Cap. IV

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Gandalf non si sbagliava, infatti trovarono un buco buio e fetido poco distante dal falò dei tre Troll; pieno di ossa, bottini di fattorie che erano andate distrutte e depredate, armamentari d'ogni genere e tante altre cianfrusaglie, emanava un odore unico e penetrante a cui pochi riuscirono a contenere i conati di vomito.

Tutti i Nani si aggiravano tra quel bottino troll, toccando e curiosando; Thorin era con Gandalf quando trovarono una cosa che non si sarebbero mai aspettati: in un angolo, dentro a delle ceste sporche e rovinate, vi erano le else di due spade; sia il Nano che lo stregone ne presero una a testa, Gandalf fu il primo a rivelare la lame lucente della sua nuova spada

«Ah, sono state forgiate a Gondolin, dagli alti Elfi della Prima Era» a quelle parole Thorin stava per rimettere la spada che aveva in mano dove l'aveva trovata, con un espressione quasi disgustata dipinta in volto, quando lo stregone si affrettò ad aggiungere

«Non esiste lama più pregiata» guardando il Nano estrarre velocemente la spada elfica dal fodero, rivelando agli occhi dei presenti una lama pura e luminosa, semplicemente bellissima.

Dall'entrata della caverna facevano breccia nel buio alcuni raggi solari, che si riflettevano su quella lama perfetta mandando bagliori ovunque; Miriel si girò verso di loro proprio a causa di uno di questi raggi, rimanendo a bocca aperta alla vista della spada, appoggiando la cassa che aveva tra le mani.

Si avvicinò a Thorin lentamente e alzò una mano per toccare la lama, gesto che il Nano le permise: era liscia, sottile ma affilata, forte e fredda al tatto; era stupenda e toccarla la face sorridere.

Vederla sorridere in quel modo fece tornare per un attimo bambino Thori; quando le aveva fatto vedere la sua prima lama lei aveva avuto la stessa reazione e come allora, anche in quel momento così delicato, da adulti, il sorriso della ragazza gli scaldò il cuore, felice di vederla così.

Poco dopo decisero che era tempo di rimettersi in cammino, ma non appena misero piede fuori dalla caverna un rumore giunse alle loro orecchie; un rumore per niente rassicurante.

Si misero in semicerchio in formazione da difesa e aspettarono che la minaccia si facesse avanti, non si aspettavano di certo spuntar fuori dai cespugli un vecchio esaltato sopra una slitta trainata da conigli.

Dopo alcuni attimi di smarrimento, in cui il nuovo arrivato continuava ad urlare cose senza senso, Gandalf li ridestò dal loro stato

«Ah Radagast! È Radagast il bruno, miei cari amici» disse lo stregone avvicinandosi al suo vecchio amico, rassicurando la compagnia

«Vi dispiace? Dovremmo parlare un attimo di questioni urgenti» chiese Gandalf ai Nani dopo aver ascoltato i farfugliamenti dell'altro Stregone.

Da all'incirca dieci minuti la compagnia attendeva che gli stregoni finissero di parlare, a Dwalin prudevano le mani, aveva bisogno di muoversi e di riprendere il viaggio

«Ma quando finiscono?» sussurrò ringhiando a Bofur guardando i due

«Mi sembra sia da ore che sono lì a confabulare, sto mettendo radici» continuò

«Cerca di portare pazienza Dwalin, siamo qui da pochi minuti. Concedigli un altro po' di tempo» lo rimproverò Miriel tornando poi a lucidare la sua spada ancora sporca di fango dalla sera prima.

Tutti tornarono in silenzio, chi a guardarsi i piedi, chi a sistemare le armi e chi guardava nel vuoto come Bilbo.

Si trovava proprio vicino a Miriel e ne approfittò per farle alcune domande che da giorni lo tormentavano:

«Miriel posso porti una domanda?» chiese cauto, osservando l'espressione concentrata dell'altra

«Ah dipende dalla domanda signor Baggins» con un sorrisetto sghembo gli rispose senza nemmeno alzare gli occhi da Amdir

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