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Yoongi era piuttosto tranquillo, se così si poteva dire.

Aveva sempre avuto paura degli interrogatori prima di quel momento, ma stavolta era diverso: non avrebbe dovuto mentire, non avrebbe dovuto omettere nulla di ciò che era successo, non avrebbe dovuto nascondere neanche il movente dell'omicidio.

Non gli interessava. Ormai non gli interessava più nulla.
Aveva fatto ciò che andava fatto. Si era tolto un peso dal cuore e del resto non gliene fregava un cazzo.
Potevano anche ucciderlo, tanto non sarebbe cambiato molto: si era messo l'anima in pace, questo era l'importante.

«Quindi mi stai dicendo che l'hai ucciso per vendetta.» disse la poliziotta dall'altra parte del tavolo grigio.

«Si.» rispose soltanto Yoongi.

«In questo modo ti stai dichiarando apertamente colpevole dell'omicidio.» continuò lei con tono inespressivo.

«Si.» fece di nuovo Yoongi. Si stava quasi annoiando.

La donna lo squadrò sospettosa.
Probabilmente non le capita spesso di interrogare un criminale che confessa così apertamente la sua colpevolezza, pensò il ragazzo.

Era come se la poliziotta pensasse che ci fosse qualcosa dietro la sincerità spudorata del misterioso criminale che aveva davanti. Inoltre, il fatto che Yoongi avesse una fedina penale completamente vuota rendeva la situazione ancora più inquietante e insolita.

Rimasero entrambi in silenzio, e il giovane dai capelli corvini approfittò di quel momento per studiare meglio l'aspetto della donna per ricavare qualche informazione sulla sua personalità o stile di vita.
Non che gli interessasse più di tanto, ma si annoiava e poi qualche dettaglio in più su chi gli stava davanti sarebbe sempre potuto tornare utile.

La donna che gli stava di fronte non era attraente.
Era sulla cinquantina, i capelli neri erano stretti in una crocchia ordinatissima nella quale spuntavano alcune ciocche bianche.
Il volto era molto pallido e privo di trucco, ma comunque le rughe erano poco accennate.
Le labbra erano sottilissime e leggermente rivolte all'ingiù, il naso era grande e schiacciato, le sopracciglia quasi inesistenti.
Ma gli occhi lo colpirono particolarmente: avevano una forma grande e tondeggiante e lo scrutavano in modo quasi inquietante. Inoltre erano contornati da un paio di occhiaie profonde, che insieme alla carnagione pallida del viso erano segno che la poliziotta dormisse molto poco.
Yoongi l'avrebbe paragonata ad un avvoltoio.
Non c'erano altri particolari interessanti da osservare, perché la donna non indossava nulla che lasciasse trapelare il suo carattere o le sue attitudini; indossava soltanto una divisa blu scuro decorata solo da qualche distintivo.

Il silenzio durò pochi secondi, dopo i quali "l'avvoltoio" parlò di nuovo.
Gli fece qualche altra domanda inutile, poi terminò la conversazione.
«Per oggi può bastare. Tornerai per un altro interrogatorio domani o nei giorni a venire.» concluse.

Due uomini entrarono nella stanza e fecero alzare il ragazzo dalla sedia, per poi scortarlo lungo un corridoio scuro e semibuio. Il tragitto fu silenzioso, cosa che non avrebbe nemmeno dato fastidio al giovane se non fosse stato per l'atmosfera strana.
Yoongi guardava di fronte a sé, eppure percepiva gli sguardi degli uomini addosso. Ad un certo punto giurò di averli visti scambiarsi un'occhiata complice con tanto di sorrisetto. Decise di non farci caso, tanto non avrebbe potuto fare molto per migliorare la situazione.
Salirono delle scale, fino ad arrivare ad un altro corridoio, pieno di celle.

«Buonanotte, fiorellino.» disse uno dei due uomini, spingendo con violenza il prigioniero all'interno della cella.

Per fortuna il ragazzo riuscì a mantenere l'equilibrio, e si voltò a guardare le due figure sorpreso.
L'altro uomo rise, e i due chiusero la porta sbattendola violentemente.

Yoongi si guardò intorno.
Quei due bastardi lo avevano rinchiuso al buio, e ora non riusciva a vedere nulla; cercò a tentoni il letto, ma non lo trovò. Quindi si sdraiò sul pavimento freddo, e cominciò a pensare a tutta la sua vita.
Tornò indietro nel tempo con la mente, e pian piano le sue palpebre si abbassarono.

E si addormentò così, raggomitolato per terra, sognando un bambino pallido che fin da piccolo era stato rifiutato dal mondo.

PRISON | Yoonmin Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora