Quindici

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   Quando Cloto si svegliò, si ritrovò con il viso sul petto del Keres

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   Quando Cloto si svegliò, si ritrovò con il viso sul petto del Keres.
Sentiva il suo battito.
Una sua mano era poggiata sulla sua nuca mentre l’altra sul suo fianco come se la tenesse prigioniera.

Non sapeva cosa pensare a parte il fatto che aveva dormito davvero bene come non le succedeva da tempo.
E le sue mani su di sé non le dispiacevano affatto.

Si chiese che ore fossero.
Non lo sapeva.
Era tutto così buio se non avesse sentito le sue mani e il suo odore non avrebbe saputo dove fosse.
Dovevano essere sul letto perché né sentiva la morbidezza.

Si ricordò di ciò che era successo.
Di ciò che Zeus le aveva detto e di quello che aveva visto e anche se ancora non riusciva a crederci e le faceva male il solo pensiero era chiaro che le cose fossero andate come lui aveva detto.

Le sue sorelle si erano dimenticate di lei, anzi ancora peggio l’avevano barattata per i loro umani.
Più lei ci pensava più quel pensiero la uccideva.
Come avevano potuto farle una cosa simile?
Perché non riusciva a crederci?
E perché le sembrava che tutto puzzasse di manipolazione?

In fin dei conti Zeus era chiaro volesse qualcosa da lei, anche se lei non sapeva cosa.
Ed era anche vero però che lei aveva visto con i suoi stessi occhi ciò che lui aveva detto.

Era meglio che si abituasse all’idea e se né facesse una ragione.
Le sue sorelle avevano preferito i loro uomini a lei.

Tolse le mani di lui e si alzò.
Aveva bisogno di digerire la cosa per quanto fosse dolorosa.
Adesso che sapeva come stavano le cose doveva andare via da lì solo contando su sé stessa e sulle sue sole forze.

Non poteva tornare a casa quindi avrebbe dovuto trovare un posto sicuro dove nascondersi da Zeus.
La sua casa sarebbe stato il posto più sicuro, ma adesso visti i risvolti e il tradimento delle sue sorelle non poteva andare lì.

Sospirò.
Bè sarebbe sopravvissuta in un modo o nell’altro pensò lei.
Non si sarebbe lasciata abbattere così presto e per così poco.

Si avvicinò alla finestra.
Voleva sapere se fosse giorno.
In fin dei conti lui stava ancora dormendo quindi sicuramente era ancora giorno pensò lei.

Quando aprì la tenda vide che il sole stava giusto tramontando quindi tra poco anche lui si sarebbe svegliato.
Sarebbero potuti scappare insieme in fin dei conti non era quello che stavano per fare prima che Zeus arrivasse?

Ebbene lo avrebbero fatto quel giorno stesso.
Entrambi volevano la stessa cosa, fuggire di là.
E l’avrebbero avuta.
In fin dei conti ci avrebbero guadagnato entrambi.

Sarebbero scappati e si sarebbero coperti le spalle.
Era una questione di sopravvivenza e anche di fiducia certo, ma soprattutto di sopravvivenza.

Anche se lei non sapeva quanto si potesse fidare di lui.
In fin dei conti le aveva fatto del male.
Però era anche vero che si era preso cura di lei e che in quei giorni lui si era comportato bene e non le aveva fatto nulla.

Bè non aveva alternative.
Doveva fidarsi.
Non poteva fare nient’altro si disse.
Se non fidarsi di lui e cercare di resistergli.
Era chiaro che le cose tra loro erano diventate più complicate di quel che credeva.
Non si era spettata una cosa del genere.
Una tale svolta tra loro.
Eppure era successo.

Adesso però era tempo di mettere da parte tutti i pensieri e di agire.
Odiava quel posto e voleva andarsene, non voleva starci un minuto di più.
E il solo pensiero che presto se ne sarebbe andata la riempiva di gioia per quanto potesse essere felice con quello che aveva scoperto sulle sue sorelle.

Le faceva ancora male il cuore, ma almeno era viva.
E molto presto sarebbe stata anche libera.
E questo era l’importante.

E questo era l’importante

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3 - Le Guardiane- ClotoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora