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Yoongi osservava il suo riflesso nello specchio sporco di fronte ai lavandini, mentre si spazzolava i denti insieme agli altri carcerati. Non cambiava mai, rimaneva sempre lo stesso ragazzo minuto e pallido, con i capelli disordinati e lo sguardo inespressivo; non sapeva se definirsi bello o brutto, ma non era mai stata una sua preoccupazione e probabilmente mai lo sarebbe stata. Ciò che gli importava quel pomeriggio, invece, era di lavarsi accuratamente i denti, perché durante il periodo in cui era stato rinchiuso nel reparto di massima sicurezza non gli era stato concesso di usare lo spazzolino, e in quel momento con tutta probabilità la situazione nella sua bocca faceva decisamente schifo.

Mentre controllava allo specchio il movimento delle setole sui suoi denti, notò con la coda dell'occhio una sagoma che gli si avvicinava in silenzio, per poi appoggiargli delicatamente una mano sul fianco sinistro, e Yoongi avvertì il suo respiro caldo sulla nuca.
«È da un po' che non ci parliamo, eh?» mormorò Jimin, avvicinando di più il corpo a quello del ragazzo che gli stava davanti. I detenuti che si trovavano ai lavandini circostanti si voltarono ad osservare i due giovani, per poi distogliere immediatamente lo sguardo, notando la presenza del trafficante.

Non ottenendo risposta, Jimin fece aderire le labbra all'orecchio della sua preda, e cominciò ad accarezzargli il fianco, sicuro di starlo facendo irrigidire. «Yoongi...» lo richiamò, quasi come un lamento bisognoso di attenzione. Ma Yoongi, senza mostrare alcun segno di cedimento, gli scansò con decisione ma senza violenza la mano, facendolo così allontanare leggermente; poi si chinò sul lavandino per sputare il dentifricio e sciacquarsi la bocca e, dopo essersela asciugata con il dorso della mano, si voltò finalmente verso Jimin, appoggiandosi al bordo del lavabo. I due ragazzi rimasero a contemplarsi per qualche istante, finché Jimin non riprese parola. «Non ti è piaciuta la mia sorpresa?» chiese con un sorrisetto. L'altro non parlò, e si limitò a fissarlo con uno sguardo indecifrabile. «Che fai, non mi rispondi?» continuò il trafficante, stavolta con un tono più divertito, non ottenendo però nuovamente alcuna reazione.

In quel momento gli occhi di Jimin si assottigliarono, mutando il suo viso in un'espressione infastidita; si avvicinò lentamente a Yoongi, senza che nessuno dei due interrompesse il contatto visivo, e si fermò a pochi centimetri da lui. «Mi ignori, eh, Min?» sibilò, senza ormai alcuna traccia del sorriso che sfoggiava fino a poco prima «Lo fai apposta, vero? Oppure sei sordo?»

Gli altri detenuti si allontanarono verso l'uscita, lasciandoli soli alla luce soffusa del bagno in un silenzio interrotto soltanto dal gocciolare di uno dei rubinetti.
Dopo altri interminabili secondi passati a scrutarsi negli occhi, Yoongi parlò. «A dir la verità non saprei proprio cosa rispondere, Park. Cosa dovrei dire, che sono felice di vederti? Che non vedevo l'ora di fare una bella chiacchierata con te?» fece seccato. Il ragazzo che gli stava di fronte rimase leggermente sorpreso alle sue parole, ma presto le sue labbra tornarono ad incurvarsi verso l'alto. «Quindi la mia presenza non ti allieta?» chiese con un tono falsamente innocente «Bastava dirmelo subito, non capisco perché tu ti faccia così tanti problemi a parlare con me».

Yoongi quasi non scoppiò a ridere per il nervoso a quell'ultima frase. «Oh, ma davvero non lo capisci? È per il tuo bene, Park.» gli rispose ironico «Sai, non vorrei rischiare di dire qualcosa che potrebbe farti alterare, perché poi magari mi faresti di nuovo prendere a calci dai tuoi amici».

«Quell'episodio è passato, e ti ho punito perché il tuo era stato un un insulto sgradevole. Ora ti ho soltanto fatto una banalissima domanda, non devi avere timore di parlarmi.» lo rassicurò Jimin, con un tono tranquillo ma vagamente malizioso che di rassicurante non aveva nulla. «Ah, sì? Posso essere sincero con te? Allora te lo dirò in faccia: stammi lontano. La tua presenza mi irrita.» sbottò Yoongi, stufo di quella situazione. Jimin alzò le sopracciglia, sorpreso e divertito allo stesso tempo: «Così mi offendi... perché ti irrito?»

«Perché mi irriti? Perché mi irriti? Perché vieni a fare l'amicone con me dopo avermi procurato queste!» esclamò innervosito Yoongi, alzandosi la maglietta della divisa mostrando le macchie scure di lividi e ferite in contrasto con la sua pelle bianca. Era assurdo come quello stronzo riuscisse a fargli perdere la pazienza con così poco. «Eddai, Min... è tutto passato, ora hai imparato la lezione, no?» ridacchiò Jimin, riducendo ulteriormente la distanza fra i loro visi. Si spostò all'indietro i morbidi capelli scuri, lasciando che alcune ciocche gli ricadessero sulla fronte, in un gesto che Yoongi non poté fare a meno di trovare estremamente sensuale.

«Possiamo fare finta che non sia successo nulla. Staremo meglio tutti e due... che ne dici?» sussurrò, e lentamente appoggiò le dita sul petto di Yoongi; ma il ragazzo lo scansò, infastidito. «No, non farò finta che non sia successo nulla.» sibilò «E comunque non ho alcun interesse per te e la tua compagnia».
Si staccò dal bordo del lavandino e, spingendo di lato Jimin, lo oltrepassò ed uscì dal bagno.



Yoongi si alzò dallo sgabello su cui si era seduto, avviandosi insieme ad altri uomini verso l'uscita della sala, di fronte alla quale sei detenuti stavano venendo raggruppati per essere riportati nelle loro celle. Erano state ore di lavoro parecchio stancanti, e il ragazzo non vedeva l'ora di tornare al suo letto per potersi riposare e magari addirittura addormentarsi. Aspettò pazientemente il suo turno, e quando fece per inserirsi nel gruppo che stava per essere condotto fuori, il suo polso venne afferrato da una mano, che lo trascinò via dalla folla. Stava per imprecare contro lo sconosciuto, quando venne spinto contro un muro e si ritrovò faccia a faccia con Jimin.

«Ancora tu?» sbottò incredulo, mentre Jimin ridacchiava di fronte alla sua reazione. «Davvero credevi che non sarei tornato da te dopo avermi lasciato in quel modo al bagno? Sei proprio un illuso, Min.» gli rispose, scuotendo la testa divertito. Yoongi sbuffò, incrociando le braccia al petto e alzando leggermente un angolo della bocca. «Oh no, il mio gesto ha infastidito Park... e adesso che mi succederà? Verrò ancora pestato a sangue?» chiese con fare provocatorio; ma al contrario delle sue aspettative, Jimin allargò il sorriso, e gli parlò con voce più bassa: «Non voglio punirti. Io voglio la tua attenzione».

Yoongi alzò un sopracciglio, confuso. «La mia attenzione? E perché mai?» domandò, assottigliando impercettibilmente gli occhi.
«Perché? Perché sei l'unico qui dentro che mi ignora. Tutti gli altri quando passo mi guardano, mi ammirano, hanno timore di me. E poi ci sei tu, nel tuo angolino, che ti fai beatamente i cazzi tuoi. L'unico momento in cui mi degni di uno sguardo è in mensa, quando non hai niente da fare e ammiri l'ambiente circostante.» sussurrò Jimin, perforandolo con le iridi scure «Ma a me non basta. Io voglio il tuo sguardo su di me, sempre».

Yoongi rimase interdetto per qualche secondo, poi fu il suo turno di sorridere. «Mi stai dicendo che dovrei starmene a fissarti come un ebete per tutto il tempo? E sentiamo, che cosa avresti di così interessante da farmi rimanere con gli occhi puntati su di te dalla mattina alla sera?» lo schernì, curioso di sapere cosa avrebbe risposto.

Jimin si guardò intorno per controllare che nessuno li stesse osservando, poi all'improvviso spinse un ginocchio tra le gambe di Yoongi e lo fissò intensamente, leccandosi le labbra carnose che ora incorniciavano un sorriso provocatorio. «Ci sono molti aspetti interessanti di me, Min...» mormorò, godendosi la reazione del ragazzo appoggiato al muro, che stava deglutendo e respirando velocemente. «Ma guardati, già mi stai sbavando addosso... credo che da oggi in poi mi vedrai con occhi diversi, o sbaglio?» lo stuzzicò, compiaciuto dall'effetto che gli stava facendo. Yoongi continuava a tenere gli occhi sgranati, per la prima volta messo in difficoltà di fronte a lui.

«Beh, si è fatto tardi, è ora che vada.» annunciò Jimin, staccandosi finalmente dal corpo dell'altro. «Ci si vede, Min.» lo salutò, con un ghigno malizioso, e si voltò per poi incamminarsi verso la folla che nel frattempo era notevolmente diminuita.
Stavolta aveva vinto lui, e Yoongi ne ebbe la conferma quando si ritrovò a fissargli il fondoschiena, trovandolo decisamente gradevole alla vista.






Comincia lo spettacolo, amici.

PRISON | Yoonmin Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora