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«Lo so. Non c'è bisogno che tu me lo dica, faccio impressione.» mormorò Woohan tenendo lo sguardo basso. Stringeva le lenzuola nervosamente, come se avesse timore di un eventuale giudizio spiacevole.

«Non fai impressione.» rispose Yoongi, sapendo di mentire, ma non volendo mettere a disagio il ragazzino che aveva di fronte. Sembrava davvero piccolo, soprattutto ora che si sentiva come oppresso dall'evidente disgusto che provava verso sé stesso.

«Non importa se lo pensi, davvero. Ormai ho fatto l'abitudine a tutti gli sguardi che mi vengono riservati.» continuò lui. Manteneva un tono di voce basso e apparentemente apatico, che però veniva tradito dal comportamento del suo corpo.

«Mi dispiace, ma non ti fare troppi problemi con me, io non sono uno che trae divertimento nel guardare dall'alto al basso la gente.» borbottò Yoongi "Anzi, in realtà io non traggo divertimento praticamente da nulla. Non sono un tipo molto in vena di battutine».

Woohan sorrise leggermente, apparendo così ancora più piccolo di quanto già non sembrasse. Aveva un visetto davvero dolce, a stravolgerlo c'era soltanto la carne viva che spiccava all'interno dell'orbita del suo occhio destro, che gli donava un'aria decisamente inquietante.

«Sono contento di averti come compagno di cella.» disse timidamente «Sembri davvero una brava persona. Ora ti lascio dormire, scusami se ti ho disturbato».

«Non ti preoccupare. Svegliami se hai bisogno.» lo rassicurò Yoongi, per poi chiudere gli occhi e cercare di rilassare il corpo, che però continuava a risentire delle ferite subite quella sera.
Detestava essere svegliato nel bel mezzo della notte, ma lo avrebbe accettato per quel ragazzino che sembrava così debole ed indifeso: gli faceva davvero una gran tenerezza, e avrebbe provato a rincuorarlo come poteva, anche se non era proprio un asso nel confortare le persone.

«Oh, Yoongi, posso chiederti soltanto un favore?» lo richiamò la vocina di Woohan.

«Certo, dimmi.» rispose il ragazzo, con la voce già impastata dal sonno.

«Non chiamarmi come fanno gli altri. Mi fa stare male.» mormorò afflitto.

«E come ti chiamano gli altri?»

«Il Ciclope».

Forse quella fu la nottata più brutta mai avuta per Yoongi. La passò quasi tutta sveglio, lottando contro il dolore causato dalle percosse, che non gli permetteva di chiudere occhio. E non era solo quello: era accecato dalla voglia di vendicarsi, di farla pagare a quello stronzo. Purtroppo la sete di vendetta era uno dei suoi principali difetti, e quello che lo aveva condotto in quel posto orrendo; l'unico aspetto positivo era che, per qualche motivo, non si pentiva mai dopo essersi vendicato.
Riuscì ad addormentarsi solo a causa dello sfinimento nel sopportare quella tortura, sia fisicamente che mentalmente, ma il suo riposo durò soltanto per mezz'ora, e venne interrotto dall'arrivo delle solite due guardie che li avrebbero scortati verso la mensa.

Una volta che i due ragazzi ebbero preso il cibo, si ritrovarono spaesati nel bel mezzo della grande sala.
«Dove ti siedi di solito?» chiese Yoongi a Woohan, dato che non l'aveva mai visto prima di finire in cella con lui.

«Mi metto in quel tavolo. C'è altra gente, ma io mi siedo sempre in un angolino».

«Se vuoi puoi venire al nostro tavolo, così almeno avrai qualcuno con cui parlare.» propose Yoongi. Non che gli interessasse più di tanto, ma in fondo gli dispiaceva lasciarlo da solo, specialmente se in mezzo a gente che lo soprannominava in quel modo osceno.

Il viso del ragazzino si illuminò. «Davvero?» chiese con un gran sorriso, non riuscendo a trattenere l'entusiasmo.

«Non esaltarti, saremo in tre, e mi pare che nessuno di noi sia proprio un gran chiacchierone. Quindi non aspettarti una compagnia di amiconi».

PRISON | Yoonmin Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora