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Era tutta la mattina che Jungkook lanciava occhiate furtive a Taehyung, seduti in zone distanti della sala della meccanica. Si era sporcato con l'olio più di una volta, eppure si intestardiva a riportare l'attenzione sul ragazzo.

Taehyung era bellissimo, lo era sempre stato. Anche se era stanco, sudato e con il viso spento restava sempre perfetto agli occhi del diciassettenne che lo guardava.

Jungkook se lo ricordava bene, il momento in cui si erano incontrati per la prima volta.

Aveva appena conosciuto Dakbwo, erano amici forse da due giorni, e il maggiore aveva insistito per fargli conoscere la sua banda. Jungkook all'inizio era stato abbastanza riluttante ma, dopo aver realizzato che forse non era una cattiva idea avere dei compagni, acconsentì a seguirlo nei vicoli bui della periferia di Seoul. Appena si ritrovò di fronte a quattro ragazzini sporchi tutti circa della sua età, la sua timidezza prese il sopravvento e riuscì solo a mormorare il proprio nome. Anche loro non sembravano molto inclini a cominciare una conversazione, quindi si presentarono a bassa voce. Durante il lasso di tempo in cui Dakbwo aveva spiegato come organizzare qualche piccolo furto, Jungkook ne aveva approfittato per studiare l'aspetto dei componenti della banda. Il primo era magro e pallido, le guance scavate e gli zigomi sporgenti gli conferivano un'aria vagamente inquietante. Poi c'erano due individui piuttosto robusti che erano praticamente identici, di sicuro gemelli, e infine una figura snella; indossava una felpa scura che copriva parte del suo fisico, ma il viso si vedeva perfettamente. Ed era il viso più bello che Jungkook avesse mai visto. Si perse a fissarlo per qualche secondo, finché gli occhi scuri dello sconosciuto non si posarono su di lui. Il suo cuore cominciò a battere furiosamente, mentre si affrettava a distogliere lo sguardo.

Alla fine era riuscito ad integrarsi nel gruppo, e vedeva tutti come buoni amici. Tutti tranne Taehyung. Per lui quel ragazzo era sempre stato qualcosa di più, qualcosa che amava osservare in silenzio, senza mai ammettere di esserne infinitamente attratto.

Invece Taehyung non aveva dato alcun segno di interesse nei suoi confronti, e Jungkook ci aveva sofferto molto; ma alla fine, che cosa si poteva aspettare che succedesse se nemmeno lui stesso riusciva a fare un passo in avanti?

Poi era successo l'incidente. Uno dei ragazzi non era stato ripreso dalle telecamere, e il caso volle che fosse proprio Taehyung. Questo non cambiava nulla, dato che Jungkook avrebbe nascosto l'identità di chiunque tra i suoi amici, se fosse stato al posto del fortunato. Il fatto che gli piacesse non aveva nulla a che vedere con il suo nascondere la verità, eppure gli altri si erano arrabbiati a morte. Non si erano accorti dei sentimenti di Jungkook, ma comunque avevano ritenuto la sua azione sbagliata e lo odiavano per questo.

E Taehyung? Non l'aveva più visto dal giorno della rapina, e adesso che lo incontrava di nuovo non gli aveva ancora rivolto la parola. Perché? Era questo che voleva sapere Jungkook. Lui lo aveva salvato dalla polizia e dalla vita in prigione, e il ragazzo che tanto gli piaceva come lo ripagava? Evitandolo come se fosse arrabbiato con lui.

Era Jungkook che sarebbe dovuto essere arrabbiato, eppure non ci riusciva. Non con Taehyung. E poi, aveva anche delle domande da fargli: come era finito lì? Cosa aveva fatto in tutto il tempo in cui non si erano visti? E alla fine aveva preso una decisione: gli avrebbe parlato. Quel giorno stesso.

Aspettò la fine dell'ora di lavoro e si avvicinò al principale oggetto dei suoi pensieri. «Ciao.» mormorò timidamente, con il volto abbassato. Taehyung lo squadrò per un attimo, poi gli diede le spalle e si incamminò verso l'uscita. Jungkook ci rimase malissimo, ma non si arrese. «Taehyung, aspetta!» urlò inseguendolo «Ti prego, fermati!»

L'altro si voltò, lanciandogli un'occhiata priva di emozioni. «La smetti di urlare?» fece seccato «Ti stanno fissando tutti». Jungkook si guardò intorno, constatando che in effetti era vero, ma in quel momento non poteva importargli di meno. «Ti prego, Tae, ho bisogno di parlarti.» confessò, avvicinandoglisi maggiormente. Lui rimase inespressivo e sospirò: «Allora datti una mossa a parlarmi, non ho intenzione di stare qui per tutto il giorno».

PRISON | Yoonmin Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora