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La cella in cui fu portato Yoongi era molto diversa dalla precedente: era illuminata, le pareti verniciate di un grigio spento, era piccola e stretta e c'era soltanto un letto. Le due guardie rimasero in silenzio mentre il ragazzo studiava l'ambiente circostante, poi una di loro parlò.

«Tra poco è ora di pranzo, due di noi verranno ad aprirti e ad accompagnarti alla mensa. Sarete tutti insieme, quindi avrai modo di fare amicizia con uno di quelli come te».

Yoongi si voltò a guardarlo. Era chiaro che i dipendenti di quel luogo, così come gli uomini con cui aveva avuto a che fare nei giorni precedenti, si approfittassero della loro posizione per maltrattare i carcerati.
"Uno di quelli come te"...
Quell'uomo lo aveva detto con un disprezzo piuttosto evidente nel tono della voce, cosa che non gli era piaciuta affatto. Decise di non farci caso e di lasciarsi scivolare tutto addosso, come aveva fatto fino a quel momento, mantenendo un'espressione indifferente sul viso.

«E sinceramente te lo consiglio, di fare amicizia con qualcuno.» disse stavolta l'altro uomo «Potresti essere preso di mira. Sai, la gente che è rinchiusa qui non ha molta pietà con i nuovi arrivati. E gli assassini come te non avrebbero la nostra protezione... dovrai cavartela da solo in quel caso».
Disse l'ultima frase sghignazzando e i due cominciarono ad andarsene.
«Ricordati del pranzo, le guardie arriveranno tra poco,» aggiunse uno dei due prima di uscire «e se fossi in te non mi farei trovare nel bel mezzo di una sega quando entrano».

I due se ne andarono ridacchiando, e richiusero la porta della cella sbattendola, lasciando Yoongi da solo per l'ennesima volta. Non sapendo che fare si stese sul letto e fissò il soffitto. Non era stanco, eppure i suoi occhi si chiusero poco a poco, e si addormentò.

«Svegliati, coglione!»
Il ragazzo sobbalzò quando si rese conto di essere a terra, con un gran dolore alla schiena: qualcuno lo aveva buttato giù dal letto e ora gli stava urlando nell'orecchio.
C'erano due uomini con la stessa divisa di quelli che lo avevano accompagnato in cella, e uno di loro gli si era accovacciato accanto.
«È ora di pranzo e tu ti metti a dormire?» chiese con fare provocatorio «Alzati, che ti facciamo conoscere i tuoi simili».
Il detenuto non aveva voglia di alzarsi, né di fare conoscenze, ma sapeva di non avere scelta. Si alzò a fatica e guardò l'altro dipendente, che era rimasto sulla porta.
«Cos'è quella faccia?» gli chiese lui «Dai, vedrai che ti divertirai».
I due lo strattonarono fuori, ed attraversarono un corridoio pieno di porte identiche a quella della sua cella. Arrivarono alla fine del corridoio, dove si trovava un ascensore. Uno dei due uomini tirò fuori una tessera dalla tasca e la inserì in una fessura accanto ad esso, per poi spingere il bottone per chiamarlo.
Dopo essere entrati, l'altra guardia spinse il bottone per andare al seminterrato, e cominciarono a scendere.
Una volta che l'ascensore si fu aperto, i tre si ritrovarono di fronte ad un altro corridoio alla fine del quale si trovava una porta.
I due sorveglianti la aprirono e spinsero il carcerato all'interno, per poi richiuderla. Il giovane si guardò intorno, rendendosi conto di essere in una stanza piuttosto diversa da quelle che aveva visto fino a quel momento.

La mensa era piena di tavoli grigi, ognuno dei quali occupato da diversi detenuti, mentre in fondo alla sala c'era una lunga fila di fronte ad un bancone occupato da quattro cuochi.

L'ambiente non era né troppo rumoroso né troppo silenzioso, e c'era abbastanza ordine.
Yoongi non sapeva cosa fare, perché quegli stronzi dei dipendenti non gli avevano spiegato nulla su come si dovesse comportare. Continuò a guardarsi intorno, timoroso di avere a che fare con altre persone, finché non vide un tavolo che aveva qualcosa di diverso rispetto agli altri: c'era soltanto una persona, un uomo che sembrava piuttosto alto, e stava mangiando in silenzio. Il fatto che lo sconosciuto fosse solo lo incoraggiò in qualche modo, perché voleva dire che lui non era l'unico. Così decise di prendere coraggio e di incamminarsi verso quella che sarebbe stata la sua nuova conoscenza. Ne avrebbe fatto volentieri a meno, ma se stringere un rapporto di confidenza con qualcun altro lo avrebbe reso meno debole, allora perché non provare?

Yoongi si avviò verso il tavolo, e man mano che si avvicinava, si rendeva conto che quello che gli sembrava un uomo in realtà era un ragazzo, anche piuttosto giovane.
«Ciao.» disse Yoongi, sedendosi di fronte a lui. Il ragazzo alzò lo sguardo dalla sua ciotola di minestra e lo fissò sorpreso. Era davvero bello, e, nonostante fosse di sicuro più alto di Yoongi, dal viso si capiva che era più piccolo.

«Ehm... ciao...» rispose il ragazzo «non ti ho mai visto... sei nuovo?» chiese.
«Sì, sono arrivato stamattina,» disse Yoongi «e non so un cazzo di questo posto. Così ho pensato di fare conoscenza con qualcuno, ma sappi che non ho intenzione di chiacchierare per tutto il tempo. Voglio soltanto salvarmi il culo dalla gente pericolosa, e so che qui ce n'è».
Preferì mettere in chiaro tutto da subito con quel ragazzo. Lui lo guardò in silenzio, poi disse: «Vedo che sei un tipo piuttosto diretto». Yoongi sorrise leggermente: era vero, non si era mai fatto problemi a dire quello che pensava, fin da quando era piccolo. Soltanto in alcune occasioni era stato costretto a mentire, e lui non voleva ricordarle.
Anche il ragazzo sorrise, e Yoongi non riuscì a non pensare a quanto fosse ancora più bello quando sorrideva. «Però sai... è meglio se stai lontano da me.» aggiunse il ragazzo, stavolta cambiando espressione e abbassando lo sguardo verso la sua ciotola.
«Perché?» domandò Yoongi. Non capiva perché quel ragazzo sembrasse tanto timido e insicuro così all'improvviso.
«Davvero, è meglio se vai a fare amicizia con altre persone.» continuò lui sempre con gli occhi puntati in basso.
«Sinceramente non ne ho proprio voglia, di fare amicizia. Sono venuto da te proprio perché ti ho visto da solo, e ho pensato che fossimo più o meno nella stessa situazione, e che magari avresti potuto capirmi».
Il ragazzo lo fissò per qualche attimo, poi parlò.
«È che, sai... non sono molto apprezzato qui... se stai con me, ti metterai contro gli altri.» disse a bassa voce.
«Come contro gli altri? Ti odiano tutti qui?»
«Beh non proprio... non proprio tutti... in realtà neanche così tanti... però... sai com'è... quando sei odiato dai più forti, nessuno viene ad aiutarti... è come se alla fine fossero tutti alleati contro di me...»
Fece una pausa. Faceva davvero tanta tenerezza. Poi ricominciò a parlare. «Davvero, finché puoi, fai conoscenza con qualcun altro...»
A Yoongi dispiaceva che quel ragazzo fosse così solo e, nonostante non gli piacesse mostrarsi molto gentile, provò a confortarlo come poteva.
«Non ti preoccupare, non mi interessa il parere di quei deficienti, e comunque non capisco perché dovrebbero odiarti».
«Ecco è... è... una storia lunga.» mormorò lui ricominciando a guardare la scodella.
«Capisco se non me ne vuoi parlare. Ognuno di noi ha dei segreti che non vuole condividere».

Il ragazzo lo guardò e sorrise debolmente. Solo in quel momento Yoongi si rese conto di un taglio che aveva accanto al mento.
«E quello? Come te lo sei fatto?»
«Oh... quello... me l'hanno fatto alcuni di quei bastardi. Ora non fa più male, ma è stato piuttosto doloroso sul momento.» rispose il ragazzo, tramutando il sorriso in un'espressione malinconica. Yoongi non voleva che fosse triste, così cercò di consolarlo.
Un attimo. Da quando lui confortava le persone?

«Oh... be', non ti preoccupare, pensa a me: quando ero piccolo un bambino mi ha sbattuto per terra e mi ha fatto strusciare tutta la faccia sul cemento del parcheggio».
Ed era vero, se lo ricordava piuttosto bene. Maledetto bambino.
«Davvero?»
«Cazzo, avevo la faccia a strisce!»
Il ragazzo stavolta rise, e Yoongi fu felice di avergli tolto dalla mente dei ricordi spiacevoli.
«Ok... forse faccio un po' schifo a confortare le persone, puoi dirlo».
Ancora non si capacitava di ciò che gli stava succedendo: fino ad un secondo prima era apatico ed indifferente, e poi si metteva a scherzare con un tizio conosciuto a caso? Che gli stava succedendo?

Il ragazzo continuò a guardarlo sorridendo. «Non mi sembra vero di incontrare una persona così gentile.» disse.
«Io? Gentile? Non sono gentile! È soltanto che... sì, insomma... provo a fare del mio meglio...» borbottò Yoongi. Il sorriso del ragazzo si ampliò, e Yoongi non poté che esserne felice.
«Beh, comunque piacere, mi chiamo Min Yoongi».
«Piacere, io sono Jeon Jungkook».

Ehilà, mi faccio viva
C'è pochissima gente che sta leggendo la mia storia, ma del resto è la prima che scrivo e ho tipo 5 follower, quindi direi che lo capisco.
Se la storia vi sta piacendo, comunque, votate o mettete un commento dove scrivete quello che vi pare (magari mi date dei consigli o mi chiedete spiegazioni per qualcosa)
Io vi saluto

PRISON | Yoonmin Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora