Trentotto

18 1 0
                                    


Lui stava ancora guidando quando d’un tratto lei cadde verso di lui e la sua testa andò a finire sulla sua spalla.
Si accorse che stava dormendo.

Guardò l’orario sul cruscotto, erano le cinque e presto sarebbe sorto il sole.
Decise di imboccare la prima uscita dall’autostrada per arrivare al primo hotel dove avrebbero potuto pernottare.

Continuava a pensare a quello che lei gli aveva detto.
Lei non aveva un posto dove stare.
Avrebbe voluto dirle che poteva stare con lui, ma non poteva.
Sarebbe stata in pericolo.
Non poteva tenerla con sé.

Sarebbe però tornato da lei una volta che avesse attuato la sua vendetta sia su Ares che su Zeus.
Nel frattempo però nessuno doveva sapere quanto lei fosse preziosa per lui.
Perché era sicuro che Zeus l’avrebbe usata come merce di scambio.
Lui era capace di qualunque cosa.
E lui lo sapeva bene.

I secoli di prigionia né erano la dimostrazione.
Avrebbe fatto qualunque cosa fosse in suo potere per riportarlo a sé.
La cosa divertente era che in effetti non avrebbe dovuto fare in quanto lui sarebbe andato di sua spontanea volontà da lui.
Solo voleva prenderlo di sorpresa.
Lui non si aspettava il suo ritorno.

Trovato l’imbocco uscì dall’autostrada e poi trovò un hotel.
Scostò piano Cloto facendo attenzione a non svegliarla.
Prese una camera e pagò.
L’uomo gli diede la chiave della camera.

<Signore avete delle valigie?> chiese lui.
Scosse il capo.
Uscì dall’hotel e tornò in macchina per andare a prendere Cloto che stava dormendo serena.
Ricordava la sua promessa, ma stava dormendo così tranquillamente che non voleva svegliarla.

La prese in braccio facendo in modo di non svegliarla e chiuse la macchina.

Si diresse verso l’hotel tenendola stretta contro il petto.
Lei non sembrò accorgersi di nulla poiché continuò a dormire.

<Avete bisogno di aiuto?> gli chiese il signore alla reception.
Lui scosse il capo.

<Grazie, ma ce la faccio da solo, la mia donna non è mai stata un peso per me> affermò semplicemente.

Si diresse verso la camera che gli era stata assegnata tenendola in braccio.
Lui guardò il viso di lei premuto contro il suo petto.
Lo sentiva battere così forte che aveva paura che potesse svegliarla.

Aprì la stanza e poi si chiuse la porta alle spalle facendo attenzione a non fare troppo rumore.

Lei continuò a dormire.
Arrivò in camera da letto e l’adagiò sul letto.
Posò la borsa di lei sul comodino accanto al letto e poi le scostò i capelli che le erano andati davanti al viso.
Dormiva così tranquillamente che quasi la invidiava.

Le sfilò le scarpe dai piedi cercando di fare attenzione a non svegliarla.
Ci riuscì senza troppi problemi fortunatamente.
Le poggiò a terra e poi fissò il suo sguardo di nuovo su di lei.

Lui era tentato di coricarsi e dormire accanto a lei, ma allo stesso tempo non pensava fosse una bella idea in quanto, avrebbe ancora una volta disonorato la sua promessa nei suoi confronti.

Si fece una doccia e tornò in camera.
Lei continuava a dormire ignara dei suoi pensieri, della tempesta che gli si stava scatenando dentro.
Continuava a pensare che presto avrebbe dovuto separarsi da lei.
Presto avrebbero preso strade diverse perché altrimenti lei sarebbe stata il bersaglio di tutti e non poteva permetterlo.

Si coricò il più lontano possibile da lei, solo per la promessa che le aveva fatto per quanto avrebbe voluto mettersi più vicino.
Avrebbe sfruttato uno degli ultimi momenti che avrebbero condiviso e lei non l’avrebbe nemmeno saputo poiché stava dormendo, ma voleva essere onesto con lei e non voleva mai più deluderla.
Non avrebbe voluto essere una delusione per lei, per quanto l’avesse già delusa una volta con il suo comportamento.

Si voltò verso di lei guardando il suo viso.
Il respiro lento e regolare.
La vide sorridere e pensò che stesse facendo un bel sogno, cosa che a lui non capitava mai, se sognava erano sempre e solo incubi.

Si chiese mentre guardava il suo viso se lei lo avrebbe aspettato se solo gliel’avesse chiesto.
Era sicuro che se lui gli avesse parlato dei suoi piani di vendetta lei non solo non avrebbe capito, ma era sicuro che non lo avrebbe nemmeno appoggiato.
E se gli avesse chiesto di aspettarlo dopo aver ammesso che sarebbe andato a vendicarsi per i torti subiti lo avrebbe fatto?
Oppure avrebbe cercato di persuaderlo dal non farlo?
Si sarebbe preoccupata per lui?
E la sua risposta sarebbe stata affermativa?

In fin dei conti in un certo senso lei non aveva nessun motivo per continuare quel viaggio con lui eppure era lì con lui.
E si preoccupava per lui.
Aveva pianto per lui.
Lo aveva stretto forte anche.
Non riusciva proprio a capirla.
Lei era così complicata.
Eppure poteva darsi che lei ci tenesse a lui, in fin dei conti lei stessa aveva ammesso di aver avuto paura per lui.

Però ciò non voleva dire che lo amava o che sarebbe stata disposta ad aspettarlo.
E nemmeno che avrebbe accettato a diventare la sua fidanzata o sua moglie persino.

Per quanto quell’idea lo ossessionasse da quando lei né aveva parlato non era sicuro di poter fare quel passo.
Come avrebbe reagito lei?
Si sarebbe arrabbiata come faceva sempre?
In fin dei conti sembrava che ogni cosa che lui facesse non le andasse mai bene.

Vari pensieri lo sommersero fin quasi a soffocarlo.
Soprattutto la consapevolezza che molto probabilmente lei non avrebbe più voluto vederlo dopo che si fossero separati.

3 - Le Guardiane- ClotoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora