26. Debolezze

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«Che cosa è successo per l'esattezza?» domandai io, quasi temendo la risposta.

La ragazza che avevo ospitato nella mia stanza fece un sospiro prima di guardarmi con i suoi occhi verdi «Pike voleva fare un attacco a sorpresa al villaggio dei Trikru per, sai... Quello che ha detto al walkie-talkie, ma io l'ho detto al capo dei Trikru appena sono venuta a sapere che lo stavano per fare, ma non mi credevano. Se non fosse stato per quel ragazzino che abbiamo salvato nella foresta ora non sarei qui. Ma, ad ogni modo, i Trikru hanno infettato la terra con delle sostanze chimiche ed hanno aspettato l'attacco. Quando Bellamy e gli altri sono arrivati abbastanza vicino, loro hanno dato fuoco alle tende dopo aver evacuato il villaggio e la sostanza ha rilasciato un gas tossico» mi spiegò con un tono fintamente calmo la mia amica, perché sapeva benissimo che se lei sarebbe stata agitata io in questo momento avrei rotto qualcosa.

«E com'è finita? Sono scappati? Sono... Morti?» domandai io con voce leggermente rotta. Avevo appena ritrovato tutti i miei amici, non potevo sopportare che fossero morti.

«Sono morte solo 2 persone, appena sono venuta a conoscenza della sostanza ho avvisato Bellamy che ha cercato di mettere in salvo tutti» spiegò lei guardandosi i piedi, mentre io deglutivo, non era un buon segno se Octavia non mi guardava negli occhi.

«Lacroix: quel ragazzo della stazione Agricola e... Monroe» mi spiegò lei in uno sguardo carico di dispiacere.

«Monroe?- domandai io con voce ferma, era ora di piantarla con le lacrime e di diventare un po' più egoisti -mi dispiace» esclamai solamente io, anche se dentro volevo dire molto di più.

La mia amica sembrò notarlo ed alzò velocemente gli occhi verso di me, con uno sguardo di rimprovero «Alyx, so bene che mio fratello ti ha fatta soffrire e, dopo tutto quello che hai passato ti possa sentire sfinita e fragile, ma costruendoti una corazza non risolverai nulla» mi disse lei, non l'avevo mai vista così seria.

«Non gira sempre tutto attorno a lui Octavia e mi sono promessa che non piangerò più tra le braccia di nessuno»
«Ma... Non è un peccato versare qualche lacrima di tanto in tanto. È umano»

«Purtroppo l'ho già fatto molteplici volte e non è servito a nulla piangere perché, da come hai potuto notare, non ho risolto niente. E, per la cronaca, non mi sto creando un guscio, sto solamente tentando di non mostrarmi debole»

«Ma non così, Alyx. Io ti voglio bene ma chiudendoti in questo modo ti stai solo logorando. Non voglio che tu finisca come Jasper...»

«È la mia unica forma di autodifesa» esclamai, cercando di non far trapelare il dolore che mi stava stringendo il petto.

«E come servirebbe tutto questo ad aiutarti?»
«È semplice: utilizzo il distacco. Accolgo il dolore, mi prendo il mio tempo, mi aggiusto dentro e guarisco all'interno».
Mi sembravo un robot.

«A me continua a sembrare una stronzata»
«A quanto pare tutto quello che faccio è una stronzata. Adesso preparati, fra un po' torniamo ad Arkadia, il blocco partirà fra un'ora» dissi io con voce molto più velenosa di quanto mi aspettassi, facendo allontanare da me anche la mia unica vera amica, che ora aveva una faccia ferita sul volto.

***

Stavo aspettando Octavia e Lexa nella sala del trono con le spalle appoggiate al muro quando poco dopo sentii aprire la porta, ma al posto di una ragazza alta entrò un ragazzino basso e dai capelli biondi che aprì la porta con un'aria fintamente sicura ed un'espressione che cercava di nascondere la sua adorabile ammirazione per me sul volto.

«Ciao Aden» la salutai io con un leggero sorriso spontaneo, mentre il ragazzetto veniva nella mia direzione.

«Ciao Alyx- mi salutò lui sciogliendosi in un sorriso, ma riacquistando la sua aria da 'duro' appena mi guardò negli occhi -è vero che sei l'unica persona che è sopravvissuta alla trasformazione Natblida?» mi domandò lui con una voce che conteneva un briciolo di eccitazione ed io mi lasciai scappare un sorrisetto.

«Così pare» risposi, mentre ad Aden iniziavano a luccicare gli occhi «ha fatto male?» mi chiese lui.
«Sì, abbastanza» risposi semplicemente io, ma la sua piccola mente ignorò l'acidità della mia voce e continuò a parlare «vorrei tanto essere forte quanto te, Natreìna» mi informò con un sorriso.

Io a quella frase mi sciolsi «tu sei già molto più forte di me Aden, sei stato addestrato dalla migliore» gli risposi io con voce un pochino più dolce di prima e lui mi sorrise.

Poi, improvvisamente, si corrucciò «pensi che Heda riuscirà a continuare a comandare senza essere uccisa?» mi domandò ed io rimasi leggermente interdetta.

Volevo veramente rassicurarlo, abbracciarlo e dirgli che andrà tutto bene perché Lexa è molto forte, ma ho capito che non è mai giusto promettere la vita di una persona.

«Questo non so dirtelo io Aden, ma ti posso assicurare che il Comandante è molto forte e saggio ma sicuramente prima o poi arriverà il suo momento, noi possiamo solo incrociare le dita e sperare che arrivi molto tardi» cercai di rassicurarlo io e lui annuì.

«Ma non troppo tardi, anche io voglio diventare Comandante» mi disse lui con un cipiglio di arroganza nella voce ed io sorrisi.
«Sì certo che lo diventerai e sicuramente sarai il migliore di tutti» gli dissi io e lui si illuminò ancora, probabilmente non era abituato a queste parole.

«Lo pensi sul serio?» mi chiese lui.
«Sì, certo che lo penso» ripetei io, sorridendo.
«Sei una persona fantastica Alyx! Ti auguro una vita molto lunga» si congedò lui con un sorriso, prima di uscire dalla stanza.

Ma prima che la porta si chiuse completamente un'altra figura fece capolino nella stanza.
Lexa mi si avvicinò con passo lento ed un'espressione non troppo dura sul viso.

«Vai via anche tu?» mi domandò lei, non capivo se era una scusa per fare conversazione o un invito a restare.

«Sì, è un mio dovere, è il mio popolo» risposi io e lei annuì, ma vedevo che si stava tenendo dentro qualcosa ed io con uno sguardo la invitai a parlarne.

«Si sta affezionando a te Alyx, ma lo renderà solo debole. Perché l'amore è-»
«Una debolezza, lo so... E ci sto lavorando» risposi io finendo la sua frase e lasciandola visibilmente di stucco.

«Dov'è finita la ragazza che credeva fermamente all'amore?» mi domandò lei, con un velo di curiosità sulle sue iridi verdi.
«È morta quando il ragazzo di cui era innamorata l'ha illusa» risposi io.

«Lei voleva solo scusarsi ed essere felice con l'uomo che amava, non è stata colpa sua» mi rispose lei, come se volesse giustificare le mie azioni.

«Ma è stata ammanettata e quasi consegnata alla morte ed ha capito che l'amore non era una cosa per lei- risposi io acida, ma poi pensai al fatto che anche lei era innamorata e dicendo così l'avrei solo fatta allontanare -... ma questa è un'altra storia. Tu invece dovresti provare a far funzionare la tua» provai a salvare il salvabile.

Lei non mi chiese neanche di chi stessi parlando, aveva compreso che non ci era voluto molto a capire il loro legame «l'amore non è fatto neanche per me e Costia ne è un esempio... » mi disse lei, con uno sguardo vagamente ferito.

«Senti Lexa, lo so che fa male. Molto male. Ma posso assicurarti che sarà ancora peggio se non farai nulla, non vivere per il resto della tua vita con il rimpianto di non averci provato. Tu fallo» risposi io, a quanto pare in questi giorni sono in vena di discorsi ispiranti.

«Lo farò» esclamò lei non proprio convinta ma mi sciolsi irrimediabilmente in un sorriso quando vidi il suo passo sicuro.

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