Cap. XVI

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L'uomo che li aveva minacciati non era altro che Bard, un povero padre di tre ragazzi, di Pontelagolungo che per vivere faceva il chiattaiolo.
«Allora, voi siete disposti a pagarmi il doppio se vi faccio entrare nella città?» chiese conferma al Nano che da almeno una ventina di minuti lo stava assillando di chiacchiere.

«Ma certo figliolo, abbiamo bisogno di passare inosservati per Pontelagolungo poi ci dirigeremo a Est, per andare a trovare alcuni nostri parenti sui Colli Ferrosi» disse Balin, sorridendo per essere credibile.

Fortunatamente l'uomo decise di aiutarli e li sistemò dentro ai barili, da loro stessi rubati agli Elfi, per poi farli riempire di pesce in modo da cammuffare la loro presenza, seppur piccola.

«Questo fetore mi sta uccidendo, quando siamo arrivati?!» domandò Dwalin spazientito e terribilmente infastidito

«Ancora poco, siamo alle porte della città» mormorò Bard tra i denti, fermando la chiatta davanti al cancello in legno e scendendo per far vedere i suoi documenti.
«Ah Bard sei tu, giornata proficua amico mio?» gli domandò un uomo basso, con i capelli grigi, dall'aria vecchia e stanca
«Più cibo per questa povera gente amico mio, non vedo l'ora di rivedere la porta di casa mia» disse Bard risalendo sulla chiatta, pronto a ripartire.

«Non così in fretta» un uomo piccolo e vestito di nero fece il suo ingresso da dietro il cancello, un'espressione ripugnante a contornare i denti giallognoli «Qui nelle tue carte c'è scritto che hai un carico di barili vuoti ma questi non lo sono» disse con tono viscido e odioso, dando l'ordine a due guardie di buttare il pesce nel lago.

Miriel sentì che il suo barile veniva lentamente spostato ma fortunatamente Bard riuscì a convincere l'altro uomo, che si chiamava Alfrid, a lasciarlo proseguire con il pesce.

Dopo aver lasciato i barili nella chiatta ed essere passati per il gabinetto della casa di Bard, i Nani riuscirono finalmente a confortarsi in un posto caldo e asciutto dopo tutte le loro sventure. Le figlie dell'uomo, Sigrid e Tilda, si misero subito a distribuire loro coperte e bevande calde; in particolare, la loro attenzione era attirata da Miriel.

«Hai delle orecchie buffe» le disse la più piccola delle due sorridendole ingenuamente, Miriel si distolse dai suoi pensieri e la guardò incuriosita.
«Tilda!» subito la sorella la rimproverò
«Non ti preoccupare, non mi ha in alcun modo offesa; so di avere le orecchie buffe» rispose facendole sorridere entrambe.

«Mi chiamo Sigrid e lei è mia sorella più piccola Tilda» disse la maggiore delle due, avevano entrambe i capelli castani mossi.
«Io sono Miriel figlia di Athror, sono per metà Elfo e per metà Nana, per questo motivo le mie orecchie sono a punta» spiegò pazientemente sorridendo interessata alle due, in gioventù non ha mai passato molto tempo in compagnia femminile tuttavia è una cosa che l'ha sempre rallegrata, le rare volte che si concedeva tra un allenamento e l'altro.

«Oh, non abbiamo mai conosciuto un Elfo in carne ed ossa, pensavo foste più piccoli, come i folletti» disse Tilda facendo ridere di gusto Miriel.
«Miriel» un richiamo seccò venne da Thorin che, insieme agli altri Nani, era intento ad osservare le armi dategli da Bard; si avvicinò a loro e notò subito che qualcosa non andava.

«Queste sono armi da pescatore, sempre che si possano chiamare armi» disse prendendo in mano un arpione per poi ributtarlo nel mucchio «Noi ti abbiamo pagato per armi vere, in ferro, con cui ci si possa difendere» aggiunse freddamente.

«Queste sono le uniche armi che posso darvi, se volete delle vere armi dovete andare alla fucina della città ma non ve le daranno mai e scopriranno che siete clandestini» disse Bard rimettendo al loro posto le armi.

«Possiamo rubarle, non se ne accorgerebbero» propose Dwalin mettendo le mani sul tavolo
«Sì concordo» disse Miriel guardando l'espressione di Thorin
«E sia, questa notte andremo alla fucina e prenderemo ciò che ci occorre» decretò infine il capo della compagnia, seguito da alcuni cenni e mugolii di assenso.


Quella stessa notte, dodici Nani, uno Hobbit e una mezz'Elfo, attraversarono la città del lago addormentata; le loro ombre si stagliavano contro i muri in legno delle case, la luna era l'unica muta spettatrice.
Con una complicata sequenza di salti, riuscirono ad entrare tutti da una finestra del secondo piano e quando furono dentro ognuno si diresse in direzioni diverse per armarsi.

Diversi minuti dopo si diressero tutti verso l'uscita, passando per una stretta scala a chiocciola.
D'improvviso un forte rumore fece spaventare tutti e svegliare mezza città; Kili era riverso per terra, coperto dalle spade che stava portando.

«Kili, stai bene? Cosa ti senti?» gli chiese Miriel raggiungendolo subito aiutandolo ad alzarsi.
«Non lo so, ho mal di testa e la nausea» disse il giovane Nano barcollando per stare in piedi; alle loro spalle comparvero le guardie e non fu più possibile aggiungere altro.


I Nani vennero presi e portati davanti al Governatore della cittadina, davanti alla sua dimora, un'ampia cerchia di curiosi si accalcava intorno a loro desiderosi di vedere chi fossero i disturbatori della quiete.

«Chi siete e cosa vi ha spinto ad entrare clandestinamente a Pontelagolungo?» domandò un uomo vecchio, grasso e con una folta chioma rossa.

«Io sono Thorin, figlio di Thrain, figlio di Thor, legittimo re sotto la Montagna e vengo qua al vostro cospetto per chiedere il vostro aiuto. Io e la mia compagnia siamo in viaggio verso Erebor per far cessare il dominio della bestia su queste terre e riprendere ciò che è nostro di diritto; in cambio del vostro aiuto vi prometto una parte del tesoro dei nani, grande abbastanza per ricostruire Esgaroth altre dieci volte almeno!» disse Thorin tra gli applausi della folla.

«Morte, ecco cosa ci porterai, il fuoco del drago si abbatterà su di noi» fu Bard a parlare con enorme sorpresa di tutti.
«Non sai di cosa parli uomo, noi uccideremo il drago Smaug e condivideremo le ricchezze del nostro popolo con la gente del lago!» vi fu un altro scroscio di applausi.

«Poi non dimentichiamoci che fu Girion, signore di Dale, tuo antenato, a fallire nell'uccidere la bestia» disse il governatore ridicolizzando Bard agli occhi di tutti.

«È vero signore, freccia dopo freccia ha scoccato e tutte hanno mancato il bersaglio» aggiunse Alfrid, rimarcando quanto detto dal governatore, facendo esplodere un altro scroscio di risate.

Allora Bard parlò direttamente a Thorin, ignorando completamente gli ignoranti suoi compaesani, sotto lo sguardò incredulo e sconcertato dell'intera compagnia

«Tu non hai alcun diritto di entrare in quella Montagna» disse rabbioso, quasi sussurrando, guardando Thorin con disprezzo; subito Miriel gli fu accanto, pronta a difendere il re, che però la spinse dietro di sé con un braccio.

«Io sono l'unico che può farlo» disse Thorin all'uomo, facendolo indietreggiare.

Ormai la cosa era fatta, il Governatore gli offrì il suo aiuto, senza sapere a cosa andavano in contro.


ANGOLO AUTORE: ed eccoci al capitolo n°16!

Scusatemi davvero per l'orario ma in questi giorni ho davvero pochissimo tempo, spero ugualmente che il capitolo vi piaccia e vi invito a farmelo sapere tramite commento.✉️

Ringrazio inoltre tutti coloro che hanno lasciato un commento, un voto o anche solo una lettura ai capitoli precedenti. Grazieee♥️

Prossimo appuntamento a DOMENICA 24 MAGGIO!📆

Un bacione😘

Sissi04✨

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