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Yoongi non fece storie durante tutto il tragitto per ritornare nella sua cella. Notò con piacere che le guardie che lo stavano accompagnando erano piuttosto silenziose, a differenza delle precedenti, e non dissero nulla nemmeno quando lo lasciarono nella cella, per poi chiudere la porta.

Da quello che gli aveva detto Jungkook, aveva un'ora e mezza per riposare nella sua cella e poi sarebbero venuti a prenderlo per farlo lavorare. Non aveva ben capito che tipo di lavoro ci fosse per i detenuti, ma di sicuro non sarebbe stato piacevole, a partire dal fatto che Yoongi detestava qualunque tipo di lavoro.

Comunque al momento non gli interessava, aveva a disposizione un'ora e mezza e lui l'avrebbe usata a dovere per uno scopo utile: dormire.
Si sdraiò sul letto e chiuse gli occhi. Come al solito non ci mise molto ad addormentarsi: se c'era una cosa che gli riusciva bene, quella era dormire.

Di solito il sonno di Yoongi era senza sogni, ma ultimamente, da quando si trovava in quella situazione, durante il sonno raffioravano ricordi lontani, e la cosa non gli faceva molto piacere. Sperò di non fare sogni nemmeno quella volta, ma non fu così.

Yoongi rimase immobile a fissare terrorizzato l'uomo che gli si era appena avvicinato per parlargli.
«Quando ti chiedono chi è stato e cosa è successo, devi dire che non lo sai».
«Ma... così nessuno saprà che cosa è successo alla mamma!» esclamò il bambino disperato.
«Non ti preoccupare. La mamma guarirà. L'importante è che loro non lo sappiano».
«Ma... glielo devo dire cos'è successo...»
«No, Yoongi. Tu non dirai nulla ai poliziotti».
«Ma...»
«Niente ma. O tieni la bocca chiusa o... lo sai dove finisci, no?»
Sì, Yoongi lo sapeva, ma non voleva sentirlo di nuovo.
«Vuoi finire a Eoduun, eh, Yoongi? Vuoi finire lì? Lo sai cosa ti fanno a Eoduun, vero? Te l'ho detto, no?»
Il bambino rimase in silenzio.
«Eoduun è il posto più brutto del mondo. Appena ci entri, perdi tutta la speranza, e la tua mente si riempie di tristezza. Se ci finisci dentro, ti fanno il lavaggio del cervello e diventi solo un manichino senza emozioni. Poi ti chiudono in una cella che puzza di carne putrefatta, e non c'è un letto, quindi devi dormire per terra, finché la tua schiena a forza di stare sul pavimento duro si deforma e diventi storpio».
Yoongi ascoltava ad occhi sbarrati. Non voleva finire in quel posto... no...
Ma l'uomo continuava a parlare.
«Non solo, ma ti fanno lavorare dalla mattina alla sera, talmente tanto da farti perdere tutte le energie, e un sacco di persone sono morte per il troppo lavoro lì dentro. E se ti comporti male... ti torturano fino a farti dimenticare chi sei. Prima o poi morirai in quel luogo. Puoi morire per anoressia, affaticamento, torture, o anche solo per disperazione. A nessuno interesserà più ormai. Perché nel momento in cui morirai, tutti si dimenticheranno di te».
Yoongi decise di non dire la verità all'interrogatorio.

Si svegliò. Era ancora nella cella, e c'era silenzio assoluto.
Non sapeva quanto tempo fosse passato da quando si era addormentato, ma almeno i sorveglianti lo avrebbero trovato già sveglio. Così rimase ad aspettare, e dopo minuti che gli sembrarono ore sentì le serrature della porta scattare.

«Ti sei riposato abbastanza, ora devi andare a lavorare.» disse un uomo in uniforme entrando, seguito da altri due.
Yoongi si alzò di malavoglia e li raggiunse. Le guardie lo accompagnarono nell'ascensore, che cominciò a scendere; non si fermò al seminterrato dove c'era la mensa, ma continuò ad andare sempre più giù, per poi aprirsi di fronte ad un corridoio più largo e addirittura più buio di quelli già percorsi.

«Però... è piuttosto educato per essere nel reparto di massima sicurezza, eh?» disse uno degli uomini, abbastanza forte da farsi sentire da Yoongi.

PRISON | Yoonmin Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora