Quarantatrè

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Lui la stava baciando.
Non riusciva a credere che stesse succedendo realmente e che non fosse un sogno.
No, non poteva essere un sogno.

Nessun sogno poteva essere tanto realistico.
Il suo cuore batteva fortissimo contro le costole.
E lei, il suo odore.
Il suo sapore.

Le sue mani che toccavano il suo viso.
La lasciò andare per guardarla negli occhi.
Quegli occhi azzurro cielo così meravigliosi.
Persino più belli del cielo stesso.

Prese un respiro profondo cercando di non essere troppo violento o passionale con lei.
Non voleva rischiare di rovinare tutto o di farle male e non voleva nemmeno che lei poi ce l’avesse di nuovo con lui.
Né tanto meno voleva rischiare che lei potesse odiarlo.

Lei però non lo odiava per come l’aveva trattata.
Nemmeno lui sapeva spiegarsi perché aveva fatto una cosa del genere.
La lasciò andare e si voltò dandole le spalle.

<Scusami, mi dispiace> disse lui seriamente.

Lasciarla andare in quel momento era stata la cosa più difficile che avesse mai fatto.
Tutto il suo corpo, il suo intero essere gli urlava di riprendere quella donna tra le braccia.
Ma come poteva farlo?
Non si fidava di sé stesso.

<Non so che cosa mi succede, io non riesco a controllarmi quando si tratta di te, non riesco a farmi bastare un bacio, un abbraccio, voglio di più, ho bisogno di più> ammise lui stando girato.

<Io esaspero sempre la situazione, mi dispiace, è meglio se adesso vai a dormire, ti giuro che non ti toccherò> affermò lui seriamente intenzionato a dimostrarle che non era la stessa bestia che aveva conosciuto.

Lei lo aveva cambiato profondamente e lui non si sarebbe sognato, nemmeno lontanamente di farle ancora del male.
Di farla di nuovo soffrire.

In quel momento sentì la mano di lei, sul suo avambraccio.
Sentiva il suo calore, era così vicina che poteva sentire il suo odore avvolgerlo.

<Kevin> lo chiamò lei e lui sapeva che se avesse risposto a quel richiamo non sarebbe più tornato indietro.
Era nelle sue mani.
Avrebbe fatto tutto quello che lei avrebbe voluto.
Lei lo possedeva in un modo che lui non si sapeva spiegare.

Sapeva solo che era come se lei gli avesse fatto un incantesimo col quale riusciva a controllarlo, addirittura a sottometterlo se avesse voluto.
Tutto quello che lei desiderava, che lei voleva, di cui lei aveva bisogno, veniva prima di qualunque cosa, persino di lui, dei suoi bisogni e dei suoi desideri.
Persino prima della sua vendetta.

Si sarebbe stato capace di fare qualunque cosa per quella donna.
Persino andare a farsi rinchiudere di nuovo in quella cella buia da Zeus se era questo che lei desiderava.

Si voltò a guardare quei suoi occhi meravigliosi.
Il suo bellissimo viso.
Le sue labbra che formavano un sorriso che avrebbe potuto ucciderlo.
E i suoi capelli biondi sciolti, che le ricadevano di lato come una cortina.
Una specie di coperta.
Così luminosi, proprio come il suo viso.
Era la donna più bella che avesse mai visto.
Non aveva mai visto qualcosa di più sublime di quella creatura che le stava di fronte.

Con lei Zeus aveva davvero superato sé stesso.
Era incredibile che creatura meravigliosa avesse potuto creare.

<Va bene> disse lei con dolcezza.
Andava bene cosa? si chiese lui.
Non capiva che lo stava tentando?
Che non andava bene?
Che avrebbe anche potuto fare la stupidaggine di chiederle di rimanere con lui?
Di rinunciare alla sua vendetta?
Di fargliela pagare a Zeus?

Era rischioso perché Zeus era un pericolo del quale si doveva sbarazzare e lei avrebbe potuto fargli dimenticare tutto questo.
Tutti i pericoli perché aveva lei.
E lei era tutto.
Tutto quello che desiderava e di cui aveva bisogno e nient’altro gli interessava o gli importava se non lei.
La bellissima donna che aveva davanti.

Lei gli mise una mano sulla nuca e lo attirò verso di sé baciandolo.
Le loro labbra s’incontrarono e lei lo tirò verso di sé.
Si voltò per baciarla come desiderava.
Le rubò il respiro, l’aria e il sapore.
Le rubò le labbra.
A ogni bacio le rubava tutto perché tutto diventava suo.
A ogni carezza, ogni tocco, ogni bacio lei diventava sua.

Mentre accarezzava i suoi capelli lunghi, la sua pelle morbida, mentre la baciava, mentre le succhiava le labbra, lui sapeva che era sua.
E niente avrebbe potuto cambiarlo.

Le sue mani si muovevano febbrili per tutto il corpo di lei, accarezzando ogni parte di lei, come se non l’avesse mai fatto, come se fosse la prima volta.

Toccò la sua schiena, né sentiva le ossa al tatto.
Era così fragile, così in mano sua.
Così malleabile lì, tra le sue braccia.
E lui non riusciva a pensare ad altro che a quanto amava e desiderava quella donna.
E a quanto tutto questo l’avrebbe distrutto il giorno dopo quando lei se né sarebbe andata.

Lei lo spinse e lui retrocesse fino ad arrivare al letto.
Amava il modo in cui quella donna lo toccava con quelle mani, il modo in cui lo accarezzava, lo baciava.
Era lei che lo aveva davvero in pugno.
Era completamente in mano sua.
Si sbagliava a ogni bacio, carezza, tocco, era lei che rubava tutto a lui.
Gli rubava il corpo, la mente e il cuore.
Adesso era lui che apparteneva a lei.

E lei non si rendeva conto dei pensieri che gli annebbiavano la mente mentre si baciavano, mentre l’amava.

Quella notte era la più bella della sua vita.
Perché mai nessuna donna lo aveva toccato, baciato o accarezzato, nemmeno lontanamente a quel modo.
Mai nessuna donna lo aveva guardato con quegli occhi.
E mai nessun loro bacio o nessuna loro carezza lo aveva toccato nel cuore e nell’anima come aveva fatto ogni sua singola carezza e ogni suo singolo bacio, che come delle cicatrici sarebbero per sempre rimasti impressi nella sua mente, sulla sua pelle, impiantati nel suo cuore, fino a toccare il pozzo più profondo della sua anima.

E mentre lui la baciava e la toccava con amore, passione e tenerezza, sperava che anche a lei sarebbero per sempre rimaste impresse quelle sue carezze sulla sua pelle.
Che anche lui con quei baci e quelle carezze potesse riuscire a toccarle il cuore.
A farsi amare da quella donna.

Nello stesso modo ardente e così indissolubile in cui lui amava lei.
Nello stesso modo struggente con cui non riusciva a togliersela dalla testa, con cui avrebbe fatto qualunque cosa per lei se solo gliel’avesse chiesto.
Avrebbe voluto chiederle:
Dimmi cosa vuoi per il tuo cuore ed io te lo darò.

Ma sapeva che era inutile.
Non c’era prezzo per il cuore di una persona.
C’era solo un cuore in cambio di un altro e lui sapeva che non meritava il cuore di Cloto.
Né era indegno.
Poteva però accontentarsi delle sue carezze, dei suoi baci, della sua dolcezza.

Perché era solo questo che poteva avere da lei.
Null’altro.

Purtroppo.

3 - Le Guardiane- ClotoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora