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Quella notte Yoongi non si addormentò subito.
Troppi ricordi, troppi dubbi, troppe domande.
Ancora non conosceva bene quel posto, né tantomeno la gente che ci viveva. Nemmeno Jungkook e Seokjin, gli unici con cui aveva legato, gli avevano parlato del loro passato.
E poi...

Quel Jimin.

Tanto bello quanto inquietante.
Non avrebbe mai creduto che dietro quel viso angelico, così perfetto e armonioso, si nascondesse un...
Trafficante di prostitute.

Lui i trafficanti se li era sempre immaginati sulla quarantina, grandi e grossi, brutti e rugosi.
L'esatto contrario di Jimin.

Certo, aveva quella malizia nello sguardo, in quel sorriso dolce, che suggeriva che la sua personalità non fosse del tutto trasparente. Ma da lì ad un criminale che usava corpi umani come fonte di guadagno c'era una bella differenza.

Seokjin aveva detto che lui e la sua organizzazione di trafficanti dominasse sugli altri carcerati, ma non aveva capito esattamente in che senso: Jimin gli era sembrato, pur avendo un atteggiamento di superiorità, un tipo piuttosto tranquillo, non violento e rude come Dakbwo e i suoi amici.

Forse avrebbe tirato fuori il suo potere soltanto al momento giusto... ma era questo che facevano i criminali: rimanevano nell'ombra finché non venivano minacciati o mancati di rispetto.

Aveva tanti dubbi su quel giovane, e forse anche...

...curiosità?

«Sveglia!»

La voce fredda della guardia raggiunse il corpo di Yoongi, che si alzò stremato dalla notte in bianco.

«Già sveglio eh? Bene, così sarai già pronto alla mattinata di lavoro».

Una volta a mensa, il ragazzo individuò sia Seokjin che Jungkook: il primo stava parlando allegramente con due detenuti; il secondo era, come al solito, da solo.

Non ci pensò due volte e, dopo aver preso del pane e dell'acqua dal bancone dei cuochi, si diresse verso Jungkook.

«Ehi.» lo salutò, sedendoglisi di fronte.

«Ehi.» gli rispose il ragazzo.

«Senti, io ti volevo parlare,» disse deciso «volevo raccontarti qualcosa di me e... magari chiedere anche qualcosa a te».

Jungkook rimase per un attimo in silenzio, squadrandolo. «Che mi vuoi dire?»

«Lo sai. Ieri ti sei spaventato quando hai scoperto che mi tengono nel reparto di massima sicurezza. Ti voglio spiegare perché devo stare lì».

«Io... non mi sono spaventato, è solo che... non me l'aspettavo...»

«No, Jungkook. Mi sono accorto del modo in cui mi guardavi. Conosco quello sguardo, e non posso biasimarti se hai paura. Ma devi capire che io non ti farei mai del male, non farei mai del male a nessuno». Fece una breve pausa, poi continuò. «Ho ucciso un uomo. E l'ho ucciso per vendetta. E no, mi dispiace se ci rimarrai male, ma non sono pentito. Quell'uomo... era un frustrato. Ha rovinato la mia vita e quella di mia madre. Scusami se non scenderò nei particolari, ma ora proprio non ce la faccio, non riesco a parlarne».

I due giovani si guardavano negli occhi, senza distogliere lo sguardo l'uno dall'altro, come a cercare di individuare la minima traccia di bugia o diffidenza nei loro occhi.
Fu il più piccolo a rompere il silenzio.

«Non ti preoccupare, non ti obbligo a raccontarmi tutto. Sarò sincero con te: non mi fai paura, ho capito subito che eri una brava persona, è soltanto che... non me l'aspettavo. Deve essere stato davvero uno stronzo, quell'uomo».

PRISON | Yoonmin Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora