Diciannove

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   <Potresti stare più attento?> chiese lei in quel momento

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   <Potresti stare più attento?> chiese lei in quel momento.

Si forse aveva alzato troppo la voce e magari lei aveva ragione, in ogni caso era ancora arrabbiato con lei per il modo in cui era fuggita senza dire nulla e per aver messo a repentaglio la loro fuga.

Gli sembrava strano che ancora Zeus non li avesse rintracciati dopo che lei aveva usato i suoi poteri.
Sperava che non ci fossero tracce che conducevano a loro.
Forse l’avevano scampata?
Sperò di si.
Ricominciarono a camminare.

<E’ meglio prendere un autobus o magari un treno> disse lei in quel momento.
Lui la fissò.
Sapeva cosa fosse un autobus, un altro di quei mezzi di trasporto che gli umani usavano, era più grande di una macchina, ma non sapeva cosa fosse un treno.
Non né aveva mai sentito parlare.

Lei sembrò capire perché gli spiegò cosa fosse e come fosse.
Lui annuì.

<Ed è sicuro?> le chiese.
Lei annuì.
<Be’ in ogni caso non avremmo problemi> disse lei semplicemente riferendosi al fatto che fossero entrambi immortali.

Lui annuì e si diressero verso la stazione dopo aver chiesto le indicazioni ad alcune persone del posto.

Essendo notte inoltrata non c’era quasi nessuno per strada.
Arrivarono alla stazione.

C’era un via vai di gente che non si riusciva nemmeno a passare.
Tutti spingevano e la cosa lo irritava.
Fecero la fila per prendere due biglietti di sola andata.
Dopo che presero i biglietti mancava ancora un ora alla partenza, quindi decisero di sedersi e aspettare che il treno arrivasse.
Ogni minuto che passava le persone aumentavano a vista d’occhio.

<Kevin?> lo chiamò e lui si voltò a guardarla.

<Va tutto bene?> gli chiese e lui annuì.
Non disse altro e lui non aveva voglia di parlare, anche perché se l’avesse fatto sarebbe andata a finire che le avrebbe gridato contro.
Era ancora infuriato con lei.

L’ora passò molto lentamente mentre lui guardava la lancetta dell’orologio che si spostava lentamente, quasi come per irritarlo.

Quando il treno arrivò, salirono subito e un uomo urtò Cloto.
Lui l’afferrò prima che lei potesse cadere e afferrò dal braccio l’uomo che l’aveva urtata bloccandolo.

<Chiedile scusa> affermò digrignando i denti davanti allo sconosciuto.
Lui sembrò spaventato da lui e si rivolse a Cloto.

<Scusami> disse in tono basso e impaurito e appena lo lasciò schizzò via.

Cloto lo fissò confuso, ma non disse nulla e salirono.

Si sedettero l’uno accanto all’altra e lei si mise dalla parte del finestrino.
Guardò fuori tutto il tempo.

<Non c’era bisogno che lo spaventassi a quel modo> disse lei e lui scrollò le spalle.

A dire il vero odiava gli uomini come quel tipo.
Vigliacchi.
Era un debole e lui odiava i deboli.

3 - Le Guardiane- ClotoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora