Cap. XII

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Le cose erano confuse, la sua vista era come appanata mentre ogni singolo suono rimbombava nelle sue orecchie a punta; in alcuni momenti ai lati del cammino apparivano delle ombre, pura e semplice illusione di quella dannata foresta che stritolava i loro cuori, i loro polmoni e le loro menti fino allo sfinimento.
Un nuovo crampo per la fame le attraversò lo stomaco, vuoto ormai da giorni.
Procedevano lentamente, in fila indiana, senza sapere dove si trovavano esattamente, non vedevano la fine di quella foresta che li stava facendo letteralmente impazzire.

Ormai per loro non vi era più differenza tra notte e giorno, i rami degli alberi erano talmente fitti che facevano passare pochissima luce, l'aria era satura ed irrespirabile.

Miriel appoggiò una mano ad un ramo lì vicino, la testa le girava per l'ennesima volta
 «Ehi zia, stai bene?» le chiese Kili alle sue spalle visibilmente preoccupato, protendendo le mani avanti per afferrarla nel caso cadesse
 «Sì, sto bene, grazie Kili» disse Miriel, abbozzando un sorriso e riprendendo a camminare fiaccamente.


Alcune ore dopo decisero di fermarsi, mangiare quello che era rimasto e riposare; stremati, si sistemarono come meglio potevano tra le tortuose radici degli alberi.
Un lieve scricchiolio fece spalancare gli occhi di Miriel, che tese le orecchie per sentire; quando ebbe appurato che non fosse nulla di grave, alzò il busto dal suo giaciglio, passandosi una mano tra i capelli e facendo scorrere gli occhi sui suoi compagni addormentati.

Seduto, appoggiato ad un albero, vi era Thorin, di guardia quella notte.

Da giorni il Nano non le parlava più, senza alcun motivo apparente, ogni volta che lei provava ad aprir bocca la zittiva con un "Non adesso" o "Torna al tuo posto"; decise di avvicinarsi a lui.

Si alzò in piedi e camminò fino a raggiungere Thorin, che constatò essere lievemente assopito; con grazia si posizionò in ginocchio davanti a lui, guardando i lineamenti marcati del volto contratto dai pensieri e dalla stanchezza.
Non appena mise una mano su quella dell'altro, quello si svegliò di colpo, ricomponendosi subito
 «Miriel, che ci fai sveglia, torna immediatamente a dormire» borbottò il Nano burbero
 «Non prima di averti parlato» ribatté lei decisa, Thorin scostò in malo modo la mano della compagna, voltandosi a guardare un punto imprecisato della vegetazione.

 «Thorin» prese una piccola pausa e proseguì «Mi spieghi cosa ti sta succedendo? Per quale ragione hai smesso di parlarmi, perché mi eviti, perché non mi sorridi più quando mi guardi?» il Nano emise una risatina roca.
 «Vedi cose che non esistono Miriel, non ti sto evitando»
 «Intendi darmi una risposta che mi interessi o preferisci continuare con la tua farsa?» lo sguardo di Miriel si fece improvvisamente duro, non le piaceva essere presa per il naso.

 «Adesso basta, torna a riposare, sei debole e hai bisogno di recuperare le forze, altrimenti sarai solo un peso morto da proteggere»
 «So badare benissimo a me stessa, pensavo lo sapessi» rispose con una punta di collera
 «Se non hai nulla di importante da dirmi, torna a dormire» la conversazione si concluse così, Miriel tornò al suo giaciglio senza ribattere ma colma di collera dentro di se.


Il Nano rimase nuovamente solo nell'oscurità impenetrabile della foresta, pensando alla conversazione avuta con il suo migliore amico Dwalin poco prima di partire dalla casa di Beorn:

 «Sei proprio sicuro di non aver frainteso?» disse il Nano tatuato appoggiato alle assi dell'enorme casa;

 «Sì Dwalin, non so come sia potuto accadere; lei era lì, sorrideva ed era bellissima, non sono riuscito a controllarmi e nemmeno lei sembrava tanto intenzionata a farlo. La stavo per baciare Dwalin, ti rendi conto che stavo per baciare colei che considero una sorella?» Thorin si portò una mano alla fronte, cercando di calmarsi

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