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«Voi sei, iniziate a venire.» disse una guardia rivolgendosi ad alcuni detenuti.

«Dove li portano?» chiese Yoongi, rompendo il silenzio che si era creato con Seokjin.

«In mensa. Non possono mandarci tutti insieme, hanno solo un ascensore, quindi devono dividerci in gruppi».

Dopo tre o quattro gruppi arrivò il loro turno, e i due vennero scortati verso l'ascensore insieme ad altri compagni.
Raggiunsero di nuovo la mensa, e una volta all'interno di essa vennero lasciati liberi di spostarsi e scegliere il loro posto.

«Ci mettiamo qui?» propose Seokjin, indicando un tavolo piuttosto vicino all'entrata, già occupato da alcuni uomini.

«Oh, ciao Seokjin!» esclamò uno di loro amichevolmente.

«Ciao, Sogyeom.» rispose il ragazzo con un sorriso. Seokjin doveva essere benvisto dagli altri carcerati.

Yoongi intanto si guardava intorno cercando di individuare Jungkook, e lo vide poco dopo, seduto ad un tavolo in fondo alla sala, sempre da solo.

«Perché non ci sediamo laggiù?» propose Yoongi, che voleva tornare da quel ragazzo così timido.

«Lì in fondo? Ma sei impazzito? Tra poco arriva la bella compagnia.» rispose Seokjin incredulo, per poi rendersi conto che Yoongi non aveva la minima idea di quello che stava dicendo «oh giusto... sei nuovo. Allora, siediti e ti spiego tutto».

Yoongi guardò un'ultima volta Jungkook, e poi si sedette, a malincuore. Gli avrebbe parlato il giorno successivo per sdebitarsi.

«Qui dentro non sono tutti uguali, Yoongi,» cominciò Seokjin «te lo fanno credere, ma un'uniforme non basta per mettere tutti sullo stesso livello. C'è chi vale di più e chi vale di meno. Chi comanda e chi deve obbedire. E non sto parlando di guardie e detenuti. Sto parlando soltanto di detenuti».

«Vuoi dire che alcuni detenuti hanno il potere di comandare su altri?»

«Più o meno. Conta che qui non tutti vengono dallo stesso ambiente. C'è chi viene dai bassifondi e dalla povertà» e indicò Jungkook «e invece chi viene dalla ricchezza e dal potere.» e indicò un gruppo di carcerati appena entrato dalla porta della mensa.

Yoongi rimase a guardare la scena. Erano entrati sei o sette uomini, tutti piuttosto grandi di statura, l'unica figura che stonava era un individuo più basso e abbastanza minuto, che si trovava proprio in mezzo al gruppo, e Yoongi non riuscì a intravederne la faccia.
Gli uomini raggiunsero il fondo della sala e si posizionarono nel tavolo accanto a quello di Jungkook.

«Quella è gente piena di soldi. Di tanto in tanto vengono sbattuti dentro, ma in qualche modo riescono sempre a uscire.» continuò Seokjin «Alla fine la polizia gli è alleata. Sono loro ad avere il controllo della città».

«Quanti ce ne sono così qui dentro?» domandò Yoongi.

«Non tantissimi. Diciamo che vanno e vengono. Ora ce ne dovrebbero essere una ventina, ma il gruppo che domina è quello.» rispose Seokjin indicando gli uomini ormai seduti al tavolo.

«Chi erano prima di venire qui?»

«Erano tutti coinvolti nel traffico. Chi di armi, chi di droga... si conoscevano già, quindi ne hanno approfittato per associarsi una volta qui dentro e dominare su tutti gli altri. Ma c'è uno solo di loro che ha il potere assoluto».

«Chi?»

«Park Jimin. Il trafficante di prostitute più ricco di tutta Seoul. È il tizio più basso».

Yoongi ritornò con lo sguardo verso il tavolo, per cercare di intravedere il volto dello sconosciuto, ma questo era di schiena, e si intravedevano solo i capelli scuri.

PRISON | Yoonmin Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora