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«Quindi?» chiese Yoongi, le mani sui fianchi e un sorriso mal trattenuto. La domanda che aveva appena fatto era inutile, dato che la risposta era chiara come il sole.

Anche Seokjin sembrava fare fatica a nascondere la felicità che infestava il suo viso. «Sono fuori».

«Beh, direi che te lo meriti.» ribatté Yoongi, tenendo in equilibrio il vassoio e aspettando che Seokjin prendesse il bicchiere dal bancone. Insieme si incamminarono fino al loro solito tavolo, dove Woohan si era premurato di tenere libero un posto per Yoongi accanto a lui.

La sera prima Seokjin era tornato tardi, quando tutti i detenuti si trovavano già nelle loro celle. Il processo era durato molto, dato che la colpevole si era ostinata a negare i fatti fino all'ultimo momento, ma grazie alla versione del racconto del testimone Seokjin era risultato innocente e di conseguenza sarebbe tornato in libertà.

«Grazie per tutto il supporto che mi dai, Yoon, davvero. Comunque abbiamo ancora un po' di tempo per stare insieme, lascerò la prigione stasera prima di cena.» l'uomo sorrise e appoggiò il suo vassoio di fronte all'amico, per poi sedersi e salutare con un cenno del capo gli altri compagni di tavolo.

«Aaah Jin, come farò a sopravvivere senza di te e i tuoi monologhi pre-dormita che non ti sei risparmiato nemmeno una sera?» scherzò uno di loro tirandogli una pacca sulla schiena. «Dai, non abbatterti.» rispose lui divertito «C'è sempre Sogyeom a rimediare. Se la situazione si dovesse fare critica, non esitare a chiedergli qualche curiosità sui fiori».

«La smettete di prendermi per il culo solo perché mi piacciono i fiori!?»

Era inutile negarlo, quando c'era Seokjin l'umore di tutti quelli che gli stavano intorno migliorava a dismisura. Forse era proprio per questo che, ironicamente, Yoongi sentiva un peso nel petto: l'amico se ne sarebbe andato il giorno stesso, portandosi via quel poco di serenità rimasta nel suo cuore.

A Yoongi non piaceva illudersi e aveva la certezza che, purtroppo, non lo avrebbe mai più rivisto.

A fargli compagnia avvolto da un alone di malumore c'era Jungkook, anche se probabilmente la causa del suo sguardo spento non era la partenza di Seokjin. Invece Woohan, di tanto in tanto, lanciava occhiate confuse a Yoongi, magari chiedendosi come mai non stesse prendendo parte alle chiacchiere allegre degli altri.

Poi, un guizzo arancione in mezzo al nero fece scattare in alto gli occhi del ragazzo. E chi poteva essere quella colomba tra i piccioni, quella luce tra le ombre, quel fiore tra le erbacce se non Park Jimin?

Sì, era Park Jimin quello che stava parlando ai suoi compagni di tavolo sfoggiando un bel sorriso sereno e scostandosi leggermente i capelli che gli ricadevano sulla fronte.

Capelli dalle punte arancioni.

Yoongi non era l'unico ad osservarlo incuriosito: gran parte dei detenuti si voltarono verso di lui, per poi iniziare a bisbigliare tra di loro. In effetti, le norme della prigione erano rigide e non potevano in alcun modo essere violate.

E allora perché a Jimin era stato permesso di tingersi i capelli?

Non che fossero stati stravolti; del resto, le radici e buona parte della capigliatura erano rimaste corvine, ma quel color arancio spiccava con una vivacità del tutto particolare.

I capelli, però, non erano l'unico aspetto ad essere cambiato nel ragazzo: il suo viso era rilassato, la pelle risplendeva liscia e candida e gli occhi trasmettevano solo tranquillità. Nulla di diverso dai giorni passati, tranne quel poco di malizia che lo caratterizzava.

Ma cosa ne era stato del giovane angosciato del giorno prima? Qualcosa non tornava. Yoongi lo tenne d'occhio per il resto della colazione, continuando a non notare nulla di insolito.

PRISON | Yoonmin Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora