Epilogo

551 13 7
                                    


I giorni a venire venne celebrato il funerale del re sotto la Montagna e dei suoi nipoti, periti entrambi in battaglia tentando di difendere la loro famiglia. Ci fu un lungo corteo funebre, la mezz'Elfo era interamente coperta da un lungo velo nero che, oltre al lutto, rappresentava anche il matrimonio desiderato che le era stato brutalmente strappato.
I Nani piansero il loro re che, steso sulla tomba tra i suoi nipoti, teneva tra le mani l'Arkengemma, l'obiettivo che aveva perseguito per tutta la vita e che lo aveva unito a così tante che vite che sarebbe stato impossibile affermare che Thorin Scudodiquercia non avesse cambiato la Terra di Mezzo.

Daìn Piè di ferro venne incoronato nuovo re sotto la Montagna lo stesso giorno; nessuno si oppose, nessuno tranne i fedeli a Miriel.
Il trono di diritto spettava a lei, non solo perché compagna di Thorin ma perché figliastra di Thrain.


Passarono due settimane, nessuno proferiva parola su ciò che era accaduto, nessuno dormiva alla notte a causa dei pensieri che si affollavano nelle loro menti e delle urla strazianti che provenivano dalla cripta nel cuore della montagna.
Si iniziò a vociferare che la sorella dei re fosse impazzita: silenziosa e assente di giorno ma folle di notte.
Più volte le guardie giurarono di averla vista scendere i gradini in marmo a piedi nudi e camicia da notte, spesso con grossi libri in mano che non riportava mai nelle sue stanze.

Miriel trascorreva le sue notti ad occuparsi delle tombe; le circondava di candele e candelabri e poi si appoggiava in lacrime su una di esse, spesso quella di Thorin, e respirava profondamente nel silenzio più completo attendendo il sorgere del sole.
A volte leggeva quei pesanti tomi cercando, invano, un qualsiasi modo per far tornare da lei i suoi cari defunti.

Goccia che fece traboccare il vaso fu però la discussione tra lei e Daìn.
Ella non si arrese a quel governo imposto dal nulla ed inizio a protestare animatamente contro il cugino nonostante il dolore; non voleva vedere il regno per cui tanto lei e Thorin avevano lottato, distrutto e deturpato da un nano che più che un parente era un estraneo.
 «Tu sei folle cugina, è giunto il tempo di ammetterlo e piantarla di costruire castelli in aria. Non temere, io ti voglio bene esattamente come Thorin, sarò io la tua famiglia e mi occuperò della tua mente malata» le disse Daìn con tono melenso accarezzandole le spalle da dietro.
Miriel cercò di ribattere ma due guardie la afferrarono per le braccia iniziando a trascinarla via.

 «No! No! Lasciatemi maledetti! Non sono pazza, non sono pazza!» urlò dimenandosi con furia, i suoi compagni, coloro con cui aveva trascorso tanti momenti differenti per riconquistare la montagna, le voltarono le spalle fingendo di non vedere e non udire, piangendo nascosti dallo sguardo soddisfatto di Daìn.

Passò mesi rinchiusa nella sua stanza senza poter uscire, venendo mantenuta come una bestia rara.
Una notte però lo fece.
Uscì dal letto e scardinò la porta, senza nemmeno sapere con quale forza; si diresse nelle stanze reali entrando in quella del cugino.
Dormiva sereno come un maiale.
Si avvicinò ancor di più e con un colpo netto non solo gli recise la lunga barba fonte della sua fierezza, sfregiandolo al volto, lasciandolo urlante e sanguinante con la sua consorte che gridava istericamente inorridita a quella vista.

Miriel si ritrovò sola sulle mura, aveva lasciato la sua camicia da notte insanguinata per indossare i suoi abiti da viaggio.
Al fianco reggeva Amdir, al busto era ancorato il suo arco, al collo pendeva la pietra della sua promessa.
Attese che il Sole sorgesse all'orizzonte, investendola con i suoi raggi caldi e luminosi; se ne beò per pochi istanti per poi scendere e spalancare il portale principale.
Si avviò per la viuzza ricoperta di ghiaia per poi fermarsi passato il ponte in pietra.

Voltandosi, guardò attentamente un ultima volta l'entrata di Erebor, la sua casa, poi con un rapido movimento incoccò una freccia, sussurrò alcune parole maledicendo il casato di Daìn e la scagliò esattamente al centro del suo sigillo, facendo illuminare la pietra e la freccia conficcata in essa.

Come se nulla fosse, si voltò e proseguì per la sua strada, scomparendo come un'ombra nell'aurora.


ANGOLO AUTORE: ed ecco, come promesso, l'epilogo di questa piccola ff!

Ebbene sì signore e signori, abbiamo ufficialmente finito (più o meno ahah); spero che anche questo ultimissimo capitolo vi sia piaciuto e vi invito a farmi sapere cosa ne pensate!✉️

Ringrazio davvero tantissimo tutti voi che avete seguito con così tanta passione la storia di Miriel figlia di Athor e della compagnia di Thorin Scudodiquercia; vorrei fare i nomi di tutti coloro che hanno "intrecciato" il nostro cammino, ma temo di dimenticarmi qualcuno quindi vi saluto con un universale GRAZIE.♥️

Tuttavia... siete sicuri sia finita qui? Vi invito a seguirmi per rimanere costantemente aggiornati su cosa combinerà la nostra Miriel, e credo che lo sapremo molto presto.😏💕

Alla prossima😉😘

Sissi04✨ 

You next to meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora