spaccato come sottofondo prima di non sentire più nulla.

Warriors Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora